Mentre Michelle era alla rievocazione storica, King ricevette una telefonata di Sylvia Diaz alla sua casa galleggiante.
«Al funerale e al ricevimento non ti abbiamo vista» le disse.
«Cosa vuoi, non conoscevo bene i Battle, ed evidentemente non sono stata invitata al ricevimento. E poi partecipare a tutti i costi a un avvenimento del genere non mi sembrava un’idea particolarmente geniale.»
«Ti sei persa alcuni sviluppi interessanti.» Le spiegò di Remmy e Lulu Oxley, ma non accennò a Sally Wainwright scoperta presso la tomba di Junior. Al momento, meno persone erano al corrente del particolare meglio era, pensò.
«Ho bisogno di parlarti. Sei libero per cena stasera?»
«Mi sembri molto stanca. C’è qualche problema?»
«Sean, credo proprio che ci sia un grosso problema.»
Quella sera King raggiunse in auto un ristorante alla periferia di Charlottesville. Sylvia non avevo voluto incontrarsi a Wrightsburg. La sua replica criptica alla domanda di King aveva lasciato quest’ultimo pieno di curiosità. Non appena furono seduti a un tavolo appartato, nella sala più interna, King non perse tempo. «Okay, cosa c’è in ballo?»
Sylvia si infervorò mentre gli spiegava la sua scoperta dei furti a opera di Kyle di analgesici prescrivibili solo sotto controllo medico e del suo incontro con la donna misteriosa all’Aphrodisiac.
King si abbandonò contro la spalliera della sedia, sconcertato. «Non l’hai riconosciuta dalla voce?»
«No, era attutita dalla porta. Evidentemente neppure Kyle sapeva chi fosse. Ed era armata, sicché non ho voluto approfittare oltre della mia buona stella per tentare di scoprirlo.»
«No, hai fatto la cosa giusta. Un migliaio di dollari a consegna; questo dovrebbe restringere la cerchia delle persone sospette.»
«Ovviamente si tratta di una donna molto facoltosa, o che ha accesso a capitali liquidi.»
«Pensavo che in quelle camere alloggiassero solo le ballerine.»
«Be’, non sono certa che non si trattasse di una di loro» replicò Sylvia. «Da quanto ho sentito si è esibita in una specie di spogliarello davanti a Kyle, sebbene lui si sia parecchio alterato quando la cosa non è sfociata in un rapporto sessuale. Ricordo di averlo sentito chiaramente gridare per avergli mostrato “il bel culetto nudo” e poi non avergli permesso di “farsela”, o qualcosa di altrettanto volgare. Grazie al cielo al lavoro non ho mai di certo avuto occasione di scoprire questo suo lato.»
«Di che genere di farmaci si tratta?»
«Per la maggior parte analgesici, ma molto potenti. Pastiglie che, se ingerite con tempi troppo ravvicinati che eludono il componente chimico a rilascio graduale, o se se ne prendono troppe, possono provocare uno shock, con effetti allucinogeni, a volte mettendo in pericolo di vita.»
«E l’hai vista uscire dal club qualche ora dopo?»
«Penso che fosse lei, anche se non posso essere sicura al cento per cento. Se era lei, se ne è andata al volante di una Mercedes-Benz sportiva, un modello vecchio ma di lusso, sai, come un’auto d’epoca. Non sono riuscita a leggere la targa, e non saprei dire con esattezza di che colore fosse perché era notte, ma era scura, forse verde o blu scuro. Perciò se era lei, suppongo che non fosse una delle ballerine. Altrimenti sarebbe rimasta al club.»
«Dovremmo essere ancora in grado di rintracciare la macchina.»
«Che cosa dovrei fare con Kyle?»
«Pare si tratti di una faccenda di competenza della polizia. Tu hai le prove dei furti e sei una testimone oculare.»
«Pensi che dovrei affrontarlo?»
«No! Non si può mai dire che cosa potrebbe fare. Ne parlerò con Todd domattina e vedrò cosa ne pensa. Ma faresti meglio a pensare fin da ora a trovarti un nuovo assistente.»
Sylvia annuì lentamente. «Avrei dovuto prevederlo. Kyle ha sempre giocato sul filo del rasoio. L’altro giorno l’ho scoperto al computer nell’ufficio amministrativo e mi ha propinato una balla mostruosa sull’acquisto di scorte d’ambulatorio. Probabilmente stava alterando l’inventario della farmacia proprio sotto il mio naso.»
«È più che evidente che è bravo a mentire, e anche se sembra il classico pacifista non violento, sono proprio i tipi come lui quelli da cui guardarsi. Sarà la prima cosa di cui mi occuperò domattina.»
Sylvia gli sorrise. «È bello che qualcuno si prenda cura di me, tanto per cambiare.»
King ricambiò il sorriso e si guardò intorno. «Qui dispongono di un’eccellente lista di vini. Ti dispiace se ordino qualcosa di speciale?»
«Come ho appena detto, è bello farsi un po’ coccolare.»
«Se la memoria non mi inganna, hanno uno Château Ducru-Beaucaillou del 1982.»
«Ducru-Beaucaillou? Il mio francese è un po’ arrugginito.»
«Significa “splendidi ciottoli”» disse King, fissandola direttamente negli occhi. «Mi sembra appropriato.»
Le successive due ore trascorsero in un baleno e la conversazione passò da Kyle ad argomenti più personali.
«Io e George avevamo l’abitudine di venire a cena qui ogni anno per il nostro anniversario» disse Sylvia ammirando fuori della finestra la luna piena sospesa sopra di loro.
«È un bel posto per festeggiare» commentò King. «In effetti io ci ho portato Michelle quando abbiamo avviato la nostra agenzia.»
«Giacevo in un letto d’ospedale ancora intontita dall’anestesia, e seppi che era stato ucciso un paio di giorni dopo.»
«Perché eri ricoverata in ospedale?»
«Diverticoli al colon. Fu George a operarmi. Una volta iniziata l’operazione ci furono delle complicanze, ebbi una reazione all’anestesia e la pressione sanguigna precipitò pericolosamente. Scusa, non è un argomento da cena.»
«Deve essere un bell’impegno emotivo per un chirurgo operare la propria moglie.»
«Quel tipo di operazioni era la sua specialità. Credo che istintivamente sapesse che si potevano presentare delle complicazioni secondarie assolutamente imprevedibili in base agli esami, e aveva ragione. George era di gran lunga il miglior chirurgo della zona. Anzi, all’epoca era già rinomato a livello nazionale. Non potevo mettermi in mani migliori.» A un tratto si asciugò rapidamente gli occhi con un tovagliolo.
King le prese amichevolmente la mano. «So che è stato tutto molto doloroso per te, Sylvia. Mi dispiace tanto che tu abbia passato quei brutti momenti.»
La dottoressa emise un respiro profondo e si asciugò le lacrime. «Generalmente si pensa che con il tempo passi. Continuo a ripetermi che fa parte della vita. Ogni volta che eseguo un’autopsia sulla vittima di un omicidio cerco di convincermene. La morte, talvolta violenta, spesso ingiusta, fa parte della vita. Senza questo tipo di prospettiva filosofica non credo che potrei fare il mio lavoro.»
King levò il bicchiere per brindare a lei. «Un lavoro che svolgi straordinariamente bene.»
«Ti ringrazio. È bello sentirsi apprezzati.»
Sylvia lo guardò timidamente.
«Cosa c’è?» disse lui.
«Mi stavo solo chiedendo perché abbiamo smesso di frequentarci.»
«Cominciavo a chiedermi la stessa cosa.»
Sylvia gli sfiorò delicatamente la mano. «Forse dovremmo lavorarci sopra.»
«Forse dovremmo, sì» disse King.