Lo studio di Eddie era situato in un fienile a due piani riattato che sorgeva dietro la vecchia rimessa. Michelle entrò da una porta laterale e chiamò Eddy a voce alta.
L’interno era stato completamente rifatto. Il piano superiore aveva una fila di ampie finestre panoramiche e un lucernario centrale per garantire l’illuminazione giusta al pittore; tavoli da lavoro, cavalietti, e secchi di pennelli e altri attrezzi erano disposti con ordine. Grandi e piccole tele in vari stadi di lavorazione erano appese alle pareti. L’odore intenso di colori a olio e di trementina aleggiava greve nell’aria. Un’ampia scala di legno portava a una stanzetta senza finestre munita di porta.
«Eddie?» ripeté Michelle mentre esaminava alcune opere appese alle pareri. Ritratti e paesaggi erano eseguiti con una meticolosa attenzione per i dettagli. C’era una scena quasi finita di una battaglia della Guerra di Secessione che, all’occhio dichiaratamente inesperto di Michelle, non avrebbe affatto sfigurato in un museo.
Su un altro muro erano appesi in perfetto ordine con tanto di etichette numerosi oggetti. Aveva tutta l’aria di essere una collezione di reperti storici relativi alla passione di Eddie per le rievocazioni.
Michelle si voltò quando udì un rumore di passi affrettati sulla scala di legno. Eddie indossava un grembiule da vecchio pittore, la parte anteriore del quale era macchiata di pittura blu; i suoi capelli erano spettinati e scomposti in modo affascinante. Sottobraccio reggeva quella che sembrava una piccola tela dipinta di recente. Era coperta da un drappo.
«Ehilà! Ero di sopra a ultimare una cosa.»
Michelle indicò i quadri. «Non sono un’esperta, ma non mi sarei mai aspettata di vedere lavori di un tale livello.»
Eddie agitò la mano con noncuranza, ma il suo sorriso tradiva quanto il complimento gli avesse fatto piacere. «Da un punto di vista tecnico non sono certo un imbrattatele, penso. Ma i pittori veramente geniali hanno quel qualcosa in più — credo che nessuno sia in grado di quantificarlo — che io non ho. Ma va bene anche così. Sono felice del talento che ho, e anche i miei clienti.» Prese la tela che aveva sottobraccio e la pose su un cavalletto vuoto, ma senza scoprirla.
«Ebbene? Avete avuto fortuna con la mamma?»
«Quando tua madre si rifiuta di fare qualcosa, tanto vale cercare di smuovere una montagna. Ma non demorderemo. Che cos’è?»
Eddie si era girato verso di lei con un sorriso smagliante. «Okay, chiudi gli occhi.»
«Cosa?»
«Chiudi un momento gli occhi.»
Michelle esitò, ma poi fece come le chiedeva.
«Okay, e adesso aprili.»
Quando li riaprì, si trovò a fissare se stessa, o almeno il suo ritratto su tela, con il costume da ballo che indossava alla rievocazione storica. Si avvicinò al quadro e lo studiò da vicino, con attenzione, prima di voltarsi ammirata verso Eddy.
«Ecco perché ti ho scattato una foto con la Polaroid» le spiegò.
«È bellissimo. Come hai fatto a dipingerlo così in fretta?»
«Ci ho lavorato tutta la notte. Con la motivazione giusta uno è capace di portare a termine qualsiasi cosa. Ma non ti rende giustizia, Michelle, assolutamente.» Eddie avvolse la tela con carta da pacchi marrone, che fissò con scotch. «È tuo. Puoi portartelo via.»
«Ma perché mi hai fatto un ritratto?»
«Hai trascorso un’intera giornata a guardarmi recitare la parte del soldato: era il minimo che potessi fare.»
«Mi è piaciuto moltissimo. Non è stato un peso.»
«Lo apprezzo comunque.»
Michelle sfiorò il quadro impacchettato. «E io apprezzo questo.»
Lo abbracciò di slancio, e rimase sorpresa dalla forza con cui la strinse. E a sua volta lo strinse più forte a sé. Per un lungo momento i loro corpi restarono incollati l’uno contro l’altro. Eddie odorava di colori a olio, di sudore e di qualcos’altro, qualcosa di intensamente maschile. Michelle seguì lievemente con mani carezzevoli i muscoli sodi della sua schiena e delle spalle. Non avrebbe voluto lasciarlo andare, ma alla fine si ritrasse da lui, con gli occhi bassi.
Lui le prese in modo gentile il mento con una mano e le sollevò il capo. «Senti, so che probabilmente la cosa comincia a imbarazzarti un pochino. Non mi sto facendo avanti. Domani non ti sveglierai trovando fuori della porta di casa una macchina nuova fiammante. Però…»
«Eddie…» sospirò Michelle, ma lui alzò la mano per interromperla.
«Però dico che è bello avere un’amica.»
«Pensavo che ne avessi a bizzeffe di amici, sia uomini che donne.»
«In realtà sono più un solitario. Faccio il pittore e combatto per finta in finte battaglie.»
«E fai entrambe le cose benissimo» disse Michelle.
«È proprio così» disse un’altra voce.
Si voltarono entrambi all’entrata in scena di King.
«Ciao Eddie» salutò.
I due si scambiarono una cordiale stretta di mano mentre Michelle li osservava imbarazzata.
King si guardò intorno ammirando i quadri alle pareti. «Hai davvero un occhio straordinario.»
«Sicuro che mia madre non ti abbia pagato per dirlo?»
King osservò la collezione di reperti storici della Guerra di Secessione. «Una raccolta interessante.»
«Uno dei miei pochi hobby.» Sorrise a Michelle. «Sai una cosa, Sean? Dovremmo convincerti a partecipare alle rievocazioni storiche. Ti ci vedo su un robusto stallone andare alla carica dritto in bocca a una batteria di cannoni nordisti, dormire tra nugoli di zanzare e sgranocchiare gallette fino a farti scoppiare le arterie.»
King lanciò un’occhiata a Michelle e sorrise. «Il giorno in cui mi vedrete fare una cosa del genere sarà il giorno in cui il cielo cadrà e ci ucciderà tutti» disse, ripetendo la replica di Michelle all’offerta di Lulu di fare la ballerina di lap dance.
Eddie stava per dire qualcosa quando il cellulare di King si mise a suonare. King rispose alla chiamata, ascoltò e poi interruppe la comunicazione con un’espressione preoccupata.
«Era Sylvia. Kyle Montgomery è stato trovato morto.»
«Cosa?» esclamò Michelle.
«Chi è Kyle Montgomery?» domandò Eddie, sconcertato.
«L’assistente di Sylvia Diaz» rispose Michelle. «È stato assassinato?»
«Sylvia non ne è sicura. Dice che al momento ha tutta l’aria di essere morto per un’overdose, ma non ne è convinta. Vuole che ci incontriamo nell’appartamento di Kyle. Anche Todd è già là.»
I due investigatori si affrettarono a uscire. Michelle gridò al di sopra della spalla: «Ti telefono più tardi, Eddie. Grazie».
Proprio mentre uscivano, Eddie si ricordò del ritratto. «Ehi, hai dimenticato il tuo…» Ma i due erano già fuori portata d’orecchio. Eddie si strinse nelle spalle con disappunto e portò il quadro di sopra.