Quando arrivarono, nel cortile antistante la villa erano parcheggiate diverse auto. Mason venne ad aprire la porta. Sia King che Michelle se ne accorsero contemporaneamente. Mentre seguivano il maggiordomo, Michelle si girò verso King e sussurrò con discrezione: «Mason non ha l’aria più appagata del solito?».
«No» bisbigliò King rispondendole. «È più gongolante» precisò.
Remmy li ricevette nella grande biblioteca. Si sedettero su un enorme divano di cuoio pregiato e osservarono la padrona di casa accomodarsi con grazia di fronte a loro, come una regina a corte. Non sembrava per niente una donna che avesse perso da poco il marito per omicidio, pensò King. Ma capitava di rado che Remmy facesse qualcosa nel modo in cui gli altri l’avrebbero fatto.
«Brutto giorno per lei, Remmy, lo so» esordì Chip Bailey in un tono di patetica comprensione.
«Sto cominciando a farci l’abitudine» rispose Remmy.
«Non approfitteremo troppo del suo tempo. Penso che conosca già Sean e Michelle.»
«Sì, la loro ultima visita qui è stata memorabile.»
King colse la nota tagliente nella voce della donna. Che cosa era stato memorabile, di preciso?
Bailey si schiarì la gola. «Ha saputo che la morte di Bobby non è avvenuta per cause naturali?»
«Ne siete sicuri? Non è stato un pasticcio nel dosaggio dei farmaci?»
Per un attimo King si domandò se l’avesse chiesto perché stava meditando di sporgere denuncia contro l’ospedale, ma decise alla svelta che Remmy doveva avere in testa qualcos’altro. Se soltanto avesse saputo immaginare che cosa!
«No, gli è stato deliberatamente iniettato un sovradosaggio. L’effetto sarebbe stato rapidissimo. In realtà chiunque sia stato probabilmente è entrato nella camera di suo marito poco dopo che lei se n’era andata.»
«Pochi minuti dopo» precisò King. «Non ha notato nessuno uscendo, Remmy?»
«Sono uscita dall’ingresso posteriore come sempre. Nel parcheggio ho incontrato alcune persone, niente di particolare. Nessuno dall’aria sospetta o altro, se è questo che intende.»
«Nessuno che conoscesse anche solo di vista?» chiese Michelle.
«No.»
«Ed è arrivata qui a casa verso che ora?» domandò Bailey.
Remmy lo scrutò con espressione critica. «Chip, da questa domanda dovrei arguire che sono sospettata della morte di mio marito?»
Ci fu un silenzio imbarazzato finché non intervenne King. «Remmy, questa è un’inchiesta. L’agente Bailey sta solo facendo il suo lavoro.»
«Se non ti dispiace, Sean, preferirei cavarmela da solo» lo redarguì Bailey con fermezza.
Okay, pensò King, ho cercato di esserti amico. Adesso sbrigatela da te, gradasso.
«Remmy, devo chiaramente stabilire dove si trovassero tutti quando Bobby è stato ucciso. Si limiti a rispondere alla domanda e potremo procedere.»
In quel momento arrivò Mason con il vassoio del caffè.
King notò che il maggiordomo aveva già versato una tazzina per Remmy e che gliela servì per prima. Remmy disse: «Grazie mille, Mason».
Mason sorrise, accennò un mezzo inchino alla signora e si ritirò.
Remmy disse: «Ho lasciato l’ospedale all’incirca alle dieci e sono tornata a casa in macchina».
«D’accordo» disse Bailey annotando l’orario sul suo taccuino. «A che ora è arrivata qui?»
«Intorno alle undici, più o meno.»
«Ma l’ospedale non dista più di trenta minuti d’auto da casa sua» fece notare King.
«Ho fatto un tragitto più lungo del solito, per strade secondarie. Avevo bisogno di aria. Ho guidato piano, avevo bisogno di pensare.»
«Nessuno può testimoniare a che ora è arrivata a casa?» domandò Bailey.
Remmy sembrò un po’ incollerita, ma rispose: «Mason era ancora alzato ed è venuto ad aprirmi la porta». La donna bevve un lungo sorso di caffè. «Prima ancora che avessi il tempo di spogliarmi e di andare a letto, il telefono ha squillato e mio marito era morto.» Remmy si interruppe per qualche secondo, apparentemente intenta a studiare le profondità della sua tazzina di caffè. «Ho telefonato subito a Eddie, ma non era in casa.»
«In effetti è stato con noi al Sage Gentleman fino a poco dopo le undici» disse King. «Lui aveva cenato e noi ci siamo seduti al suo tavolo per bere qualcosa e fare due chiacchiere.»
Il sopracciglio sinistro di Remmy si inarcò di scatto. «Dov’era Dorothea?»
«A Richmond, a una cerimonia, ha detto Eddie.»
Remmy sbuffò con aria sprezzante. «Una cerimonia? Di certo se ne becca un mucchio di quelle, diavolo!» Si interruppe brevemente e poi proseguì in un tono più calmo: «Sono tornata dritta filata all’ospedale a vedere mio marito morto». Li scrutò a fondo tutti, uno per uno, negli occhi, come sfidandoli a osare di mettere in dubbio una sola parola di quello che stava dicendo. «E quella è stata la fine del giorno più lungo della mia vita.»
«Mancava niente tra gli effetti personali di Bobby all’ospedale?»
«No. Sono molto precisa al riguardo. Ho persino costretto le infermiere a redigere un elenco di ogni cosa.»
Bailey si schiarì di nuovo la gola e prese la parola. «Remmy, premetto che questa sarà una domanda difficile, ma desidero che provi comunque a rispondere.»
Remmy parve irrigidirsi. «Di che cosa si tratta?» disse imperiosamente.
Bailey lanciò a King un’occhiata di sbieco prima di parlare. «Gli altri omicidi che sembravano collegati alla morte di Bobby potrebbero non esserlo affatto. È possibile che il suo assassino sia qualcun altro.»
Remmy depose la tazzina sul tavolino, si sporse in avanti e piantò le mani sulle ginocchia. «Precisamente qual è la domanda?»
«Questa: conosce qualcuno che avrebbe voluto fare del male a Bobby?»
La donna parve delusa e tornò ad appoggiarsi allo schienale. «Chiunque ha dei nemici. Un uomo ricco e di successo ne ha di più della maggior parte della gente.»
«Non le viene in mente nessuno in particolare?»
«No.»
«Signora, stiamo solo cercando di scoprire la verità.»
«Anch’io» puntualizzò Remmy.
King chiese: «Con “nemici” si riferisce a concorrenti in affari o a nemici personali?».
Lo sguardo della donna si appuntò su di lui. «Non posso saperlo. E ora, se volete scusarmi, devo dare disposizioni per il funerale, ora che finalmente ho riavuto il corpo di mio marito da quel posto.» Senza dubbio si riferiva alla poco dignitosa violazione effettuata sulla salma di suo marito all’obitorio.
«Remmy, abbiamo altre domande da farle» disse Bailey.
«E sapete dove trovarmi quando vorrete farmele» ribatté lei.
«D’accordo. Ora dovremmo parlare con Savannah. Sa se è in casa?»
Remmy aveva già accennato ad alzarsi, ma si bloccò. «Perché volete parlare con lei?»
«È stata in visita all’ospedale il giorno in cui Bobby è spirato.»
«E allora?»
«E allora questo la rende una persona con cui ho bisogno assolutamente di parlare» dichiarò Bailey in tono inflessibile. «Si ricordi, Remmy, ho salvato la vita a suo figlio. Pensavo che questo bastasse a farle capire che so quel che faccio.»
A questa dichiarazione King si aspettava un’esplosione di collera, ma la donna disse solo: «Potrebbe volerci un bel po’ di tempo. Mia figlia non è mai stata troppo mattiniera». E uscì dalla stanza.
King non poté fare a meno di domandare: «Così non hai scartato l’ipotesi di due diversi assassini, Chip?».
«In un’indagine per omicidio non scarto mai niente. Il fatto che nella stanza di Bobby non mancasse nulla non concorda con i precedenti omicidi.» L’agente dell’FBI fissò King e Michelle. «Allora, che cosa pensate?»
«Penso che la signora abbia in mente un suo piano e stia cercando di carpire informazioni a noi tanto quanto noi stiamo cercando di carpirle a lei» rispose prontamente Michelle.
«E io penso che abbia vinto comodamente questo primo round» disse King con lo sguardo piantato su Bailey.