King e Michelle si fermarono davanti a una grande roulotte che poggiava su blocchi di calcestruzzo grigi in fondo a un vialetto di ghiaia. I cavi elettrici e telefonici che correvano alla roulotte erano gli unici segni di collegamento con il mondo esterno. Pini stenti e rachitici cespugli di alloro selvatico formavano uno sfondo stanco alla modestissima abitazione di Junior Deaver e Lulu Oxley. Una vecchia e arrugginita Ford LTD, con il tettuccio di vinile crepato, un portacenere pieno di cicche, una bottiglia di Beefeater per tre quarti vuota sul sedile anteriore e due sudicie e ammaccate targhe del West Virginia, sostava davanti alla roulotte come un guardiano a buon mercato.
Mentre scendevano dalla Lexus, però, Michelle notò che cassette di fiori ornavano le finestre della roulotte, e altri vasi zeppi di multicolori fiori primaverili appena sbocciati campeggiavano sui gradini di legno che davano accesso alla porta d’ingresso. La roulotte in sé aveva un aspetto antiquato, ma l’esterno era pulito e in buone condizioni.
King diede un’occhiata al cielo.
«Che cosa cerchi?»
«Eventuali tornado. L’unica volta che mi capitò mi trovavo in una roulotte nel Kansas. In tutta la zona non si muoveva un filo d’erba, ma il tornado sollevò la roulotte e la depositò da qualche parte nel Missouri. Fortunatamente, ne ero uscito un attimo prima che scoppiasse il finimondo. Il tipo che ero andato a interrogare a proposito di un anello falso scelse invece di restarci attaccato. Lo ritrovarono in un campo di mais a dieci miglia di distanza.»
King non si diresse verso la porta d’ingresso; girò invece su un lato della roulotte. Proprio dietro l’abitazione, a una decina di metri sul retro e circondato su tre lati da alberi frondosi, sorgeva un grande capanno di legno. Era sprovvisto di porte, e all’interno videro che le pareti erano coperte di rastrelliere porta-attrezzi, mentre sul pavimento c’era un grosso compressore. Mentre si avvicinavano, un cane sporco e trascurato, con le costole in bell’evidenza, trotterellò fuori dal capanno, li vide e cominciò ad abbaiare mostrando i denti giallastri. Fortunatamente, l’animale sembrava legato con una catena a un palo solidamente piantato per terra.
«Okay, basta ficcanasare in giro» dichiarò King.
Mentre lui e Michelle salivano i gradini anteriori della roulotte, un donnone robusto comparve dietro la porta a zanzariera.
Aveva una chioma leonina, nera e striata di grigio. Il vestito viola che indossava sembrava un cartello pubblicitario da uomo-sandwich incollato sulla sua immensa stazza squadrata, e la sua faccia aveva due guance pienotte come dei krapfen, triplo mento, due labbra sottili e occhi molto ravvicinati. La pelle era pallida e praticamente senza una ruga. A parte il grigio nei capelli, sarebbe stato difficile indovinarne l’età precisa.
«La signora Oxley?» disse King tendendo la mano per salutarla. La donna non gliela strinse.
«Chi diavolo lo vuole sapere?»
«Io sono Sean King e questa è Michelle Maxwell. Siamo stati assunti da Harry Carrick per occuparci dell’indagine a difesa di suo marito.»
«Sarebbe una bella impresa, visto e considerato che mio marito è morto da dieci anni» fu la sorprendente risposta. «Forse cercate mia figlia Lulu. Io sono Priscilla.»
«Ci scusi, Priscilla» disse King, guardando Michelle di sottecchi.
«È andata a prenderlo. A prendere Junior, intendo.» Il donnone bevve un sorso di qualcosa da una tazza da caffè di Disney World che reggeva in mano.
«Pensavo che fosse in prigione» disse Michelle.
Lo sguardo della donna si spostò su di lei.
«Lo era. È a questo che servono le cauzioni, colombella. Sono venuta dal West Virginia per dare una mano a mia figlia con i bambini fino a quando Junior non si sarà tolto dai pasticci. Ammesso che ci riesca.» La gigantessa scosse il testone. «Rubare ai ricchi. Non c’è niente di più scemo, ma in fondo scemo è quello che Junior è stato per tutta la vita.»
«Sa per che ora dovrebbero essere di ritorno?» domandò King.
«Prima passavano a prendere i bambini a scuola, perciò dovrebbero essere qui a momenti.» Priscilla li osservò con diffidenza. «Allora, cosa ci fate qua, di preciso?»
«Siamo stati incaricati dall’avvocato di Junior di cercare le prove della sua innocenza» spiegò King.
«Be’, allora ne avete di strada da fare.»
«Quindi ritiene che sia colpevole?» disse Michelle, appoggiandosi alla ringhiera.
Priscilla la squadrò dall’alto in basso con malcelato disgusto. «Non è la prima volta che fa stronzate come questa.»
King intervenne. «Be’, forse stavolta Junior non c’entra.»
«Già, e forse io ho una taglia 42 e uno show in TV tutto mio.»
«Visto che sono di ritorno, possiamo entrare ad aspettarli?»
Priscilla alzò la pistola che stringeva nell’altra mano; fino a quel momento era rimasta nascosta alla vista dietro il suo grasso fianco. «A Lulu non va che faccia entrare gente in casa. E non ho modo di sapere se siete davvero quello che dite di essere.» La donna puntò la pistola contro King. «Ora, non voglio spararti perché sei troppo carino, ma se ci sarò costretta lo farò di sicuro, e farò fuori anche la tua bambolina pelle e ossa.»
King alzò le mani in un gesto di resa. «Nessun problema, Priscilla.» Fece una breve pausa e aggiunse: «Bella la sua pistola. È una Heckler Koch 9 mm, vero?».
«Che il diavolo mi porti se lo so» disse Priscilla. «Era di mio marito. Ma di certo so come usarla.»
«Ce ne staremo a gironzolare qui fuori, in attesa» disse King, scendendo i gradini all’indietro, senza voltare le spalle alla donna e tirandosi dietro Michelle.
«Fate pure» ribatté Priscilla. «Vedete solo di non rubarmi la Mercedes lì fuori» soggiunse, prima di chiudere la porta.
Michelle disse: «Bambolina pelle e ossa? Mi piacerebbe infilarle quella pistola su per il…».
King la afferrò per la spalla e la condusse di forza lontano dalla roulotte. «Vediamo di stare calmi e di restare vivi per giocare ai detective un altro giorno.»
Una volta lontani, King si chinò a terra, raccolse un sasso e lo scagliò in un piccolo burrone. «Perché pensi che Remmy Battle abbia lasciato il buco nello scomparto segreto nel guardaroba di Bobby? Ha assunto qualcuno perché le riparassero i danni nel suo guardaroba. Perché non fare lo stesso con quello di Bobby?»
«Forse è in collera con lui e non ha voluto sistemare le sue cose.»
«E pensi che sia in collera perché non sapeva dell’esistenza di un cassetto segreto nel guardaroba del marito né del suo contenuto?»
«Già che siamo in argomento, ho anch’io una pulce nell’orecchio» disse Michelle. «Perché la sua fede nuziale era in quel cassetto segreto? Ci ha fatto tutto un discorso su che grand’uomo è suo marito, allora perché non porta la fede? Non può essere perché è arrabbiata per via del nascondiglio segreto. Ha scoperto che esisteva solo dopo che il suo anello e gli altri preziosi sono stati rubati.»
«Potrebbe aver avuto il sospetto che Bobby le stesse nascondendo qualcosa, o forse avevano dei problemi nel loro rapporto. Come ha detto Harry, Bobby era un inguaribile dongiovanni e dormiva in giro. Oppure potrebbe averci mentito.»
Michelle fu improvvisamente folgorata da un’idea. «Pensi che Junior sia stato assoldato da qualcuno per irrompere in casa e rubare quello che c’era nel cassetto segreto di Bobby?»
«Chi ne sarebbe stato al corrente, a parte Bobby?»
«La persona che lo ha costruito.»
King annuì. «E questa persona poteva presumere che là dentro fossero nascosti dei valori. Anzi, potrebbe essere la stessa persona che ha costruito anche il guardaroba di Remmy. Bobby potrebbe averlo assoldato per farselo costruire senza prendersi la briga di farlo sapere alla moglie.»
Michelle disse: «Be’, suppongo si possa escludere che Remmy abbia incaricato Junior di commettere l’effrazione in casa e rubare il contenuto del cassetto segreto di suo marito. Se avesse saputo dov’era avrebbe potuto compiere il furto lei stessa».
«Se sapeva dov’era. Forse lo ignorava o non è riuscita a scoprirlo da sola, e ha incaricato Junior di trovarlo per lei e di farlo sembrare un furto con scasso.»
«Ma se lo avesse assoldato lei, non avrebbe chiamato la polizia.»
King scosse vigorosamente la testa. «Non è vero. E se Junior avesse fatto il doppio gioco con lei e avesse rubato i preziosi che le appartenevano mentre stava cercando il nascondiglio segreto di Bobby? E forse Junior non ha ancora raccontato tutto perché vuole vedere come si evolve la situazione.»
«Perché tutt’a un tratto mi viene da pensare che il caso è molto più complicato di quello che pensa la gente?» commentò stancamente Michelle.
«Io non ho mai pensato che fosse semplice.»
Si voltarono entrambi in direzione del furgoncino che stava arrivando davanti alla roulotte.
King esaminò gli occupanti della vettura e poi fissò Michelle. «Lulu deve essere riuscita a pagare la cauzione. Quello seduto sul sedile del passeggero è Junior Deaver. Vediamo se riusciamo a cavargli la verità.»
«Visto come sono andate le cose finora, fossi in te non ci spererei troppo. Le risposte franche e dirette scarseggiano da queste parti.»