La palazzina in cui aveva sede la “Wrightsburg Gazette” era buia e deserta a quell’ora della notte. Non c’era nessun sistema antifurto e neppure un guardiano notturno, poiché, a parte la carta, cos’altro c’era da rubare nella redazione della venerabile “Gazette”, da anni in perdita? Al quotidiano cittadino i contanti scarseggiavano, e il proprietario detestava sprecarli per proteggere cose che riteneva non ne avessero bisogno.
La semplice serratura della porta posteriore girò e poi si aprì, e Eddie entrò chiudendosi la porta alle spalle. Con passo rapido si diresse verso lo stanzino retrostante l’area della rotativa. Aprì la porta a spinta di quel locale senza finestre, scandagliò il buio circostante con il fascio di luce della torcia elettrica, inquadrando gli schedari dell’archivio e i raccoglitori ammassati l’uno sopra l’altro, e cominciò a leggere le etichette sui dorsi.
Trovò quello che cercava, lo aprì, tirò fuori un vecchio microfilm e andò a uno dei lettori allineati a ridosso di una parete dell’archivio. Si sedette, inserì la bobina e accese l’apparecchio. Naturalmente ora tutto collimava, tutte le cose che aveva sentito negli ultimi anni, i piccoli indizi qua e là. Un altro pensiero lo colpì quando ricordò una cosa che Chip Bailey una volta gli aveva riferito. Era già accaduto prima, non negli Stati Uniti, ma in un altro paese.
Sì, ora tutto quadra alla perfezione.
Tolse la bobina e rimise al suo posto il microfilm. Stava per uscire ma poi si fermò, riflettendo su una certa cosa, e alla fine sorrise. Perché no? Prese da un contenitore su uno dei tavoli un pennarello Sharpie e si accostò al muro. Scrisse la parola di quattro lettere in grande, a stampatello, sulla parete. Non potevano non vederla, giusto? Eppure non avrebbero avuto idea del suo significato. Dopotutto, voleva essere il primo ad arrivare là. Loro potevano venire più tardi, a raccogliere i pezzi quando tutto era finito.
Ammirò per un momento la sua scritta, poi sgattaiolò fuori dalla palazzina. Il suo camioncino era posteggiato a un paio di chilometri di distanza, su una stradina sterrata che la polizia non avrebbe di sicuro preso in considerazione. Si mantenne prudentemente al riparo degli alberi ai margini del bosco, rifacendo la strada al contrario.
Chip Bailey si alzò a sedere sul letto, momentaneamente confuso. Poi si rese conto di che cos’era quel rumore. Era il suo cellulare che suonava. Brancolò nel buio, trovò l’interruttore della luce nella cameretta del motel in cui alloggiava e rispose. Era Williams; il suo messaggio era conciso, ma nel dormiveglia Bailey ci capì ben poco.
Qualcuno si era appena introdotto nella sede della “Wrightsburg Gazette”. La descrizione del sospetto corrispondeva a Eddie Battle. Stavano disponendo blocchi stradali in tutta la zona. Bailey si vestì in pochi secondi, agganciò la fondina alla cintura e vi fece scivolare la pistola. Corse fuori e salì in macchina.
Il pugnale lo colpì al torace con tale forza che l’elsa gli fratturò lo sterno. L’agonizzante agente dell’FBI tentò di guardarsi intorno, per vedere il suo assassino, ma la lama gli aveva quasi reciso il cuore in due. Si accasciò di peso sul sedile, con il capo reclinato da una parte.
Eddie si alzò dal sedile posteriore e buttò via il pugnale. Era passato davanti al motel, diretto al suo camioncino. Notando l’auto di Chip Bailey nel parcheggio aveva pensato bene di saldare il conto con il suo vecchio amico per averlo “salvato” tanti anni prima. Forse non avrebbe avuto un’altra occasione. Aveva chiamato il cellulare di Bailey, di cui conosceva bene e a memoria il numero, da una cabina telefonica. Aveva imitato al meglio delle sue capacità la voce di Williams, quanto bastava perché l’intontito agente dell’FBI non cogliesse la differenza.
Quella disattenzione ai particolari gli era sicuramente costata la vita.
Scusa, Chip, ma chi dorme non piglia pesci. E comunque non è che fossi poi tanto bravo come agente. Al contrario, eri piuttosto inetto. Un borioso incompetente. E morivi dalla voglia di farmi da patrigno. Che attrazione irresistibile tutti quei soldoni, eh, vecchio Chip? Vecchio mio. Amico mio.
Eddie scese dall’automobile. Raggiunse il suo camioncino in meno di mezz’ora, tenendosi sempre alla larga dalle strade. Adesso era tempo di dormire e di prepararsi. E poi di agire sulla base dell’informazione ottenuta quella notte.
La sua scorciatoia per determinare l’identità dell’assassino di suo padre aveva funzionato a meraviglia. Sperava solo che “l’esecuzione” sarebbe stata altrettanto impeccabile.
«Era il suo pugnale» disse Williams a King e Michelle nel soggiorno di Casa Battle. «C’erano le sue impronte digitali. Eddie non ha tentato di nascondere di essere stato lui. Probabilmente ne va fiero.»
Il corpo senza vita di Chip Bailey era stato rinvenuto il mattino seguente da uno dei suoi subalterni. La morte del veterano dell’FBI aveva sconcertato tutti.
«Una tremenda dimostrazione di fegato da parte di Eddie uscire allo scoperto per eliminare Chip in quel modo» commentò King.
«Non credo che fosse l’unica ragione per lasciare la sua tana» ribatté il capo. «Voi due fareste bene a venire con me.»
Williams li accompagnò in auto alla palazzina della “Gazette” e indicò la parola scritta da Eddie sul muro.
King osservò la scritta e poi fissò Williams. «Teat? Cioè, come la tetta di una mucca? Sei sicuro che sia stato Eddie e non un teppistello minorenne?»
«No, ne sono certo. In effetti sembrerebbe uno scherzo. Ma la sede della “Gazette” non è molto distante dal motel davanti al quale Chip è stato ucciso.»
King si guardò intorno. «Che cosa ci faceva qui?»
Michelle indicò la massa di schedari e raccoglitori da microfilm. «Forse cercava qualcosa in archivio.»
«È una bella impresa quando non si sa che cosa si sta cercando» osservò King. «Un lavoro immane.» Si rivolse a Williams con espressione preoccupata. «Sarà meglio che ti guardi le spalle, Todd.»
«Non sono in cerca di una pugnalata in pieno petto. Ho una scorta armata che mi protegge ventiquattrore su ventiquattro. Vorrei che Chip avesse fatto lo stesso.»
«Forse pensava che non potesse capitargli niente» disse Michelle. «O forse era solo troppo sicuro di sé.»
«O magari credeva veramente che Eddie fosse suo amico» commentò Williams.
«Bell’amico» osservò King. «Come vanno le ricerche?»
«Ci sono fin troppe stradine secondarie e boschi. E a quanto pare, chiunque abiti entro un raggio di quattro Stati confinanti ci ha telefonato per segnalare di aver avvistato Eddie. Ormai nell’immaginario popolare è alto più di tre metri, ha artigli al posto delle mani e brandelli di carne umana che gli penzolano dalla bocca sporca di sangue. Giuro su Dio che non capisco come mai nessuno venga mai condannato in questo paese. Proprio non capisco.»
«Basta solo una buona traccia» gli rammentò Michelle.
«Potrei morire di vecchiaia prima che accada» ribatté Williams sconsolato.
Michelle lanciò un’occhiata al suo socio. «Tu cosa ne pensi, Sean?»
King scrollò la testa stancamente. «Penso che dopo tanta fatica Eddie sia al volante di una fuoriserie e noi invece siamo tornati alla casella di partenza.»