Quando giunsero a casa di Kyle, la Scientifica aveva appena concluso i suoi rilievi. Kyle era ancora sul letto, con gli occhi senza vita rivolti al soffitto del suo angusto, umido appartamentino.
Sylvia lo stava osservando quando King le posò una mano sulla spalla. Si voltò, con gli occhi colmi di lacrime. Se le asciugò con il dorso della mano e drizzò la schiena, sforzandosi di assumere un atteggiamento più professionale.
«Va tutto bene, Sylvia» disse King. «Non eravate di certo grandi amici, ma so che dispiace lo stesso.»
Sylvia si soffiò il naso in un fazzolettino di carta e fece un cenno d’assenso ai tecnici in attesa. «Potete prenderlo.»
Infilarono Kyle in un sacco di tela cerata e lo trasportarono fuori.
Todd Williams si unì a loro.
Michelle disse: «Allora, si è trattato di overdose oppure no? Non saremo testimoni di un altro omicidio del serial killer?».
Il capo scosse la testa. «Stavolta non abbiamo trovato nessun orologio e nessun collare per cani.»
King stava ancora fissando Sylvia. «Ma al telefono hai detto che non eri sicura che si trattasse di un’overdose da stupefacenti.»
«Di certo abbiamo trovato prove materiali che si trattava di quello» disse lentamente.
Williams soggiunse: «Una siringa, un laccio emostatico e il segno di un’iniezione sull’avambraccio».
Sylvia disse: «Dovremo esaminare qualsiasi traccia residua nella siringa per vedere di che cosa si trattava. In pochi giorni avremo gli esiti. E farò eseguire gli esami tossicologici sui liquidi del cadavere, ma per quelli non avremo gli esiti prima di due settimane».
«Dall’autopsia non puoi stabilire che cosa gli hanno iniettato?» domandò Williams.
«Sì e no. Se si è trattato di eroina, per esempio, che provoca depressione respiratoria, potrebbe presentarsi una lieve pesantezza o congestione nei polmoni, e tracce di bava schiumosa nelle vie respiratorie. Ma saremmo comunque ben lontani da una conclusione certa. Il fatto è che se è morto per un’overdose, l’autopsia da sola non ce lo rivelerà con certezza, e dovremo affidarci agli esiti di un esame tossicologico. Se si è trattato di cocaina, il referto tossicologico lo rileverà con chiarezza. Se invece si è trattato di diacetilmorfina, cioè eroina, si troveranno nel corpo tracce di 6-monoacetilmorfina, un metabolita dell’eroina. Quella sarebbe una prova definitiva di un’overdose di eroina.»
«Forse si trattava di un farmaco rubato nel tuo ambulatorio.»
«È possibile, ma se nel sangue o nell’urina di Kyle gli screen trovano tracce effettive di 6-monoacetilmorfina e non scoprono la presenza di aspirina o di Tylenol, sarà una prova definitiva che nel suo sistema non c’è nessun farmaco narcotico oppiaceo.»
«Tylenol o aspirina?» chiese Williams.
«Sì, perché i narcotici oppiacei di solito vengono combinati con questi farmaci d’uso comune. Non avviene di certo lo stesso nel caso dell’eroina o della cocaina o di un altro stupefacente cosiddetto “di strada”.»
«Chi l’ha trovato?» domandò Michelle.
«Io» disse Williams. «Dopo che mi avevate chiamato stamattina presto, avevo deciso di occuparmene personalmente. Così sono venuto qui con un agente. Abbiamo bussato alla porta. Nessuna risposta. La sua Jeep era parcheggiata qui di fronte, perciò abbiamo pensato che fosse in casa. Abbiamo chiamato il numero del suo telefono fisso, e anche quello del suo cellulare, ma non rispondeva. Non avevamo un mandato per entrare in casa, ma la cosa era abbastanza sospetta, e così sono andato dall’amministratore del condominio e mi sono fatto dare le chiavi per entrare. È così che l’abbiamo trovato.»
«La temperatura corporea interna e il grado del rigor mortis suggeriscono che fosse morto da meno di dodici ore» ipotizzò Sylvia.
King controllò l’orologio. «Perciò è stato ucciso all’incirca tra mezzanotte e l’una?»
«Sì.»
«E nessuno ha visto entrare o uscire qualcuno dall’appartamento?» chiese King.
«Stiamo ancora verificando» disse Williams.
«Bene. Io e Michelle dobbiamo andare subito a cercare la donna misteriosa all’Aphrodisiac» disse King.
«Avevo giusto in programma di andarci ora» disse Williams.
«Ci piacerebbe venire con te, Todd» disse King. «Potresti rimandare per un paio d’ore e incontrarci là? Ti telefoneremo.»
«Suppongo che non cambi nulla.»
«Quando ha intenzione di eseguire l’autopsia, Sylvia?» domandò Michelle.
«Subito. Ho disdetto i pazienti in nota per oggi.»
«Ora che Kyle è morto, non potresti trovare qualcuno che ti dia una mano?» disse King. «Possono mandare qui qualcuno da Richmond o da Roanoke.»
«Ma con un preavviso così breve non arriverà nessuno subito» ribatté Sylvia.
«Ma se Kyle è morto per overdose il tempo non ha nessuna importanza» osservò Williams. «Hai detto tu stessa che non avrai nessuna conferma sicura prima di un paio di settimane.»
«Ma potrebbero esserci altre prove destinate a svanire in fretta proprio mentre stiamo qui a parlare» disse Sylvia in tono tagliente. «Il cadavere ci parla dopo la morte, Todd, ma più si aspetta, più flebile diventa la voce.»
«Be’, ti farò io da assistente» disse Williams, rassegnato. «Devo presenziare comunque all’autopsia.» Poi aggiunse: «Sta diventando una dannata abitudine».
Mentre tutti uscivano dall’appartamento, King fermò Sylvia per parlarle un momento a quattr’occhi. «Ti senti bene?»
La dottoressa lo guardò con espressione angustiata. «Ritengo possibile che Kyle si sia suicidato.»
«Un suicidio! E perché?»
«Può darsi che abbia avuto il sospetto che avessi scoperto il suo piccolo traffico.»
«Ma da lì a uccidersi è un po’ troppo drastico. E poi quel ragazzo mi è sempre sembrato uno smidollato. E non hanno trovato nemmeno un biglietto, come di solito fanno i suicidi.»
«I vigliacchi si tolgono la vita, Sean. Hanno paura di dover affrontare le conseguenze delle loro azioni.»
«Cosa c’è? Ti ritieni responsabile della sua morte?»
«Se si è trattato di suicidio, non mi viene in mente nessun’altra ragione plausibile, a parte i miei sospetti su di lui.»
«Sei ingiusta con te stessa, Sylvia. Non gli hai chiesto tu di rubare quei farmaci.»
«No, ma…»
«Prima di macerarti in questi sensi di colpa perché non aspetti almeno gli esiti dell’autopsia? Per quanto brava tu sia, non puoi assolutamente stabilire che cosa è successo finché non esegui la dissezione.»
«Ma l’autopsia non mi rivelerà comunque se l’overdose è stata accidentale o intenzionale.»
«Il punto cruciale è che è stata una scelta di Kyle. Sulla sua volontà non avevi nessuna influenza. E la vita è già abbastanza piena di sensi di colpa più che legittimi, senza che aggiungiamo anche quelli degli altri al nostro fardello.»
Sylvia riuscì a sorridere debolmente. «Sei molto saggio.»
«Mi ci sono esercitato parecchio. Principalmente affrontando i miei stupidi errori personali.»
«Non appena avrò concluso l’autopsia ti chiamerò.»
«Spero con tutto il cuore che sia l’ultima che tu debba eseguire per molto, molto tempo.»
Mentre lui si voltava per avviarsi verso la macchina, Sylvia disse: «Ieri è stata la serata più bella che ho avuto da anni a questa parte».
«Posso dire lo stesso.»
Quando King e Michelle partirono, quest’ultima guardò di sottecchi il suo socio. «Sbaglio o tu e Sylvia avete riacceso l’idillio?» King le lanciò un’occhiata ma non disse nulla. «E dai, Sean, non venirtene fuori con la solita frase sul fatto che sono la tua socia e non la tua strizzacervelli.»
«Perché no? È ancora un’obiezione più che valida.»
Michelle si accasciò sul sedile con espressione delusa. «Okay. D’accordo.»
«Perché te ne importa, comunque?»
«Mi importa perché siamo nel bel mezzo di una complicatissima inchiesta, e non ci serve di certo che il miglior detective assegnato al caso e il medico legale più brillante della zona siano distratti da un’avventura sentimentale.»
«Se non la sapessi più lunga, direi che sei gelosa.»
«Ma fammi il piacere!»
«Ho detto se non la sapessi più lunga. E non stare a fasciarti la testa: in questo momento qualsiasi altra cosa non ha affatto la precedenza sul caso.» King si interruppe un secondo e soggiunse: «Ti ho vista abbracciata a Eddie».
Michelle lo fissò incollerita. «Ci stavi spiando!»
«No, ho solo dato un’occhiata all’interno dalla finestra prima di arrivare alla porta per vedere se c’eravate. Non avevo la più pallida idea che foste appiccicati l’uno all’altra.»
«Sei talmente sleale, Sean. Lo stavo solo ringraziando per avermi dipinto un ritratto.»
«Ah, ti ha fatto il ritratto? Questo dovrebbe chiarire abbastanza le sue intenzioni.»
«È infelice.»
«E non è compito tuo curargli l’infelicità» rimbeccò King. «Perciò lascia perdere, Michelle. L’ultima cosa che ci serve in questo momento è che la tua cristallina capacità di giudizio sia offuscata.»
Michelle parve pronta a ribattere ma restò zitta.
King proseguì. «È un tipo affascinante, simpatico e spiritoso che nella vita ha dovuto affrontare diverse tragedie, e che per giunta, come se non bastasse, è invischiato in un matrimonio infelice. Non saresti la prima donna nella storia a desiderare di aiutare un uomo simile.»
«Da come ne parli dai l’impressione di avere una vasta esperienza nel campo.»
«Il mondo è pieno di situazioni simili. E nessuno di noi ne è immune.»
«Okay, okay, messaggio ricevuto. E adesso dove si va?»
«Andiamo a trovare Roger Canney. Pare che abbia acquisito una considerevole somma di denaro proprio nel periodo in cui è rimasto vedovo. Le origini del capitale restano oscure.»
«Interessante.»
«E non hai ancora sentito la parte più interessante. La fu signora Canney aveva un lavoro.»
«Davvero? Dove?» chiese Michelle.
«Alla Battle Enterprises. Ti interessa sapere di quale dirigente era la segretaria?»
«Bobby Battle?»
«Risposta esatta.»