Da basso li stavano aspettando molte strane accoppiate. Scorsero Savannah nel portico sul retro in compagnia dei due più piccoli Oxley. A quanto pareva li stava distraendo con un gioco che comportava tirare il lobo dell’orecchio a uno dei partecipanti e mimare un’azione. La figlia più grande degli Oxley era in piedi in un angolo e osservava il terzetto senza sorridere.
«Indovinelli» concluse Michelle. «Non avrei mai pensato che Savannah fosse portata a far giocare i bambini.»
«Mi sa che in un certo qual senso è molto più giovane di quel che si crede» disse King.
Chip Bailey e Dorothea stavano conversando a bassa voce nell’angolo più lontano del grande salotto. Eddie era in piedi poco distante, apparentemente assorto in una fitta conversazione con Todd Williams, che non aveva presenziato al rito funebre ma non aveva intenzione di perdersi il rito mondano dopo le esequie.
Mentre osservavano queste scenette, Remmy e Lulu scesero il grande scalone tenendosi a braccetto. Tutti i presenti si voltarono a guardarle.
«Perché questa visione mi ricorda così tanto il generale Lee e il generale Grant ad Appomattox?» bisbigliò Harry.
Chip Bailey piantò immediatamente in asso Dorothea e si diresse verso lo scalone incontro a Remmy. Mason, che stava servendo tartine agli ospiti, gli si attaccò alle calcagna.
«L’ex padrone di casa è stato sepolto da un’ora e i leccapiedi si stanno già dando da fare» commentò Harry.
«Anche Chip Bailey?» chiese Michelle. «Non l’avrei mai immaginato. Eddie ci ha detto che a sua madre Chip non piace per niente.»
«Diventare il marito di una donna ricca sfondata è un premio abbastanza allettante per sforzarsi almeno di farle cambiare opinione» commentò King ironicamente.
Però Remmy a quanto pareva aveva altre idee. Ignorò entrambi gli uomini, tirò dritta per la sua strada e si diresse verso King e i suoi due compagni.
Mentre si avvicinava, la vedova Battle fece un cenno di saluto col capo a Harry. «So che tu e Lulu vi conoscete già, Harry, perciò non mi disturberò con le presentazioni.»
King ebbe la sensazione di cogliere di sfuggita un particolare sfavillio negli occhi di Remmy mentre pronunciava la frase.
«Sono contento che tu abbia fatto la sua conoscenza, Remmy» ribatté Harry. «E in modo molto positivo, a giudicare dalle apparenze.»
«Diciamo soltanto che siamo arrivate a un incontro di menti.» Remmy lanciò un’occhiata d’intesa a Lulu e le diede una stretta affettuosa alla mano. «Sono stata stupida e cieca e anche ingiusta, e ho espresso tutto questo a Lulu.» La vedova Battle guardò negli occhi la donna. «Nessuna di noi può riportare in vita i nostri mariti, ma prometto che a te e ai tuoi splendidi figli non mancherà nulla finché sarò viva.»
«Lo apprezzo molto, signora Battle, sinceramente.» Sia dall’aspetto che dal modo di parlare ora Lulu dava l’impressione di essere sobria.
«Lo so, ma ti prego di chiamarmi Remmy e di darmi del tu.» Poi rivolse l’attenzione a King e Michelle. «Spero vivamente che stiate facendo progressi nell’indagine» disse.
«Ogni giorno» replicò King.
Remmy lo squadrò con aria curiosa ma non fece commenti.
«Vorremmo anche tornare da lei per parlarne un po’» disse King.
«Sì, Eddie me lo ha accennato. Be’, sapete dove trovarmi.»
«Non si lasci deprimere dai giornali, Remmy» disse King.
«I giornali? Se voglio sapere che cosa mi sta capitando non consulto gli estranei, lo chiedo semplicemente a me stessa.»
A un tratto Priscilla Oxley arrivò a passo di carica reggendo in equilibrio come un giocoliere un gran piatto carico di leccornie e un bicchiere di vino. «Tesoro» disse rivolta a Remmy «grazie tante di tutto. Che diamine, ho sempre detto a Lulu che sei una santa. Proprio così, piccola mia, giusto l’altro giorno ti stavo dicendo che se al mondo ci fossero più Remmy Battle che bel mondo sarebbe.»
«Mamma, ti prego…» tentò di dire Lulu, ma Priscilla andò avanti imperterrita.
«E adesso tu e Lulu siete diventate amiche, e ci hai portate nella tua fantastica casa e hai detto che ti saresti occupata dei bambini. Che diamine, quando abbiamo perso il nostro povero Junior non sapevo come avrebbe fatto mia figlia a campare.» L’enorme petto del donnone si sollevò e la sua voce rauca le si incrinò in gola. Era un’interpretazione superba, pensò King.
«Mamma, io un lavoro ce l’ho, e ben retribuito. Non è che i bambini sarebbero morti di fame.»
Ma Priscilla era troppo lanciata per accettare di essere contraddetta. «E adesso che resterò qui ad aiutare Lulu con la casa e i bambini, con la nuova casa finita e il tuo continuo sostegno, che diamine, so che tutto andrà proprio benone.» Due lacrime gemelle le rigarono le guance rubizze. «Da madre a madre, non so dirti che sollievo è.» Coronò il discorsetto deglutendo in un solo colpo il contenuto del suo bicchiere di vino.
Per King l’intenditore fu un momento spaventoso. Tuttavia, dopo questa sua appassionata esibizione, pensò, la donna si meritava uno show televisivo tutto suo.
«Sono lieta di potervi aiutare, Priscilla» disse Remmy educatamente.
Priscilla la guardò con espressione timida. «Probabilmente non ti ricordi, ma ti servivo a tavola quando venivi al Greenbrier, nel West Virginia.»
«Oh, mi ricordo molto bene di te, Priscilla.»
Priscilla restò come fulminata. «Ah, davvero? Be’, grazie ancora.» E a quel punto se la filò con la stessa rapidità con cui si era intromessa.
Eddie e Bailey si unirono a loro.
«È stato uno splendido funerale, Remmy» disse Bailey.
«Il reverendo Kelly è in gamba» ribatté la vedova Battle. «E poi aveva un mucchio di ottimo materiale. Bobby ha avuto una vita veramente straordinaria.»
«Sabato andrò a vedere una delle rappresentazioni storiche di Eddie» disse Bailey.
«Quale?» domandò Michelle, rivolgendosi a Eddie.
«La battaglia di Cedar Creek, appena fuori Middleton» rispose Eddie. «L’Armata dello Shenandoah di Phil Sheridan contro l’Armata della Valle di Jubal Early. Di solito si tiene a ottobre, ma quest’anno l’hanno anticipata di parecchio.» Eddie abbassò lo sguardo e poi lanciò un’occhiata a Michelle. Parve sul punto di dire qualcosa ma restò zitto.
Harry disse: «Il vecchio Jubal non fu l’unico generale confederato che non si arrese mai formalmente?».
«Esatto» disse Eddie. «Finì a esercitare l’avvocatura a Rocky Mount, in Virginia.»
«Be’, se non altro dopo la guerra intraprese una professione onorevole» osservò Harry.
«Mi sa che io e Eddie trascorreremo molto più tempo insieme d’ora in avanti» disse Bailey. King pensò che non avrebbe potuto essere più chiaro di così.
«Non vedo l’ora» disse Eddie con quello che sembrava un genuino entusiasmo.
Sei un bel bugiardo, Eddie, pensò King.
Remmy accarezzò la mano del figlio. «Come stai?»
«Spero solo che ci siano giorni migliori, mamma.»
«Forse tu e Dorothea dovreste andare da qualche parte, tanto per allontanarvi un po’ da qui.»
«Sì, forse lo faremo» ribatté Eddie senza la minima traccia di interesse.
King notò che i bambini Oxley erano rientrati in salotto quando avevano visto la loro mamma. Mentre Lulu andava a raggiungerli, King si scusò, andò al bar, si fece servire due bicchieri di vino e puntò verso il portico sul retro per stare a quattr’occhi con Savannah, mentre era ancora sola.
La ragazza era seduta sul divano e fissava il fuoco che divampava nel caminetto a un capo della stanza.
«Immagino sia stata una giornata lunga e stressante per te, Savannah» le disse in tono pacato.
Savannah trasalì e alzò gli occhi, sorridendo quando vide chi era. King le offrì uno dei due bicchieri e le si sedette vicino.
«Un bicchiere di Château Palmer è capace di fare miracoli per il morale. È un ottimo vino francese.»
«“Palmer” non mi suona molto francese» disse Savannah, fissando il bicchiere come se ci vedesse delle immagini.
«Era un generale inglese agli ordini di Wellington, che si recò a Bordeaux con il suo esercito intorno al 1814 e rimase là definitivamente. Acquistò una tenuta con vigneti che alla fine divenne famosa come Château Palmer, e cominciò a produrre vino, il che dimostra che l’uva, come la penna, è più potente della spada.»
«So molto poco sui vini» disse Savannah. «Sono più una ragazza Jack and Coke.»
«A bere solo Jack and Coke non si sbaglia mai, ma se ti interessano i vini sarei contento di insegnarti, anche se potresti cominciare a imparare molto proprio qui in casa tua. I tuoi genitori hanno una cantina che conta diecimila bottiglie. La prima volta che la vidi ci mancò poco che svenissi per l’invidia.» King centellinò il vino e osservò Savannah che fissava il fuoco. «Ti ho vista in compagnia dei piccoli Oxley.»
«Sono bambini simpatici» disse la ragazza in tono rilassato, giocherellando con la fila di perle che aveva al collo. «La più piccola, Mary Margaret, appena arrivata qui piangeva disperata, poverina. Le manca tanto il suo papà. Li ho portati qui. Mamma e la signora Oxley volevano parlare in privato.»
«A quanto pare hanno risolto tutto.»
«Ero veramente convinta che fosse stato Junior.» All’improvviso gli occhi della ragazza luccicarono di lacrime.
«Anch’io, all’inizio.»
«So di non esservi stata molto d’aiuto l’altro giorno.»
«Eri ancora traumatizzata. Ogni volta che ti sentirai pronta a fare due chiacchiere io sarò qui.»
Savannah annuì con aria assente; le sue dita nervose continuavano a trastullarsi con le perle. King attese che dicesse qualcosa, ma la ragazza restò zitta. Continuò semplicemente a fissare il fuoco nel caminetto.
Alla fine King si alzò. «Se dovessi aver bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, dammi un colpo di telefono.»
Savannah alzò gli occhi e gli si aggrappò a una mano. «Com’è che non sei sposato?»
Sulle prima King pensò che stesse facendo la civetta, ma poi si rese conto che era seria.
Rispose: «Lo sono stato, tanto tempo fa, solo che non ha funzionato».
«Io credo che certe persone siano destinate a restare sole.»
«Non penserai di essere una di queste, vero?»
Savannah scosse la testa. «No. Ma credo che lo fosse mio padre.»
Sconcertato, King tornò a sedersi. «Che cos’è che te lo fa dire?»
Prima che lei avesse il tempo di rispondere, udirono alle loro spalle Remmy dire: «Sono sicura che ci sono diverse persone che gradirebbero vederti, Savannah».
Girarono entrambi la testa per guardare indietro e videro Remmy in piedi sulla soglia della veranda che li fissava con un’espressione indagatrice.
Savannah si alzò obbedientemente. «Ci vediamo, Sean.»
King restò a osservare madre e figlia che si allontanavano prima di andare a unirsi a Michelle in soggiorno. Harry aveva intercettato Remmy e Savannah mentre rientravano e stava confabulando con loro in un angolo appartato.
Scopri più che puoi, Harry, pensò King, perché mi sa tanto che io ho toppato.
«Nulla di interessante?» domandò Michelle.
«Savannah è una ragazza turbata. Sa qualcosa ma non riesce a tirarla fuori.»
«Usa il tuo fascino, Sean. Ha i bollori per te.»
«Oh, lo pensi davvero?»
«Ma per favore! Gli uomini sono talmente ciechi in queste cose!»
«Sul tuo fronte invece si muove qualcosa?»
«Sono stata invitata alla prossima rievocazione storica di Eddie. Ci andrò con Chip.»
King incrociò le braccia e la fissò. «Veramente?»
Michelle sostenne il suo sguardo, sulla difensiva. «Sì, veramente. Perché?»
«Le donne sono talmente cieche in queste cose!»
«Suvvia, è sposato, Sean!»
«Già, l’hai detto.»