«Vi assumo entrambi perché facciate le mie veci» disse il capo Williams il giorno dopo, sedendosi di fronte a King e Michelle nel loro ufficio e fissandoli negli occhi. I due soci lo fissarono a loro volta, esterrefatti.
«Scusa?» disse King. «Sono già stato una volta uno dei tuoi vice. Non ho alcun desiderio di tornare in servizio, Todd.»
«Non ve lo sto chiedendo. Ho bisogno di voi!»
«La schiavitù è stata abolita un bel po’ di anni fa» ribatté King a muso duro.
«I federali mi stanno estromettendo, questo è quanto.»
«Ma hai voluto tu il loro aiuto» esclamò King.
«Ma non volevo di certo che mi sottraessero il caso, proprio qui nella mia città. Non voglio che la gente pensi che non so fare il mio lavoro. Naturalmente sono disposto a collaborare con i federali, e perfino a lasciargli condurre l’inchiesta con me. Ma che io sia dannato se permetterò che mi estromettano dalle indagini nella mia giurisdizione.»
King scosse la testa con espressione sconcertata. «Todd, mi sa tanto che ti sei sorbito troppe autopsie. Perché non lasci che si occupino loro del caso? Hanno tutti gli uomini che vogliono e una vasta esperienza. Lascia che si facciano venire loro il mal di testa.»
«Non posso star zitto, ho il mio orgoglio, Sean» insistette Williams in tono offeso. «E voi due avete già dedicato un sacco di tempo a questo caso. Avete formulato ipotesi e idee. Chi ci dice che se lavoriamo insieme non possiamo risolvere il caso più in fretta dell’onnipotente FBI? Diavolo, Chip Bailey se ne va già in giro dove gli pare come se fosse il padrone della zona. Ci manca solo che mi dica di preparargli il caffè. Non aspetto altro. Prima gli pianto un proiettile in testa, a quel figlio di puttana!» Williams li guardò con aria implorante. «Dai, voi due avete altrettanta esperienza di chiunque altro di quegli individui. So che insieme possiamo benissimo risolvere questa rogna. E ricordate che noi viviamo qui, loro no. Dobbiamo di nuovo rendere Wrightsburg un luogo sicuro in cui vivere in pace. È casa nostra. Tutti contano su di noi.»
Michelle e King si scambiarono un’occhiata.
Michelle fu la prima a rispondere. «Be’, è una proposta allettante.»
«Come lo è il deltaplano» la rimbeccò King. «Non significa che lo devi fare per forza.»
«Dai, Sean, questo caso ti sta intrigando, non puoi negarlo» gli fece notare Michelle. «Staresti a rimuginarci sopra per ore, che tu ci lavorassi o no. Almeno, se saremo temporaneamente arruolati, indagheremo in via ufficiale, e così potremo fare ulteriori progressi nell’inchiesta.»
«E la nostra agenzia di investigazioni?»
«Ve ne potrete occupare comunque» si affrettò a rispondere Williams. «Non vi sto chiedendo di dedicare tutto il vostro tempo a questo caso. Ma quello che sono disposto a fare è darvi libero accesso a qualsiasi cosa. Non dovrete più venirmi dietro ovunque. Potrete andarvene dove volete, a parlare con chi volete e a ficcare il naso dove vi pare, grazie al mio distintivo. Sono io che comando. Posso arruolare come miei vice chiunque mi va, porco demonio!»
«E Bailey non avrà nulla da ridire?» domandò King in tono scettico. «Dài, Todd, lo sai meglio di me.»
«E se anche dovesse risentirsi? Non può discutere le vostre credenziali. Ma lasciate che me la sbrighi io. Pur di avervi andrò fino in fondo, anche se dovessi chiamare il governatore.»
«Non so» disse King «questa cosa potrebbe trasformarsi in una guerra giurisdizionale da incubo, e quando lavoravo nel Servizio segreto ne ho vissute fin troppe di battaglie di questo tipo.»
Michelle lo sgomitò scherzosamente. «Ma dài, che male vuoi che ci faccia?»
«Potremmo essere uccisi da questo psicopatico! Scommetto che questo ci farebbe male.»
Michelle guardò Williams e ammiccò. «Io ci sto.»
Il capo della polizia lanciò un’occhiata nervosa di sbieco a King. «Sean?»
Trascorse una lunga pausa di riflessione. «D’accordo» borbottò finalmente King.
«Bene» esclamò Williams sollevato. Levò di tasca un paio di distintivi d’argento, recitò due frasi in legalese ufficiale facendoli giurare uno dopo l’altra e consegnò loro i distintivi. «Okay, siete ufficialmente assunti. E ora guardate questa.»
Tirò fuori un foglio di carta e lo allungò verso di loro. Sean e Michelle lo lessero in simultanea.
«La lettera dell’assassino di Bobby, l’emulo di Mary Martin Speck, solo che lo nega» disse Michelle alzando gli occhi dal foglio.
King lesse la lettera ad alta voce:
Un’altra vittima. Con questa fanno cinque. Stavolta si è trattato di un pezzo grosso, ma prossimamente ce ne saranno altri. E no, non sono Mary. Non c’è nessuna Florence Nightinghell qui. La piuma era solo quello che è: una piuma per simboleggiare che razza di pesi piuma siete tutti! A presto. Non MMS.
King alzò lo sguardo con espressione pensierosa. «Sulla busta che conteneva la lettera c’era il simbolo degli orologi Zodiac?»
«No, non c’erano segni. Come la lettera Canney-Pembroke e la lettera Hinson. Abbiamo già cercato impronte digitali o altre tracce. Niente di niente.»
«Questa lettera dice che Bobby Battle era la vittima numero cinque» osservò King.
«Be’, in effetti è il numero cinque, Sean» replicò Williams.
«Ma la lettera Pembroke-Canney accennava solo alla morte di una creatura. Preso letteralmente, questo dettaglio rende Battle soltanto la vittima numero quattro. È una contraddizione inspiegabile, a questo punto.»
Williams si assestò una pacca sulla coscia destra. «Vedete? Ecco perché ho voluto a bordo voi due! Voi notate tutto, e traete deduzioni!»
«Potremmo essere completamente in errore nelle nostre deduzioni» ribatté King.
«Oppure potreste avere esattamente ragione» controbatté Williams. «C’è un’altra cosa che dovete sapere. Diane Hinson portava una cavigliera, una catenella d’oro. Non era sul cadavere, e non l’abbiamo trovata da nessuna parte in casa sua.»
King disse: «L’anello di Janice Pembroke, la medaglietta di san Cristoforo di Steve Canney, probabilmente l’anellino all’ombelico della Tyler e ora la cavigliera della Hinson».
«Forse li ha presi come souvenir» osservò Michelle. «Come trofei dei suoi delitti.»
«Può darsi. Mancava nulla a Bobby Battle?»
«Niente di cui sappiamo.» Williams studiò a fondo negli occhi King. «Allora qual è la vostra prossima mossa?»
King ponderò la domanda per qualche secondo. Alla fine rispose: «È ora di stabilire una volta per tutte se c’è qualche collegamento tra gli omicidi».
«Ma Sean, sappiamo che sono stati uccisi dalla stessa persona!» esclamò Williams.
«No, non lo sappiamo» ribatté King in tono brusco. «Ma non era questo che intendevo. Voglio dire che dobbiamo scoprire se c’è qualche filo comune tra le vittime, se in un modo o nell’altro loro sono collegate le une alle altre.»
«Ma negli omicidi seriali non lo sono!» protestò Williams.
«Questo potrebbe essere un’eccezione alla regola» affermò King. «E mentre siamo impegnati a scoprirlo, dovremo per forza tornare nella tana del leone.»
«La tana del leone?» ripeté una perplessa Michelle. «Che cosa vuol dire?»
«Dovremo tornare a fare visita ai Battle» rispose King.
«Penso che piuttosto preferirei affrontare di nuovo Priscilla Oxley» disse Michelle. «E lascia che ti dica che se quella donna mi chiama ancora “pollastrella” o “bambolina” va a finire male.»
Dopo che Williams se ne fu andato, Michelle domandò a King: «Allora, che cosa ti aspetti di scoprire dai Battle?».
«Con un pizzico di fortuna la risposta al tuo interrogativo sul perché Remmy non portasse la fede all’anulare. E anche la verità su cosa c’era nel cassetto segreto di Bobby.»
«Ma tutto questo è connesso al furto con scasso, non agli omicidi.»
«Esatto, solo che Battle potrebbe essere stato ucciso a causa di quello che c’era nel cassetto. Anche se fosse stato ucciso da qualcun altro, dobbiamo scoprire comunque da chi.»
«D’accordo, ma se uno dei Battle lo ha avvelenato, quando dovremo interrogarli a un certo punto ci troveremo a parlare con un assassino.»
«E prima scopriremo chi è meglio sarà.»
«Dunque, se è stato uno di loro, su chi scommetti? Eddie era con noi, perciò è stata la lady di ferro, la figlia sgualdrina o quella vipera della nuora?»
«Per ora evito giudizi. Ma se la morte di Battle è stata soltanto l’omicidio di un imitatore con un movente diverso, siamo ancora più lontani dal maniaco che ha assassinato quattro persone facendo la conta.»
«Perciò sei convinto che ci saranno altre vittime?»
«Chi lo sa?» King le allungò una pacca amichevole sulla spalla. «Tu vedi solo di fare molta attenzione quando sei in giro.»
«Sai che so badare a me stessa, Sean.»
«Non intendevo questo. Ti voglio intorno perché tu protegga me.»