Matt percorse a gran velocità ma con una certa sicurezza la strada in terra battuta. La Land Rover si adattava molto meglio della moto, ma in fondo, lui avrebbe potuto svoltare a destra e prendere il sentiero nel bosco. La Harley non era di certo attrezzata per il fuoristrada, ma, da ciò che ricordava, quella pista era troppo accidentata e stretta per qualsiasi macchina, anche per quella che li stava inseguendo.
«Chinati e il parabrezza ci difenderà dai rami», gridò.
Il piccolo parabrezza era inclinato per deviare l’aria, e gli insetti, sopra la testa del guidatore e di chiunque fosse sul sedile del passeggero. Ora Nikki, seduta davanti, aveva il viso direttamente nella corrente d’aria. Si chinò, come gli aveva consigliato Matt e si comportò da perfetta passeggera, seguendo le curve della moto, senza cercare di aiutare Matt a eseguirle e tenendo i piedi e le caviglie lontani dallo scarico rovente.
Mentre si avvicinavano alla fine della strada, Matt osò lanciare un’occhiata oltre la spalla. Verne e Grimes erano ancora lontani, ma gli parve che avessero guadagnato terreno.
«Aggrappati ben stretta!» gridò, vedendo improvvisamente la fine della lunga strada.
Scalò una marcia e riuscì a malapena a compiere, inclinato, la curva a destra di novanta gradi senza fare slittare la moto sotto di loro. Da adolescente aveva fatto motocross e gare con moto da fuoristrada, ma i ragazzi che superava in geometria e inglese a scuola, lo battevano sempre in pista. Ora, tutta l’abilità che aveva sarebbe stata messa a dura prova. Erano in sella a un mezzo da turismo che pesava trecento chili diretto verso il bosco. Diede un po’ di gas e, con il motore che urlava, balzarono avanti. Pochi attimi dopo, vide i fari abbaglianti della Land Rover scorrere sugli alberi mentre svoltava nella strada principale. Dopo circa ottocento metri il lastricato si tramutò in ghiaia e poi in terra rocciosa e irregolare. Gli ammortizzatori della Harley erano più lenti di quelli di un fuoristrada e Matt dovette rallentare un po’ per evitare di venire sbalzato a terra con Nikki.
«Tutto bene?» chiese, urlando.
Nikki annuì e abbassò ancora di più la testa sotto il parabrezza: gli indumenti ospedalieri che indossava non erano certo adatti al freddo di quella notte ventosa. Stringeva gli avambracci di Matt con una certa forza, ma lui dubitò che lei sarebbe riuscita a rimanere aggrappata, seduta sul sedile del passeggero.
Grimes, sei un bastardo, pensò Matt, tenendola stretta. Fosse questa l’ultima cosa che faccio, la pagherai.
Scrutò davanti a sé, alla ricerca del sentiero, ma, invece di restringersi, la strada sembrava allargarsi e spianarsi. Proprio allora i fari illuminarono un grande cartello bianco su cui erano dipinte illustrazioni di pescatori, rematori, nuotatori, tennisti, giocatori di golf e persone che preparavano un barbecue.
Un villaggio residenziale! Tanto peggio per le strette piste per moto fuoristrada. Avevano appena attraversato il bosco che secondo Matt li avrebbe separati da Grimes e il suo scagnozzo. In realtà erano usciti da Belinda e si trovavano nella città vicina. Guai in vista.
I terreni fabbricabili della tenuta Shady Lake saranno anche stati venduti alla svelta, ma le opere di costruzione e paesaggistiche erano ancora molto indietro. Il terreno era stato sgombrato, ma, al momento, il posto ideale nelle montagne orientali consisteva in un dedalo di strade bianche collegate tra loro che demarcavano grandi appezzamenti di terra. Non vi era illuminazione e ben poche attrezzature pesanti, per cui Matt si chiese se il progetto non fosse fallito. Sperò fosse così. Secondo lui, simili «villaggi» rovinavano il paesaggio tanto quanto una miniera a cielo aperto. La tenuta Shady Lake non era certo ricca di attrezzature, ma di cartelli sì. Cartelli stradali, cartelli con frecce direzionali; cartelli che indicavano case future, cartelli con i numeri dei lotti; un cartello accanto a una larga e bassa buca per le fondamenta di una casa diceva: CLUBHOUSE; un altro poco distante gridava ai quattro venti: PISCINA CENTRALE.
Signore e signora Jones, quel numero 281 infilato nel fango laggiù non dirà un gran che al momento, ma…
Verne stava guadagnando sempre più terreno. Ora li separavano meno di cinquanta metri. Tutta la zona offriva un forte vantaggio alla Land Rover, in realtà, la situazione era tanto sbilanciata che Matt visualizzò Grimes che li derideva.
Matt scrutò davanti a sé per vedere se c’era un modo per mettere un po’ più di distanza tra loro. La Land Rover era troppo vicina anche solo per pensare di cercare un nascondiglio. L’unica speranza di farcela era quella di raggiungere l’estremità della tenuta Shady Lake con curve secche e imprevedibili, di trovare l’accesso di uno stretto sentiero e fuggire nel bosco. Tentando di tagliare attraverso i lotti, urtò un ripido cumulo di terra solida e ben battuta che fece volare la Harley. L’atterraggio fu tutt’altro che morbido. Nikki gridò mentre sbatteva la testa contro il parabrezza. Dietro di loro, Verne fece lo stesso salto senza alcun problema.
Tornato su una delle strade, Matt si lanciò a tutta velocità sul terreno ondulato e scarsamente alberato, con ogni probabilità il futuro campo da golf. Ora rimbalzavano violentemente. Matt fece del suo meglio per evitare le buche e le cunette più grosse, ma la velocità non gli permetteva di fare molto per scansarle. Poi, davanti a loro, i fari della motocicletta illuminarono una oscurità ampia e uniforme. Prima di poter analizzare a fondo la situazione, decollarono di nuovo, volando sopra la sponda di ciò che un giorno sarebbe stato lo Shady Lake.
«Stai dritta e tieniti forte!» urlò.
Mentre Nikki ubbidiva, la motocicletta atterrò con sorprendente delicatezza sul fianco di un ripido terrapieno, alto forse sette metri. Ai piedi del pendio, per quanto riuscì a vedere Matt, vi era dell’acqua. Il lago poteva essere profondo quindici centimetri o due metri. Impossibile saperlo. Avevano perso il controllo della moto e stavano scivolando sempre più veloci verso quella liscia oscurità, ma Matt aveva guidato motociclette di ogni genere per tutta la vita. Rimanendo eretto, usando i piedi tesi in avanti e azionando con delicatezza i freni anteriori e posteriori, riuscì a fare slittare la Harley verso destra e a portarla su un bordo roccioso a un trenta centimetri dall’acqua.
Ben fatto, pensò.
Spense i fari e rallentò fino a fermarsi. Nikki sospirò, si raddrizzò e si lasciò cadere contro di lui. Matt si tolse la giacca e l’aiutò a infilarsela.
«Sapevo che questo l’avrei odiato», gemette Nikki.
«Di che stai parlando?»
«È la prima volta che salgo su una motocicletta. Ora so perché ho detto, no grazie, tante volte.»
«Ma questo non è proprio…»
«Rutledge!»
Verne si era fermato sul bordo sopra di loro. I doppi fari della Land Rover tagliavano il buio sopra l’enorme cratere. Contro il luminoso cielo notturno, Matt riuscì a distinguere la silhouette di Grimes, in piedi e mani sui fianchi, sull’orlo del terrapieno.
«Cosa?» gridò Matt, usando la luce fornita dalla Rover per osservare il lago quasi vuoto. Le sponde, per quanto poteva vedere, erano troppo ripide per risalirle in moto, aveva però l’impressione di vedere solo una piccola parte dello scavo. Il letto del lago era ricoperto di pietre di otto, dieci centimetri che si stendevano per almeno trenta centimetri oltre il punto dove erano loro. Se l’acqua non fosse stata troppo profonda e se le pietre coprivano tutto il fondo, avrebbero potuto attraversarlo in sella alla moto. Grossi se. E per arrivare dove?
«Non si può uscire di lì se non a piedi, Matt. Venite su e parliamo.»
«Buona idea. Lei è sempre stato un tipo degno di fiducia e leale. Spegnete quei fari e saremo subito su.»
«Rutledge, il mio uomo ha un fucile ed è un ottimo tiratore. Uscite di lì ora ed eviterò che veniate uccisi.»
«Come ha intenzione di riuscirci?» chiese Matt, guadagnando un po’ di tempo. «Nikki», sussurrò, «come va?»
«I reni stanno ancora rimbalzando e il cuore non si è ancora calmato dopo quella piccola corsa giù per il pendio, ma almeno non sto più pensando al mal di testa. Dove siamo?»
A Matt fece piacere sentire il suo senso umoristico e una certa energia nella voce.
«Siamo a Disneyland un anno o due prima dell’arrivo di Topolino», rispose. «Ascolta, cercherò di fare il giro del lago sulla moto nella speranza di trovare un punto dove il pendio è meno ripido e noi possiamo uscire. Pensi di farcela?»
«Sarebbe più facile se io mi sedessi dietro di te?»
«Non se cadi giù.»
«Posso farlo.»
«Tieni sempre i piedi sulle pedivelle. Se urti con i piedi nudi lo scappamento, avrai bisogno di scarpe più piccole.»
«Rutledge, questa è la tua ultima occasione!»
«D’accordo, arriviamo, arriviamo», gridò Matt, guadagnando tempo. «Nikki, sei a posto?»
«C’è qualcosa cui mi posso aggrappare?»
«Quelle sbarre al fianco del tuo sellino o me.»
Lei gli cinse la vita con le braccia, si strinse a lui e premette la guancia contro la sua schiena.
«Vai», ordinò.
Matt sbirciò a occhi socchiusi l’oscurità per capire quanto riusciva a vedere davanti a sé per poter costeggiare la riva del lago senza accendere i fari. Raccolse poi un sasso e lo lanciò in acqua il più lontano possibile. Insieme al tonfo, sentì immediatamente il tipico rumore del sasso che urta un altro sasso. Fin laggiù almeno, l’acqua era molto bassa.
«Rutledge!»
Matt mise la prima e partì a tutto gas. Se vi era stato uno sparo dall’alto, non lo sentì. Sedici, trenta, cinquanta chilometri all’ora. La splendida motocicletta fece un balzo in avanti sopra i sassi. Guardando di traverso, notò che la Rover aveva fatto marcia indietro e che ora viaggiava parallela a loro, in alto, e poco più indietro. L’oscurità rendeva difficile correre e Matt, alla fine, cedette e, per un attimo, accese il fanale anteriore. Il lago, benché non fosse ampio come aveva immaginato, aveva una forma ovale, lunga circa ottocento metri e larga quattrocento. Fosse stato un lago «ombreggiato», in alto ci sarebbero stati degli alberi che avrebbero rallentato o addirittura obbligato Verne e Grimes a fare una deviazione. Per come stavano le cose, i due non avevano alcuna difficoltà a seguirli a gran velocità, una decina di metri sopra di loro. Il rumore del motore della Harley riecheggiava dall’acqua e dalle ripide pareti, rendendo impossibile capire se stavano o no sparando contro di loro.
In quel momento Matt scorse un’apertura davanti a sé. Si trattava di un enorme cunicolo in acciaio ondulato che si inoltrava nel terrapieno alla loro destra. Largo circa due metri, si apriva un metro sopra la pista di sassi su cui stavano viaggiando. Data la sua posizione, doveva essere stato costruito per svuotare il lago. Giudicò che il pendio che portava al pavimento del tunnel era sufficientemente inclinato per consentire loro di risalire la sponda ed entrare nel cunicolo, a patto di arrivarci frontalmente, dall’acqua. Se la profondità al centro del lago fosse stata superiore ai trenta centimetri, con ogni probabilità non sarebbero riusciti ad attraversarlo in sella alla Harley. Matt pensò di allontanarsi dalla riva per poi tornare verso il tunnel, ma, così facendo, Grimes e Verne si sarebbero trovati sempre sopra di loro. Una manovra più ragionevole era quella di attraversare il lago, a patto di farcela, naturalmente.
Accese il grosso fanale della Harley, controllò l’odometro mentre superava il tunnel e accelerò di nuovo. Era un’impresa tenere diritta la motocicletta sulle pietre mobili. Una velocità di cinquanta all’ora era a malapena controllabile, ma Matt spinse la moto a più di sessanta chilometri all’ora. Sopra di loro, la Land Rover resse il loro ritmo.
Nikki continuava a essere una passeggera modello, si teneva ben stretta, ma rimaneva sufficientemente rilassata da non nuocere ai delicati movimenti di Matt per mantenere l’equilibrio. Era una donna forte.
Alla loro destra, il terrapieno era sempre alto e ripido. La debole speranza di trovare un lieve pendio all’estremità del lago svanì. Anzi, la pendenza era ancora più scoscesa. Mentre superavano l’estremità curva del lago e affrontavano a gran velocità l’altro lato; Matt controllò l’odometro finché non si trovò nel punto opposto del lago, direttamente di fronte al tunnel. Spense allora il fanale e, con una secca curva a sinistra, entrò nell’acqua. Se quella mossa l’aveva stupita, Nikki non lo diede a vedere. Matt avanzò quanto più velocemente osasse fare. L’acqua, con ogni probabilità a causa delle piogge recenti, era profonda almeno quindici centimetri, e il fondo pietroso uguale alla pista che avevano seguito fino a quel momento. Se la profondità fosse cresciuta molto, sarebbe stato impossibile passare. Se si fosse spento il motore e non fosse riuscito a farlo ripartire, Matt aveva deciso di lasciare la motocicletta dov’era e di tentare di arrivare alla galleria a piedi.
«Forza, bambola», la spronò. «Ce la puoi fare.»
Nello specchietto retrovisore vide i fari della Rover brillare sopra il lago. Finalmente disorientati, pensò, sorridendo.
Dai, forza!
Avevano raggiunto il centro del lago e la profondità non era cambiata. Fosse riuscito a tenere diritta la Harley, mantenendo una velocità sufficientemente bassa da evitare che gli spruzzi bagnassero il sistema elettrico, sarebbero riusciti ad attraversarlo. Quello che temeva ora era che, pur essendo entrato in acqua nel punto giusto, non avesse mantenuto una linea retta durante l’attraversamento. Dietro di loro, la Land Rover si stava muovendo di nuovo, diretta al punto di partenza. Forse né Verne né Grimes sapevano del tunnel, nel qual caso, nel perfetto scenario di Matt, lui, Nikki e la Harley sarebbero svaniti come in uno spettacolo di Siegfried e Roy.
Aspettò il più a lungo possibile, poi accese il fanale anteriore. Erano a non più di cinquanta metri dalla riva e la galleria era proprio lì, ad appena qualche metro a destra.
«Tieniti stretta!» gridò, da sopra la spalla.
Le due braccia lo strinsero un po’ di più. Girò a destra, mettendosi diritto di fronte all’apertura e invitando la Harley ad accelerare. Con il motore rombante, esplosero fuori dall’acqua, salirono il basso argine e si lanciarono nella galleria. Il soffitto in acciaio ondulato saettò a meno di trenta centimetri sopra le loro teste. La motocicletta rimbalzò sul pavimento. Davanti a loro, solo buio. Dieci, venti, cinquanta metri. Matt rallentò. La fine del tunnel era proprio davanti a loro. Spense il fanale e uscì nel letto di torrente asciutto, lievemente in discesa. Frenò, si arrestò e controllò dietro di sé. La galleria in metallo, costruita nel cemento, aveva una porta massiccia in metallo che, fortunatamente, era spalancata. Sembrava che Shady Lake fosse una specie di prodigio d’ingegneria, un lago artificiale che forniva svago e rifornimento d’acqua per le piscine e il campo da golf. Non era chiaro da dove venisse deviata l’acqua per riempire il lago. Forse era per quel motivo che la costruzione si era bloccata, rifletté Matt, sorridendo.
A luci spente, seguirono il letto del torrente attraverso la sagoma ondulata di ciò che un giorno sarebbe stato un campo da golf. Dietro di loro, verso il lago, null’altro che buio.
«Come ce la stiamo cavando?» domandò Nikki, la guancia sempre schiacciata contro la schiena di Matt.
«Credo che riusciremo a uscire da questo posto», rispose Matt, tergendosi il sudore dalla fronte con la manica. «La domanda ora è: dove andare?»
«Boston», asserì lei con fermezza. «Portaci a Boston.»