36

Lyle Slocumb, chiaramente compiaciuto della responsabilità che gli aveva conferito Lewis, si mise al volante del vecchio furgone Ford. Matt vide Ellen rimuginare su come superare la leva del cambio che sporgeva dal pavimento dell’auto e le risparmiò la manovra accomodandosi tra lei e Lyle.

«Ce l’avrei fatta», commentò lei, sedendosi accanto a lui.

«Ehi, dopo avere visto cosa ha fatto con quella pietra, penso proprio che possa affrontare qualsiasi situazione. Ho solo pensato che Lyle, dato che lui e io ci conosciamo da quando ero un ragazzo, avrebbe preferito stare vicino a me.»

«Sei matto», lo prese in giro Lyle.

«È vero, e non dimenticartene mai.»

Mentre si allontanavano, Matt lanciò uno sguardo alla montagna, provando un senso di orrore misto a sollievo e a una sensazione di assurdità. Era vero, la discarica di rifiuti tossici era lì, proprio come aveva sospettato. Ben presto i proprietari della miniera sarebbero stati denunciati per la loro mancanza di scrupoli nella ricerca di profitti e la caverna sarebbe stata ripulita. Ma la sua ostinazione nei confronti dei proprietari della miniera e della causa della sindrome di Belinda l’aveva tenuto lontano dalla verità ed era costata, almeno fino a un certo grado, molte vite, e, per lui, quella del suo padrino. Sapeva inoltre che ci sarebbero stati guai per Lewis e i suoi fratelli. Gli Slocumb erano diventati leggendari per la vita misteriosa, da eremiti, che conducevano. Ora, a meno di non trovare un modo per dissociarli dalla carneficina nella galleria, ci sarebbero state pubblicità, inquisizioni, investigazioni e, con ogni probabilità, anche accuse per detenzione di armi.

Nel suo intimo, scrollò le spalle. Aveva fatto ciò che aveva ritenuto fosse giusto fare e l’aveva fatto come meglio poteva. Era così che gli era stato insegnato a vivere. A se stesso non poteva chiedere nulla di più, ma nemmeno poteva negare il fatto che i suoi eccessi contro la miniera avevano quasi dato a Grimes e ai suoi accoliti del Lasaject la possibilità di mettere a segno il loro tradimento letale. Con il tempo avrebbe dovuto affrontare il modo in cui si era occupato della faccenda, forse con l’aiuto di Nikki. Per ora, tuttavia, essenziale era concentrarsi su altre cose. Quello che importava adesso era battere Washington sul tempo e mettere Ellen nella posizione di bloccare la prima iniezione di Omnivax e così tutte le successive.

Tre per cento.

Quella cifra gli riecheggiava nella mente. Il tre per cento di decine di migliaia di bombe a tempo biologiche che diffondevano una malattia infettiva e senza cure, priva di test diagnostico e che non si manifestava per una decina di anni o più.

Tre per cento.

«Ce la faremo prima che venga fatta quella iniezione, anche se arriveremo all’ultimo secondo.»

«Non se finiamo nelle statistiche degli incidenti stradali.»

«D’accordo, resterò entro i limiti di velocità. Ha mai viaggiato in sella a una motocicletta?»

«Una volta.»

«E?»

«Ho vissuto a lungo, dottore. Nel corso degli anni ho avuto un sacco di occasioni, non le dice niente il fatto che abbia risposto ‘una volta’?»

Matt sorrise.

«La mia moto le piacerà, Ellen. Glielo prometto. Lyle, la prossima a sinistra. La strada di mio zio è a meno di cinque chilometri da qui.»

«Bene», ribatté Lyle.

Osservando quell’uomo, capelli grigi sempre più radi, naso aquilino, pelle rovinata dal sole, un sorriso sdentato ma simpatico, Matt si chiese se Lyle, o uno qualsiasi dei suoi fratelli, avesse mai preso la patente. Erano di certo un gruppo strano, eppure parevano vivere una vita appagante. E ora, ancora una volta, Matt doveva loro la vita. L’essere diventato loro amico era un premio immeritato di quella corsa in bicicletta a casa loro di tanti anni fa.

«Sai dov’è la chiave per la tua moto, dottore?» chiese Lyle.

«Sulla mensola della cucina.»

«Aspetterò qui in giro, finché non l’avrai trovata.»

«Grazie, amico. Allora Ellen, qual è il suo piano una volta arrivati a Washington?»

«In verità non ne ho idea. Il centro sanitario locale è nel quartiere Anacostia e temo che la sicurezza sarà al massimo, con la presenza della first lady e tutto ciò che si fa dall’undici settembre. Non conosco nessuno cui rivolgermi e credo che, anche se telefonassi a qualcuno, questi non potrebbe fare qualcosa in tempo. Sono certa, tuttavia, che una volta che quelli della clinica si saranno resi conto che io non rappresento alcuna minaccia, mi avranno riconosciuto e avranno capito che neppure quell’uomo selvaggio che è con me rappresenta una minaccia, mi faranno parlare con qualcuno in alto. Che poi quella persona, chiunque essa sia, ci creda in tempo o no, questa è un’altra storia. Ci sono un sacco di voti in gioco qui, e sono certa che l’ultima cosa che il partito dei Marquand vuole sia qualcosa che assomigli a un fiasco dalla loro parte.»

«Forse potrà spiegare di fronte alle telecamere quello che sta accadendo.»

«Ne dubito, ma tutto può essere possibile. Il nocciolo della questione è arrivare in tempo e trovare qualcuno che ci ascolti.»

«Se non ci riusciamo, i medici di tutto il paese avranno il via libera per iniziare la vaccinazione con l’Omnivax.»

«Da quattro giorni a due settimane», osservò Ellen. «È entro questo limite d’età che, come dice il ministro Bolton, inizieranno a somministrare il vaccino. Presto, però, l’Omnivax sarà disponibile per tutti.»

«Oh, fantastico.»

«Giustificano questa decisione, sostenendo che, a parte coloro che sono allergici, non vi è alcuna prova che sia pericoloso essere ‘eccessivamente’ vaccinati.»

«Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino di questo paese dovrebbe essere grato d’essere protetto contro la febbre di Lassa.»

Ellen rise ironicamente. «Proprio così.»

«Nessuno ha però mai studiato gli effetti negativi dei vaccini sul lungo termine.»

«Per quanto ne so, non esiste alcuno studio sistematico.»

«Ho l’impressione di essere stato troppo acritico su questa questione.»

«Mi creda, non è il solo. Non è che, tutto considerato, le vaccinazioni facciano più male che bene, il fatto è che nessuno lo sa con certezza.»

«E allora, andiamo a Washington. Lyle, ecco Grandview Road, svolta a sinistra, la casa è in fondo. Aspettate di vedere che cosa è la casa di mio zio e capirete perché hanno chiamato questa strada Grandview.»

La strada era tutta lastricata. La casa di Hal si trovava alla fine di un lungo viale d’accesso in ghiaia che attraversava una penisola coperta di bassi arbusti e punteggiata di pini.

«Immagino che venire qui ora sia duro per lei», commentò Ellen.

«Ancora non riesco a credere che sia successo. Hal è sempre stato molto buono con me e con mia madre. Mi mancherà e sono certo che mancherà anche a lei.»

Matt decise di non entrare nei dettagli sullo stato mentale di sua madre.

Il rado bosco si aprì su un terreno ampio e splendidamente curato, in fondo al quale si ergeva la villa di Hal, appollaiata su un promontorio a sessanta metri sopra un grande lago naturale.

«Magnifico», esclamò Ellen. «Veramente bello.»

«Aspetta! Frena!» gridò Matt.

Lyle si fermò derapando.

«Che c’è?» chiese Ellen.

«Là, parcheggiata in quel vialetto laterale. È l’automobile di mio zio.»

«E allora?»

«C’è qualcosa che non va. Ci ha portati lui ieri sera alla miniera. Se è sepolto là sotto, come ha fatto a tornare qui l’auto? Lyle, hai la tua pistola? Ho lasciato la mia a Lewis, per non avere guai con gli addetti alla sicurezza a Washington.»

«Frank ha la mia, ma nel retro c’è un fucile.»

«Prendilo, per favore.»

Cautamente, i tre si avvicinarono alla villa.

«Guardate!» sussurrò ad alta voce Ellen.

Attraverso l’ampia finestra del soggiorno videro un uomo che stava lucidando un vaso.

«È Hal! È mio zio», confermò Matt. «Lyle, mettiti là e copri la porta. Io… io non so cosa stia succedendo.»

Il suo disorientamento non durò a lungo.

Si stava avvicinando alla porta d’entrata, quando questa si aprì. Hal, elegantemente vestito in pantaloni bianchi e una camicia button down azzurra, uscì sulla bassa veranda. Alla vista dello zio, che evidentemente aveva appena fatto una doccia e si era rasato, Matt comprese.

«Matthew! Mio Dio, quanto sono sollevato nel vederti. Sono stato in ansia per te dal momento dell’esplosione. Ho chiamato la polizia e…»

«Scusami se te lo dico, Hal, ma non mi sembri affatto preoccupato. Anzi, hai un aspetto riposato, di certo non quello di una persona che ha passato le ultime dodici ore a cercare di soccorrere il nipote sepolto da una esplosione in miniera.»

«Ho telefonato dappertutto in cerca di aiuto, Matthew. Io…»

Le sue parole mancavano completamente di sincerità. L’incredulità di Matt svanì di colpo.

«Smettila, Hal», sbottò. «Ti stai degradando. Sai cosa mi ha dato fastidio fin da quando abbiamo capito che il vaccino di Lassa era dietro tutti questi decessi? Grimes. Ecco cosa mi confondeva, Hal. Lui non è proprio scemo, ma non è neppure Einstein. Non riuscivo a capire, in primo luogo, come un uomo come lui si fosse trovato immischiato con la fabbricazione del Lasaject. Arriva a pianificare addirittura una epidemia per fare includere il suo vaccino in Omnivax; scopre poi che quel vaccino ha un difetto letale e inizia a distruggere sistematicamente tutte le prove di quel difetto. Ti sembra logico che sia stato capace di fare tutto ciò?»

Hal stava per pronunciare un’altra frase di diniego, poi scrollò con indifferenza le spalle.

«Grimes è uno stupido», disse. «Uno stupido violento e avido, e per questo mi è stato molto utile, ma pur sempre uno stupido.»

Nel sentire lo zio ammettere apertamente ciò che aveva fatto, riempì Matt di tristezza. «Quando hai saputo per la prima volta della malattia del prione?» domandò.

«Non tanto tempo fa. Ti spiacerebbe dire al tuo amico di smetterla di puntarmi addosso quella cosa?»

«Sì. Continua.»

«Nel giro di due settimane mi sono stati portati due casi per l’autopsia. Una donna si era suicidata, l’altro era stato ucciso in una lite da bar. Ho riconosciuto i nomi, facevano parte del primo test, e ho cominciato a sospettare che vi fosse un collegamento. Poi tu ti sei occupato del caso di quel minatore, Rideout, e ne ho avuto la certezza. Il Lasaject stava per essere incluso nel supervaccino, non potevo permettere che qualcuno scoprisse per caso lo stesso collegamento, per cui ho dovuto semplicemente identificare gli sfortunati che erano stati colpiti dagli effetti collaterali e ho mandato il defunto Grimes e i suoi a occuparsi della faccenda. Immagino sia defunto.»

«A dire il vero è vivo e vegeto e in questo momento sta parlando con la polizia di stato.»

«Nipote, nipote, non sei mai stato un gran bugiardo. E il signor Sutcher?»

«Diciamo che le cose si sono fatte un po’ pietrose per lui.»

Matt lanciò un’occhiata a Ellen.

«Ah», esclamò Hal, «la formidabile signora Kroft, non è vero?»

«Un sacco di persone sono morte per causa sua», ribatté freddamente Ellen.

«A volte la vita è veramente dura.»

«Mio Dio, Hal, chi diavolo sei?»

«Solo una persona che cerca di guadagnarsi da vivere. Volete entrare per una tazza di tè? Naturalmente, in casa mia non permetto armi. O, meglio ancora, perché non ve ne andate tutti quanti?»

«Hal, non ce ne andiamo da nessuna parte, finché non sarai ben legato e in attesa della polizia di stato.»

«Questo non posso proprio permetterlo», ribatté Hal, con una sicurezza spiacevole. «Immagino quindi di dovervi eliminare tutti, iniziando dal tuo amico che continua a puntarmi contro quell’arma. Uno Slocumb, suppongo?»

«Eccome se lo sono», rispose Lyle con fierezza.

Le parole avevano appena superato le sue labbra che, da dove era posteggiata l’auto di Hal, esplose un colpo che sbatté Lyle contro il parafango del furgone, le mani strette al ventre. Riuscì a sparare un unico colpo, prima di lasciare cadere il fucile, di barcollare e di cadere pesantemente sul fianco.

In piedi vicino al garage, un sorrisetto compiaciuto sul viso, c’era Larry, il gigantesco killer che si diceva Matt avesse ucciso e poi incenerito.

Matt si stava girando per aiutare l’amico, quando Larry sparò di nuovo, colpendo Lyle al petto. Lyle, che era appoggiato al gomito, crollò all’indietro e rimase immobile. Soddisfatto del suo lavoro, il killer rivolse l’arma contro Matt.

«È l’opportunità che aspettavo», disse. «Non saprai mai con quanta ansia l’aspettavo.»

Matt sentì il cuore fermarsi nel vedere il ditone del killer tendersi sul grilletto.

«No!» gridò.

«Larry, aspetta!» ordinò Hal. «Ti dirò io quando.»

Matt ebbe l’impressione che le ginocchia gli cedessero, ma, accanto a lui, Ellen tenne duro con aria di sfida e addirittura lo prese sottobraccio.

«Ucciderci non risolverà i suoi problemi», spiegò a Hal. «Ci sono troppe persone che sanno.»

«Le dispiacerebbe darmene un elenco, signora Kroft? Immaginavo fosse una bugia. Ma, per favore, non si preoccupi, so prendermi cura di me. Matthew, tutto questo mi spiace, veramente. Sai che ti sono molto affezionato, lo sono sempre stato. Ma qui si tratta di affari, e tu sei diventato un grosso inconveniente. Come vedi, il mio uomo, Larry, è più che vivo. Che tu ci creda o no, avevo inventato quella storia dell’omicidio e incenerimento lì per lì, con te all’altro capo della linea telefonica e la dottoressa Solari sul punto di andare a parlare con l’FBI. Brillante, non ti pare?»

«Fai schifo», proruppe Matt.

«Senti, Larry ha una gran voglia di spararti, ma io sono un tipo sportivo e non amo che ci siano dei cadaveri crivellati di proiettili che galleggiano sul lago. Non sembrerebbe casuale. E così sono più che disposto a lasciare che tu e la signora Kroft superiate quello steccato», indicò la staccionata che correva parallela al vialetto, «e saltiate oltre il bordo. Chissà, forse riuscirete a evitare le rocce.»

«Arrenditi, Hal», disse Matt, dopo avere ripreso una certa calma, «ci sono troppe cose in sospeso, e tutte legate a te. Sai, potresti ancora uscire da questa faccenda da eroe, se parlassi alla polizia del Lasaject per salvare tutti quei bambini non ancora nati dalla encefalopatia spongiforme.»

In quel momento, di sfuggita, Matt notò un movimento provenire dalla direzione del camion. Lyle!

«La pallottola o il tuffo, Matthew?» stava chiedendo Hal. «Scegli tu.»

Matt, che voleva indugiare e tenere l’attenzione di Hal e Larry su di sé, abbandonò l’idea di una sortita e preferì solleticare l’ego di Hal.

«Hal, dimmi una cosa», esordì. «Sei stato tu a infilare quel biglietto sulla discarica tossica sotto la mia porta, non è vero?»

Hal sospirò e annuì con esagerata modestia.

«Se lo vuoi proprio sapere, sì. Io so suppergiù tutto ciò che succede qui in giro e ero venuto a conoscenza di quel, ehm, deposito insolito appena venne costruito. Ti ho inviato quel biglietto immaginando che, finché rincorrevi la tua vendetta contro la miniera, non rappresentavi alcuna minaccia per i miei interessi. Idea brillante, non è vero?»

Lyle si era spostato sotto la portiera aperta del furgone e stava cercando di entrarvi. Matt fece un passo verso lo zio. Larry si mosse in avanti per intervenire, la pistola pronta a sparare.

«Oh, smettila», urlò Matt, alzando la voce con rabbia. «Non sei affatto brillante come credi. Hai fatto una serie infinita di calcoli sbagliati.» Rise sguaiatamente. «Perbacco, deve esserti andato di traverso il boccone quando Nikki è arrivata in città. È stato allora che tu e Grimes avete mandato tutto in malora. Avreste dovuto lasciarla tornare a Boston. Temevate che, se avessi saputo di Kathy Wilson, avrei iniziato a cercare spiegazioni diverse dalla miniera e sarei forse giunto alla verità. E così ve la siete presa con lei. È stato un errore, Hal, un grosso errore.»

Altri movimenti. In qualche modo, Lyle aveva trovato la forza per issarsi nella cabina.

«Parole grosse per qualcuno nella tua posizione», ribatté Hal, irritato, «ma parole che mi spazientiscono. Forza, fai la tua scelta. Larry, se decidono di non saltare, ti prego di sparare prima alla signora Kroft.» Indicò un punto appena sopra il suo orecchio. «Proprio qui da mezzo metro.»

«Hai ucciso tutte quelle persone per soldi?» chiese con voce stridula Matt, chiedendosi se Lyle non giacesse morto sul sedile del Ford.

Il sorriso dello zio esprimeva una fredda condiscendenza.

«Non per soldi, nipote», rispose. «Per un sacco di soldi. Ho posseduto per anni più del quaranta per cento di azioni della Columbia Pharmaceuticals e stavo per finire senza soldi a causa di quella maledetta società. Riesci a immaginare cosa voglia dire avere la mia età con i miei gusti e niente denaro? Con ciò che ci pagano per ogni dose di Lasaject, i miei problemi finanziari scompaiono, finiscono completamente. E ora, signori, ho delle cose da fare. Non ti sei affatto comportato come un nipote rispettoso, per cui, da questo momento, hai dieci secondi per scegliere la punizione… nove.»

«Hal, no, per favore!» gridò Matt nel momento in cui il motore del camioncino si avviava rumorosamente. «Alt!»

Larry e Hal si voltarono verso il rumore. Lyle, gli occhi quasi chiusi, il ponte del naso poggiato sul volante, inserì la prima, schiacciò l’acceleratore a tavoletta e tolse il piede dalla frizione. Facendo schizzare la ghiaia, il furgone partì a razzo verso Larry. La bocca spalancata, l’enorme killer sparò tre colpi. Il parabrezza del furgone Ford andò in frantumi e Matt pensò che almeno uno di quelli spari avesse colpito Lyle in piena fronte. Nulla, tranne forse un muro di cemento, avrebbe potuto fermare il camion. Il parafango anteriore colpì Larry alle ginocchia. La pistola volò a terra, mentre lui veniva sollevato sul cofano, il viso a luna piena a mezzo metro da Lyle, che a Matt sembrò privo di sensi o morto. La Ford distrusse la staccionata, attraversò a gran velocità tre metri di arbusti e volò oltre il bordo del precipizio come un deltaplano che decolla. Poi, come al rallentatore, il muso del furgone s’inclinò verso il basso, facendo cadere Larry nel vuoto prima di scomparire. Pochi attimi dopo, dalle rocce sottostanti giunse una forte esplosione.

Quando Hal Sawyer si girò, il nipote, calmo e fermo, gli stava puntando contro la pistola di Larry.

«Gli affari vanno molto male, zio», disse Matt.

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