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«Non è incredibile, Lewis? Questo ragazzo sopravvive al crollo di una miniera, percorre un centinaio di metri in un fiume sotterraneo e finisce catturato da Bass Vernon e la sua pazza banda!»

«Sei proprio un bel tipo», disse Lewis a Matt.

Lewis, il tubo nel petto ancora fissato alla camicia, era incastrato tra Frank e Matt nella cabina del malconcio furgone Ford rosso anni Quaranta. Dietro, tra scatole e teloni, c’era il fratello minore Lyle. Kyle era rimasto a sorvegliare la fattoria.

«Frank», scherzò Matt, ancora stordito per lo scampato pericolo con i motociclisti, «a parte forse quando sei uscito dal ventre di tua madre, giuro che nessuno è mai stato più felice di me di vederti.»

«Chi dice che mamma era felice?» s’intromise Lewis. «Stava per tagliarsi la gola quando lo ha visto.»

«E voleva tagliare la tua quando ha visto te.»

Matt rise con loro. Erano appena passate le dieci di una mattinata nuvolosa. Il furgone aveva percorso sobbalzando una strada in terra battuta, ripida e profondamente solcata, per circa mezz’ora, aggirando la montagna che conteneva sia la miniera Belinda sia il deposito di materiale tossico.

«Ti sei fatto proprio una bella gita, Matt», commentò Frank. «Otto chilometri in tutto, forse nove e mezzo da dove sei partito a dove ti ha trovato la banda di Vernon. Sei un uomo fortunato.»

«Temevo che sarei morto cadendo dalla cascata, poi ne fui convinto quando Bass è entrato con quella maledetta pistola in mano.»

«È il suo modo di fare. Bass è pazzo come un cavallo. Anche cattivo, a seconda della droga che sta prendendo. Non credo di averlo mai visto lasciare uscire vivo qualcuno dal suo campo. E tu, Lewis?»

«A parte noi», rispose Lewis.

«Sapeva che noi facciamo il miglior whisky della valle. Quello che coltivano in quel buco infernale non c’interessa. Hanno però più armi e munizioni dell’esercito statunitense e le cose che fanno bang ci sono sempre piaciute.» Frank scoppiò a ridere, accompagnato da Lewis. «Nel corso degli anni hanno imparato ad avere fiducia in noi, almeno per quanto Bass riesca a fidarsi di qualcuno. Devi avere fatto qualcosa di veramente speciale, se ci ha creduti quando gli abbiamo detto che ci si può fidare di te e ti ha lasciato andare.»

«Ho salvato la vita di Rake», rispose Matt semplicemente.

«Nessuno ti darà una medaglia per questo», commentò Lewis.

Matt controllò l’ora. Doveva esserci stata sufficiente aria nella grotta per consentire a Nikki e agli altri di sopravvivere fino a quel momento. Pregò che Nikki, o Ellen, non l’avessero dato per spacciato e avessero deciso di uscire per il fiume. Era improbabile che gli dei lasciassero scampare due persone in una sola mattina per quella via.

«Quanto ancora?» domandò.

«Siamo quasi arrivati», rispose Frank. «Non si può arrivare direttamente alla galleria che intendiamo usare dalla casa di Vernon.»

«E Vernon vi ha spiegato di che cosa ho bisogno? Avete portato gli esplosivi?»

Frank sorrise.

«Penso proprio di sì», rispose Lewis.

«Perché pensi stia guidando tanto adagio?»

Matt trattenne il fiato e fissò, al di là della finestrella, Lyle che, tranquillamente disteso tra i pacchi, fumava una sigaretta.

«Vi devo tantissimo», ammise Matt.

Percorsero gli ultimi quattrocento metri fuoristrada, insinuandosi tra gli alberi e superando radici. Nel punto in cui Frank si fermò, non si notava alcuna galleria lungo la base rocciosa dell’enorme montagna rimboschita.

«Dove andiamo da qui?» chiese Matt, mentre scaricavano due grandi zaini dal camioncino, due sacche più piccole in nylon e una lunga sacca color cachi con un’insegna dell’esercito degli Stati Uniti stampinata sopra.

«Solo perché tu non vedi niente, non vuole dire che non ci sia qualcosa», replicò Frank, passando a Matt uno dei grandi zaini e due rotoli di corda. «Qui ci sono un sacco di entrate nella montagna. Il trucco sta nel sapere quale finisce di colpo in grandi e profondi buche.»

Solo Lewis non era caricato come gli altri quando attraversarono la ventina di metri di terreno ricoperto di foglie e arbusti per raggiungere la collina. Matt si sentì sempre più eccitato all’idea di rivedere Nikki viva.

Resisti, bambina. Ancora un poco.

L’entrata al tunnel, completamente nascosta dietro un affioramento roccioso, era alta solo un metro e trenta, una fessura frastagliata grande abbastanza per fare passare una persona carponi, ma di certo nessuno con bagagli. Ammucchiarono la loro attrezzatura davanti all’entrata, quindi Matt e Frank entrarono, tirando ciascuno una estremità di corda. Matt non si sorprese affatto nel vedere che il suo battito era relativamente lento e regolare, malgrado quel passaggio fosse tanto stretto.

Venite avanti e acquistatela, signore e signori, la Famosa Cura del dottor Rutledge contro la claustrofobia.

Guidati da una potente torcia elettrica, avanzarono per nove metri nello stretto tunnel, prima di giungere in un atrio alto abbastanza da potersi drizzare e sufficientemente largo per tutti loro e per l’attrezzatura. Frank legò insieme le corde, formando un lungo cappio a un’estremità e lasciando sporgere dal nodo sufficiente corda da usare come cinghia. Lewis stava facendo la stessa cosa all’esterno. Un pezzo alla volta, trascinarono dentro l’equipaggiamento, mentre la corda vuota veniva resa a Lewis e Lyle la legava attorno ad altri attrezzi.

Svelti! Avrebbe voluto gridare Matt. Affrettatevi!

Il tragitto nella montagna per questa via gli parve più lungo e stretto che quello dal crepaccio, ma non vide salti né acqua fino a che non superarono un fiume su alcune assi proprio verso la fine del cammino.

Dieci e quaranta.

L’ambiente di ciò che una volta era l’entrata al deposito di sostanze tossiche era completamente cambiato. Gran parte del soffitto era crollata e aveva creato una nuova grotta all’esterno della vecchia. Si poteva raggiungere il soffitto della nuova caverna, a circa sei metri sopra di loro, solo arrampicandosi su una parete di roccia cui mancavano dieci gradi per essere verticale. Il pavimento era ricoperto di detriti e una parte della parete di destra era crollata, lasciando uno strano e liscio incavo che sembrava fosse stato prodotto da un gigantesco cucchiaio per gelati.

«Uau», gridò Frank, ispezionando l’enorme parete frontale. «Quei ragazzi hanno fatto proprio sul serio.»

Matt si senti male all’idea di mettere un pezzo di dinamite tra quei massi, accendere un fiammifero e creare con l’esplosione una nuova entrata. Un gioco da ragazzi.

Come se avesse letto i suoi pensieri, Lewis gli mise una mano sulla spalla.

«Entreremo là per te, Matt», disse.

In un silenzio raramente interrotto, i tre fratelli Slocumb agirono come un’unità militare esperta. Lyle piazzò numerose lanterne, illuminando quasi a giorno lo spazio, quindi si mise a disimballare l’attrezzatura. Lewis, le mani ai fianchi, leggermente ansante, osservava Frank che saliva in cima alla pila di pietre e poi correva da un lato all’altro.

«Dovrai fare un lavoro dannatamente buono, Lewis», gridò Frank, mentre scendeva dalla parete.

«Lo farò», replicò Lewis semplicemente. «Allora, Matt, ecco cosa faremo. Questa è la parete principale. È come un tappo dove prima vi era un buco. Non è difficile farla esplodere. Il trucco sta nel farlo senza uccidere noi e quelli che sono dall’altra parte.»

«Pensi di farcela?»

«Penso di poter tentare. Non posso dire altro. Lyle, ascolta. Voglio ammorbidire questa bambina con una granata della Piccola Berta, a circa due terzi verso l’alto. Puoi colpire quella grossa e puntuta roccia lassù?»

«Da dove?»

«Dalla giusta distanza per non venire colpito, Lyle.»

Lyle esaminò la grotta.

«Nessun problema», proclamò. «Posso sparare da qui dietro.»

Aprì la lunga sacca dell’esercito, ne tolse un lanciarazzi e lo caricò.

«Non è una bellezza?» disse Lewis a Matt. «Un missile anticarro Javeline con HEAT, una testata anticarro esplosiva. Penetra per più di cinquanta centimetri in un mezzo blindato. Devi solo sparare e dimenticare, dimenticare a cosa stai sparando e dimenticare di stare nei paraggi a guardare. Portata fino a venticinquemila metri, due chilometri e mezzo.»

«Cristo, Lewis. Come avete fatto ad averlo?»

Lewis rispose con un’occhiata ironica. «Non sei così sciocco da porre una domanda di cui non vuoi conoscere la risposta.»

«Frank», continuò poi, «prepariamo i pacchetti di gelatina. Tre file verticali, cominciamo con mezzo chilo in cima e finiamo con, diciamo, cinque chili in fondo. Useremo quella corda per collegarli.»

Frank tirò subito fuori parecchie dozzine di pacchetti simili a salsicce da uno degli zaini e li depose su un telone vicino a Lewis, assieme alla miccia detonante. Con abilità, i fratelli si misero a legarli assieme.

«Pronto», gridò Lyle.

«Da questa parte, dottore», lo invitò Lewis, guidando Matt e Frank nel tunnel, finché non videro più la parete principale. «Sarebbe divertente guardare lo spettacolo, ma anche pericoloso. Spero che anche Lyle venga qui alla svelta.»

Matt udì un forte sttt da dietro la curva, seguito da Lyle che si era lanciato, testa in avanti, ai loro piedi. Nello stesso momento, una assordante esplosione risonò nel tunnel, seguita dall’ acciottolio delle pietre. Quando Lewis avvisò con un cenno che si poteva andare a controllare la parete, videro che il centro si era polverizzato e che le pietre più in alto si erano spostate e allentate.

«Non vorrei proprio vedere la Grande Bertha in azione», borbottò Matt.

«Bel colpo, Lyle», commentò Lewis. «C’è ancora qualche speranza per te. Frank, sistemiamo questi salsicciotti e creiamoci un buco.» Si rivolse a Matt: «Useremo dei detonatori a scoppio ritardato per fare esplodere questa parte e farla crollare dal basso. Se tutto va bene, si aprirà uno spazio in cima, se sbagliamo, sarà meglio sia più piccolo che troppo grande. Se non riusciamo a creare un buco la prima volta, abbiamo sufficiente Vibrogel per riprovarci anche più di una volta».

«Affrettatevi», disse Matt, non riuscendo a trattenersi.

«Perché mai dovremmo prendercela comoda?» replicò Lewis. «Voglio dire, non è che stiamo lavorando con quell’esplosivo per niente.»

«Scusami.»

«Credo di essere pronto», gridò Frank, avvolgendo la miccia detonante attorno al gomito prima di arrampicarsi su per la parete.

«Pronto per cosa, pervertito?»

Bill Grimes, il revolver di servizio puntato contro di loro, entrò nella grotta da una galleria, seguito da Vinny Sutcher che, ancora vestito di nero, fece una panoramica con il mitra, quasi fosse una videocamera. L’ultimo a comparire, anche lui con il fucile pronto al fuoco, fu l’uomo magro che Matt aveva messo nel sacco alla tenuta Shady Lake.

«Hai visto, Vinny», disse Grimes. «Te lo dicevo che valeva la pena lasciare te e Verne qui a controllare le entrate. Questo dottore è sfuggente come un’anguilla.»

«Che metafora fantasiosa», esclamò Matt, notando quanto calmi fossero Lewis Slocumb e i suoi fratelli. Non poteva saperlo con certezza, ma percepì che si stavano scambiando, silenziosamente, qualche informazione.

Grimes intuì la stessa cosa, e con espressione rabbuiata puntò la pesante pistola contro Lewis.

«Allontanati da quella roba, Slocumb. Anche i tuoi fratelli. Vinny, vieni qui e sposta quella merda.»

Sutcher mise a tracolla il mitra, girò attorno alla base della parete e scrutò sospettoso il mucchio di pacchetti di gelatina.

«Farai meglio a non scoreggiare lì vicino», osservò Lewis, mimando un’esplosione con le mani. «Bum.»

Frank, che era a circa tre metri alla destra di Lewis, e Lyle, inginocchiato sette metri dietro di lui, ridacchiarono.

«Allora», Grimes si rivolse a Matt. «Deduco dalla sua presenza che non è stato l’unico a sopravvivere a questo incidente devastante.»

«Sono riusciti a fuggire tutti, tranne le guardie che lei ha ingannato», ribatté Matt, intuendo di dover prendere tempo. «Stiamo scavando per tirare fuori quei due, perché entrambi hanno giurato di ucciderla se l’avessero rivista. Che cosa è, Grimes, una specie di importante azionista della società che produce il Lasaject? È questo che sta succedendo?»

Un’espressione sorpresa guizzò come un lampo negli occhi di Grimes e scomparve alla stessa velocità.

«Oh, sì», rispose. «La signora Kroft. Sì, se proprio lo vuole sapere, ho un capitale personale nella società.»

«Sa quante persone, quanti bambini, moriranno se quel suo vaccino diventerà di uso generale?»

«Non ci sono prove che sia dannoso.»

«Non mi faccia ridere. La prova sono le persone che ha cercato di assassinare là dentro, e lei lo sa. Ecco perché ha fatto loro questo. Ebbene, Grimes, sono sfuggite alla morte come me. In questo momento sono dirette a Washington, assieme a Ellen Kroft e a Nikki. Lei è finito.»

Matt notò nei suoi occhi l’incertezza.

«Non le credo», disse infine Grimes. «Ci occuperemo dei problemi là dentro dopo esserci occupati di quelli qui fuori. Verne, sbatti ognuno di loro a terra, iniziando da quello là dietro. Poi il buon dottore e io faremo una chiacchierata. Se uno qualsiasi di loro ti creasse guai, sparagli al ginocchio. Risparmiamo l’altro ginocchio e le palle per dopo.»

«Non dimenticare di ispezionarmi alla ricerca di lanciamissili», ridacchiò Lyle.

Malgrado l’evidente superiorità in armi ed età della sua fazione, Verne si avvicinò a Lyle con cautela.

«Alzati», ordinò.

«Non posso», ribatté Lyle. «Ho la gamba rotta.»

«Se non fa quello che vuoi, uccidilo e basta», urlò Grimes. «Non ti farà del male, Verne. È solo un fottuto vecchio e tu hai una pistola.»

«Già», disse Lyle, «io sono solo un fottuto vecchio.»

Sorrise senza denti e spostò il peso come se stesse per alzarsi.

In quell’istante si udì un suono provenire dalla cima del muro. Tutti e sette si girarono verso il rumore. Ellen, una apparizione polverosa e sparuta, era in piedi, sei metri proprio sopra Vinny Sutcher. La larga e piatta pietra che teneva sopra la testa sembrava grande come il suo torace. Mentre Grimes si girava e le sparava, lei gettò, con tutte le sue forze, la pietra direttamente contro Sutcher. Il pesante missile lo colpì in pieno viso, aveva la testa inclinata all’indietro, e produsse lo sgradevole suono di una zucca che cade a terra dal secondo piano di una casa. Sutcher, la faccia insanguinata, crollò all’indietro sul pavimento roccioso.

I successivi secondi rimasero per Matt un vago ricordo. Stava ancora cercando di estrarre la pistola dalla tasca, quando tutti e tre i fratelli Slocumb tirarono fuori le loro, come per magia. La caverna risonò come un Capodanno cinese. Gli spari sembravano provenire da ogni dove, ma le uniche fiammate che Matt vide provenivano dagli Slocumb. Grimes venne immediatamente colpito al petto, al collo e in faccia. Gli occhi spalancati dall’incredulità, barcollò di lato come una marionetta gigantesca, agitando le braccia, le gambe disarticolate. Si accartocciò poi come se gli fossero state tagliate le cordicelle, mantenne per un attimo una posizione seduta, quindi crollò senza vita nella polvere. Verne ricevette proiettili in gola, in bocca e in fronte ed era morto prima di toccare terra.

Matt corse verso la parete. Sopra di lui, Ellen era a terra, ma notò subito che si muoveva.

«Ellen?»

«Sto bene», rispose lei. «Sono scivolata mentre lanciavo la pietra. Il mio orgoglio soffrirà quando mi siedo, ma per il resto tutto bene.»

«E Nikki?»

«È con gli altri. Cammina adagio con quella caviglia. Temo sia rotta.»

«C’è ancora sufficiente aria là dentro?»

«Ora sì, grazie a chi ha creato questo buco.»

Ellen cominciò a scendere verso Matt. Vinny Sutcher giaceva ai suoi piedi, privo di sensi, un respiro intermittente e corto. La faccia, simile a una larga omelette, era spappolata, gli occhi nascosti dietro due pozze di sangue. Le testa piegata ad angolo acuto indusse Matt a sospettare che anche il collo fosse fratturato. Ellen si avvicinò all’uomo, le labbra strette, gli occhi fissi sul tremendo danno che aveva causato. Poi, senza una parola, si chinò e, con grande sforzo, raccolse la pietra e la sollevò sopra la faccia di Sutcher.

«Ellen, no», incalzò Matt. «È finita. Si fidi, è finita.»

Lacrime luccicarono sulle guance polverose di Ellen. Le braccia le tremavano dallo sforzo di reggere la pietra. Singhiozzando, si girò e la lasciò cadere a terra, dove si spezzò in due. Matt la strinse a sé. Pochi secondi dopo, Sutcher fece un unico, raccapricciante rantolo, quindi smise di respirare per sempre.

Matt condusse Ellen dove Frank stava di nuovo sistemando i pacchetti di gelatina e li presentò l’un l’altra.

«Vado da Nikki», avvisò.

Ellen indicò l’orologio di Matt. «Matt, ascolti. Quella prima dose di Omnivax verrà somministrata alla neonata tra poco più di tre ore. Subito dopo, altri bambini inizieranno a riceverla. Dobbiamo fermarli.»

«C’è qualcuno cui possiamo telefonare?»

«Questa è la trovata più importante della campagna presidenziale. Non conosco nessuno in una posizione tale da poter tenere, a questo punto, a freno la first lady. E lei?»

«No. Potremmo dire che vi è la minaccia di una bomba.»

«Odio questa idea, ma potremmo provarci se fosse necessario. Temo comunque che non ne ricaveremo altro che pubblicità per loro e seri guai per noi.»

«Se partono con le iniezioni, quanti bambini pensa che verranno vaccinati entro la fine di questa giornata?»

«Posso fare solo congetture», rispose Ellen, «ma credo che saranno moltissimi, specialmente sulla costa occidentale, dove gli ambulatori dei pediatri verranno aperti tre ore dopo quelli sulla costa orientale. Grazie agli agenti pubblicitari del presidente, i giornali hanno definito l’iniezione odierna ‘il botto sentito in tutto il mondo’. Popolo e pediatri amano i vaccini. L’Omnivax è il vaccino più atteso da decenni, ma è stato detto chiaramente che, pur essendoci decine di migliaia di dosi negli ambulatori e negli ospedali di tutto il paese, la sua somministrazione non sarà legale finché Lynette Marquand e il ministro Bolton non avranno avuto la loro foto teletrasmessa in tutto il mondo. E così… Quante? Forse alcune migliaia di dosi entro la fine di questa giornata? Forse di più. Chi lo sa?»

«Con una percentuale del tre per cento di infezione da prione.»

«O più.»

«O più», ripeté Matt.

Lanciò uno sguardo al buco in cima alla parete rocciosa e prese la sua decisione.

«Ho la Harley alla casa di mio zio Hal. Posso portarla a Washington in tempo, ma non voglio partire prima di avere visto Nikki. Ne abbiamo passate troppe insieme.»

«Capisco, ma la prego, partiamo il più presto possibile.»

«Certo.»

«E, Matt, mi scusi se proprio ora sono troppo presa dai miei problemi. Mi spiace per suo zio. Mi spiace veramente.»

«Grazie. Spiace anche a me. Lewis, puoi aspettare un po’ prima di far esplodere quelle cariche?»

«Non dobbiamo andare da nessun’altra parte. Non abbiamo neppure un gran bisogno di Lyle. Lui può portarvi col furgone alla tua moto.»

«Fantastico. Lewis, dimmi una cosa. Come diavolo avete fatto a estrarre tanto velocemente le vostre pistole?»

Con un sorriso da orecchio a orecchio, Lewis tirò su la manica della sua giacca, facendo vedere un congegno di cinghie in pelle ed elastici.

«È stato Frank a inventare, un paio d’anni fa, questo aggeggio e ne ha costruito uno per ciascuno di noi. Non li avevamo mai usati, ma oggi li abbiamo indossati perché non ci fidiamo molto di Bass Vernon.»

«Proprio così.»

«È per questo allora che vi scambiavate occhiate come se aveste avuto un segreto.»

«Sapevamo qualcosa che loro non sapevano, questo è sicuro», notò Lewis. «Appena Grimes ha detto ai suoi ragazzi di prenderci le armi e non ha semplicemente premuto il grilletto, abbiamo capito che era un uomo morto, purché il dispositivo di Frank funzionasse a dovere.»

«E lo ha fatto. Ellen, torno subito. Ce la faremo. La casa di mio zio non è molto distante da qui. La sua ragazza non c’è, ma so dove tiene una chiave di riserva.»

«Bene, perché c’è qualcuno che devo chiamare.»

«Torno subito.»

Matt era a metà della parete, quando udì la voce di Nikki.

«Ehi, marinaio, vieni quassù e prendi il tuo distintivo di nuotatore provetto della Croce Rossa.»

Sporca, puzzolente e arruffata, Nikki era appollaiata su un lastrone su un lato della fessura creata da Lewis nella parete massiccia. Matt corse al suo fianco e la baciò senza alcun imbarazzo.

«Sapevo che ce l’avresti fatta», disse Nikki. «Lo sapevo.»

«Non è vero.»

«D’accordo, non ci credevo. Quello che conta, tuttavia, è che tu ce l’abbia fatta.»

«Come va la caviglia?»

«Meglio di pochi minuti fa. Conosci un bravo ortopedico?»

«A dire il vero, sì. Quante persone sono ancora vive laggiù?»

«Che tu ci creda o no, tutti quelli che erano vivi quando te ne sei andato.»

«Anche Fred?»

«Lui sta un po’ meglio. Ho dovuto fare una tracheotomia a Colin.»

«Incredibile. Non hai bisogno di alcuna schifosa sala operatoria.»

Nikki guardò i tre corpi distesi nel sangue tra pietre e polvere.

«Sei stato tu?» chiese.

«Nella mia mente, sì, specialmente Grimes. Non ho sparato, invece, un solo colpo.»

«Non mi sono mai fidata di quel Vinny.»

«Lo so. Senti, è quasi mezzogiorno. Lascia che ti aiuti a scendere. Devo portare Ellen a Washington.»

«Oh, sì, quella prima iniezione è prevista per questo pomeriggio. Sbrigati. Posso scendere da sola.»

«Permettimi di aiutarti.»

Fu una lenta e buffa discesa. Quando arrivarono in fondo, Matt la portò in un angolo sicuro della galleria e la adagiò a terra. Anche sotto la fasciatura che le aveva applicato, sentì l’enorme gonfiore alla caviglia. Le baciò la mano, quindi il collo, e infine le labbra.

«Pensi che piacerebbe pure a te, non so, ecco, stare con me dopo il mio ritorno?»

«Solo se prometti che faremo qualcosa di veramente, ma veramente noioso.»

«Te lo prometto.»

Si baciarono ancora una volta, poi lui corse da Ellen. Nel passare accanto al corpo crivellato di colpi di Grimes, si fermò.

«Visto? Te lo avevo detto che c’erano prove», disse.

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