L’ufficio postale aveva l’ordine tassativo di inoltrare immediatamente alla polizia qualsiasi busta sospetta indirizzata alla “Gazette”. La lettera relativa a Diane Hinson giunse il giorno successivo all’assassinio di Bobby Battle. Era alquanto concisa.
Un avvocato di meno, a chi importa? Stavolta confido che capiate chi non sono. A presto.
Nel frattempo Sylvia Diaz aveva rinunciato a rimanere a letto nonostante si sentisse poco bene, e alla fine aveva eseguito l’autopsia di Robert Battle.
Adesso era seduta con King e Michelle nel suo studio. Li informò che il capo Williams e Chip Bailey avevano entrambi assistito all’autopsia di Battle.
«Penso che a questo punto Todd si sia del tutto abituato alle autopsie, purtroppo solo per una questione di numeri» commentò Sylvia.
«Dunque di che cosa è morto Bobby?» domandò King.
«Non lo saprò per certo finché non arriveranno gli esami tossicologici, più o meno tra una settimana, ma dai primi accertamenti pare che qualcuno abbia iniettato una dose massiccia di cloruro di potassio nella sacca della soluzione fisiologica. In meno di dieci minuti si è diffusa, attraverso la soluzione somministrata per fleboclisi, nel tubicino collegato al braccio e quindi nel corpo di Battle. Subito il cuore è entrato in fibrillazione. Nelle sue condizioni già deboli la fine è stata la più rapida e indolore possibile.»
«Tutto ciò suggerisce una certa conoscenza medica» disse King.
Sylvia rifletté un momento. «È vero che il cloruro di potassio non è usato spesso a scopi omicidi. Tuttavia, pur avendo pratica di medicina, l’assassino è stato un po’ approssimativo.»
«In che senso?»
«Battle riceveva per via endovenosa il cocktail di farmaci necessario a supportare le funzioni vitali: l’eparina come anticoagulante, un flacone di soluzione zucchero-salina, una sacca di soluzione fisiologica, un antibiotico per combattere l’infezione polmonare contratta per essere stato collegato così a lungo al respiratore e la dopamina, un farmaco specifico per tenere sotto controllo la pressione sanguigna.»
«D’accordo, allora questo cosa ci dice?» chiese Michelle.
«Be’, se chi ha commesso questo delitto avesse iniettato il cloruro di potassio direttamente nel tubicino invece che nella sacca della soluzione fisiologica, avrebbe ottenuto lo stesso esito fatale, ma non sarebbe stato scoperto. Dovete sapere che la soluzione fisiologica contiene già il cloruro di potassio, e di conseguenza ne conteneva anche il sistema circolatorio di Battle. Sono stata in grado di determinare che qualcuno ha aggiunto del cloruro di potassio ulteriore nel sacchetto solo comparando le concentrazioni del sacchetto con quelle delle comuni preparazioni. Ce n’era più del triplo del normale, più che sufficiente per uccidere Battle.»
«Perciò stai dicendo che se il cloruro di potassio fosse stato iniettato direttamente nel tubicino e non nella sacca non te ne saresti mai accorta?»
«Proprio così. Il residuo nel tubicino sarebbe stato insufficiente per sollevare sospetti. Anzi, ci sarebbe stato di che sospettare solo se non fosse stato presente un residuo di cloruro di potassio. E, come ho detto, Battle ne aveva già in circolo nel sangue. Viene assorbito per via naturale, il che spiega perché da un’autopsia solamente non sarebbe risultata una conferma di overdose.»
«Dunque è come dire che l’assassino aveva qualche conoscenza in campo medico ma non era un esperto?» disse King.
«Oppure» intervenne Michelle «voleva che si scoprisse che Battle è stato assassinato. Come se l’orologio e la piuma non bastassero.»
«C’è mancato poco che non bastassero» le ricordò King. «La piuma era scivolata sul pavimento e l’orologio era nascosto sotto i braccialetti di plastica e i tubicini delle fleboclisi.»
«Non ha molto senso, però» osservò Sylvia. «Cioè, non è forse la regola numero uno di un assassino il delitto perfetto? E se è così, quale maggiore perfezione di far apparire come se non fosse avvenuto nessun omicidio?»
Michelle e King scossero entrambi la testa, incapaci di elaborare una teoria che spiegasse il comportamento dell’assassino.
Sylvia sospirò. «Non che importi poi molto, ma Battle mostrava segni evidenti di arteriosclerosi. C’erano anche delle insolite irregolarità sulla superficie dell’aorta. Poi aveva un piccolo tumore nel polmone destro, forse l’inizio di un cancro. Il che non era certo sorprendente in un fumatore accanito della sua età.»
«E che cosa ci dici della causa di morte di Diane Hinson?» domandò King. Poi si affrettò ad aggiungere: «Sebbene risulti abbastanza evidente».
«È morta per una massiccia emorragia interna conseguente alle ferite multiple da arma da taglio. Queste le hanno leso l’aorta e perforato il cuore e il polmone sinistro. Anche per lei la morte è sopraggiunta in pochi minuti.» Sylvia soggiunse: «Benché non nel modo indolore di Battle».
«È stata stuprata o aggredita a scopo sessuale?» chiese King.
«Dall’autopsia non è emersa alcuna traccia, ma non sono ancora arrivati i risultati dal laboratorio. A proposito: ho sentito del collegamento con Florence Nightinghell. Immagino che riceveremo presto una lettera in quel senso.»
«La lettera relativa all’omicidio Hinson indicava che presto l’avremmo rivisto all’opera, e così è stato» disse Michelle. «Se non altro è un uomo di parola.»
King fece notare: «Prima una spogliarellista, poi due ragazzi delle superiori, quindi un avvocato e ora Bobby Battle».
«È come se l’assassino volesse assumersi rischi sempre maggiori con la vittima successiva» commentò Sylvia.
«Cominciare da una spogliarellista che può avere abbordato in un bar per poi spararle e abbandonarla nei boschi e finire ad avvelenare un uomo d’affari immensamente ricco che giace in coma in un letto d’ospedale non ha molto senso» disse King. «Non per sembrare insensibile, ma com’è che sceglie le sue vittime questo tizio? In base alle avventure di una sola notte o al pubblico registro?»
«Come ho detto poco fa, questo tizio sta agendo al di fuori di ogni regola» rispose Sylvia, sfregandosi gli occhi iniettati di sangue.
King la osservò attentamente. «Hai una faccia da far paura» disse con un sorriso disarmante. «Dovresti essere a letto.»
«Grazie per averlo notato. Da un paio di settimane ci sto tentando inutilmente.»
«Dov’è Kyle?» chiese Michelle. «Non riesce proprio a darle una mano?»
«Non è un patologo; non può fare autopsie. E comunque, per rispondere alla sua domanda, si è dato malato. Vorrei tanto aver potuto fare lo stesso. Sono rimasta abbracciata alla tazza del cesso per gran parte della notte e ho una lunga fila di pazienti che mi aspettano. Grazie al cielo esistono gli antibiotici.»
«Che cosa le fa pensare la scelta dell’assassino di emulare Mary Martin Speck?» domandò Michelle.
«Vuole dire una donna anziché un uomo?» Michelle annuì. «Be’, non so proprio cosa pensare» dichiarò Sylvia. «Una donna avrebbe potuto benissimo uccidere Battle. È evidente che non è necessaria nessuna forza fisica per iniettare con una siringa ipodermica una soluzione in una sacca da flebo. Tuttavia sarei pronta a scommettermi la reputazione che gli omicidi di Rhonda Tyler e di Diane Hinson sono stati commessi da un uomo. Una donna non avrebbe avuto la forza di trasportare la Tyler così lontano nei boschi, e le pugnalate sulla Hinson sono molto profonde. O è stato un uomo o si tratta di una donna così forte che non vorrei incontrarla per nessuna ragione in un vicolo buio.»
«Quindi» concluse Michelle «esiste la possibilità che si tratti di due assassini, un uomo e una donna.»
«Non necessariamente» argomentò King. «L’unica prova a questo proposito è il riferimento fatto da Bailey alla Speck e alla piuma bianca. Finché non riceveremo la lettera, non sapremo se il killer stava emulando la Speck oppure no. La piuma potrebbe simboleggiare qualcos’altro, un particolare caratteristico per l’assassino.»
«Questo è vero» concesse Michelle. Sylvia annuì concordando.
King guardò le due donne. «Volete sentire un’ipotesi veramente azzardata?»
«Sono tutta orecchi» disse con prontezza Michelle.
«Bobby Battle era un uomo ricco sfondato. Mi domando chi trarrà beneficio dal suo testamento.»
Ci fu un lungo silenzio e poi Sylvia osservò: «Stai insinuando che un membro della famiglia lo abbia ucciso per denaro e abbia tentato di farlo passare per un altro delitto del serial killer?».
«Non potrebbe essere stato Eddie. È stato con noi al Sage Gentleman fin dopo le undici di sera» disse Michelle.
«Esatto» concesse King. «Ma Dorothea e Savannah sono state in visita all’ospedale poche ore prima. Non avrebbero potuto iniettare la sostanza letale allora, perché Bobby sarebbe morto molto prima che Remmy arrivasse per il suo turno serale. Ma supponiamo che una di loro abbia nascosto il cloruro di potassio in camera durante la visita pomeridiana e poi si sia introdotta di nascosto quando ha visto Remmy lasciare l’ospedale, abbia commesso il delitto e se la sia data a gambe.»
«Eddie ha detto che Dorothea era da qualche parte a una specie di cerimonia» gli rammentò Michelle.
«Questo dovremo appurarlo.»
«Be’, molti omicidi hanno come movente l’interesse» disse Sylvia. «Potresti non avere tutti i torti, Sean.»
«Già che ci sono, vi do un’altra ipotesi su cui rimuginare. Remmy è stata in camera per ore con suo marito. Chi ci dice che non sia stata lei a iniettare la sostanza nella sacca della flebo prima di andarsene?»
«E quale movente avrebbe Remmy?» domandò Sylvia. «È già straricca.»
«E se Bobby avesse ripreso le sue vecchie abitudini da dongiovanni e per Remmy fosse stata semplicemente la goccia che fa traboccare il vaso? Potrebbe non esistere al mondo una cifra sufficiente per compensare una cosa del genere.»
«Questo naturalmente cambierebbe le cose. Hai qualche prova a sostegno di questa ipotesi?»
King rifletté sul cassetto segreto di Bobby e sul fatto che Remmy non portasse più al dito la fede, ma decise di tacere questi particolari a Sylvia. «Non sto dicendo che ci sono prove. Solo che non ho intenzione di scartare nessuna ipotesi. E forse perfino più del fattore venale, una donna disprezzata è uno dei più vecchi moventi di omicidio che esistano. Perciò mettiamo che se ne sia andata con un alibi di ferro e abbia lasciato la piuma e l’orologio per trarre in inganno gli inquirenti. Le modalità di comportamento del serial killer sono state sciorinate in lungo e in largo in tutti i telegiornali e su tutti i quotidiani, e di conseguenza Remmy poteva essere a conoscenza dei dettagli.»
«Ma il fatto che lei fosse ancora presente nella camera di Bobby la rende una persona sospetta, in particolare nel caso di una morte per avvelenamento» ribatté Sylvia. «Si potrebbe obiettare che se proprio aveva intenzione di commettere una cosa del genere si sarebbe introdotta in camera in un altro momento, avrebbe commesso il fattaccio e se la sarebbe filata prima che qualcuno la vedesse. Da come stanno le cose, invece, Remmy non ha proprio nessun alibi.»
«Be’» intervenne Michelle «se fossi la persona che ha ucciso Battle e avessi tentato di far ricadere la colpa sul serial killer locale, mi guarderei le spalle con il fiato sospeso.»
«Perché?» disse Sylvia.
«Se fossi il vero assassino, sarei alquanto infastidito.»
«Non riesco ancora a seguirla» insistette Sylvia.
«Consideri la cosa da questo punto di vista. Gli omicidi seriali sono stati meticolosamente pianificati ed eseguiti. A ogni omicidio è seguita una lettera di sfida alla polizia. Chiaramente questo tizio è un mostro con un’ossessione del dominio e un piano grandioso in testa. Dunque, se un’altra persona ha ucciso Bobby Battle e ha tentato di attribuirne la colpa al serial killer, il nostro mostro potrebbe considerare la cosa uno sfregio del suo capolavoro. E vorrà vendicarsi della persona che ha ucciso Battle.»
«Perciò, in effetti, potremmo avere in circolazione un assassino che dà la caccia a un altro assassino» disse King.
«Esattamente» concluse Michelle.