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La registrazione del caso di violenza coniugale andò in onda durante tutti i notiziari delle undici: Lisa e Cart Ramsey, invidiabili e abbronzati, immersi in un ribollire di Jacuzzi, sul green di casa a imbucare palline, in sella a cavalli di razza a esibirsi in un numero alla Roy Rogers-Dale Evans, occupati in pudiche effusioni a uso del paparazzo di turno. Lisa nei panni di reginetta di bellezza e di sposa affascinante, inframmezzata da brevi sequenze in cui appariva in primo piano il suo volto dopo il pestaggio.

Poi la voce tetra dei commentatori nella descrizione della brutalità delle ferite inferte alla vittima, alla quale seguiva il portavoce del dipartimento, un fotogenico capitano di Parker Center che si chiamava Salmagundi, abile nel rispondere alle domande senza dare alcuna risposta.

Petra guardò il telegiornale seduta al tavolino nell’angolo della prima colazione, davanti a metà di un altro sandwich, sentendosi violentata.

Dopo la telefonata con il dottor Boehlinger aveva cercato di dipingere. Un paesaggio desertico al quale lavorava da mesi, strisce di terra di Siena e terra d’ombra sostenute da tracce di ocra rossa, palpiti di lavanda come sottintesi, lampi di nostalgia delle escursioni con suo padre. E mentre dava colpetti di pennello era certa che stesse funzionando.

Ma quando si era allontanata dalla tela aveva visto solo fango e quando aveva cercato di rimediare i suoi interventi erano stati goffi, come se a un tratto le si fossero intorpidite le mani.

Mentre lavava i pennelli, aveva acceso la televisione pensando di nuovo al dottor Boehlinger, alla madre che doveva ancora rincasare.

Chissà com’era perdere un figlio. Un figlio vero.

Chissà com’era avere un figlio, e quella riflessione aveva spalancato le porte dell’inferno sul ricordo delle sensazioni della gravidanza, quella sensazione quasi schiacciante di importanza.

A un tratto piangeva, fiotti di lacrime inarrestabili. Una reazione incontrollabile, se non per un angolo minuscolo del suo emisfero sinistro, che osservava e criticava: Che cosa diavolo ti ha preso?

Già, che cosa?

Solo dopo qualche rantolo era riuscita a dominarsi e si era asciugata rabbiosamente gli occhi con un fazzoletto di carta.

Dio, che spettacolo, che disgustoso patetismo! Il povero John Everett Boehlinger e sua moglie avevano perso un essere umano e tu stai lì a compiangerti come se la cosa espulsa dal tuo utero avesse anche solo una lontana sembianza umana.

Una pallottolina di polpa grossa come un acino d’uva in uno sciroppo di sangue.

Un grumo di sanguinolento potenziale, a galleggiare nell’acqua del water mentre lei in ginocchio si torceva nel dolore dei crampi e nei conati di vomito, provando per Nick odio abbastanza da desiderare di ucciderlo, per essere responsabile di quanto le stava accadendo.

Perché lo era, ne era certa. Lo stress, la gelida disapprovazione.

Averla piantata, il contrario preciso di quanto aveva promesso. Per aver saputo che lei era cresciuta senza una madre, che suo padre si stava consumando in un sanatorio di Tucson, che restare sola per lei sarebbe stato inferno autentico, mai e poi mai lui l’avrebbe abbandonata.

Forse era stato sincero quando aveva giurato.

Un uovo fecondato aveva il potere di cambiare ogni cosa.

Credevo che fossimo d’accordo, Petra! Prendevamo precauzioni, santo cielo!

Una sicurezza al novanta per cento non è il cento per cento, caro.

Allora perché non hai usato qualcosa di più affidabile?

Credevo che andasse bene… Stava chiedendo scusa? Davvero si stava scusando?

Splendido, Petra. Mandare a farsi fottere la tua vita e la mia così, per una svista. E tu saresti una donna istruita! Come hai potuto fare una cosa così stupida?


Sanguinolento potenziale. Dolori così spaventosi che le sembrava che la stessero squartando. Aveva appoggiato la guancia alla fredda porcellana del water, aveva fatto scorrere l’acqua, aveva ascoltato il gorgoglio che se lo portava via.

Sola, quasi incapace di reggersi in piedi, era montata in macchina per recarsi all’ospedale. Analisi, dilatazione e raschiamento, altri test, tre giorni in una cameretta di fianco a una donna che aveva appena dato alla luce il quarto figlio. Due maschi, due femmine, una girandola di parenti, cicciccì e tututù.

La cartolina di Nick era arrivata due settimane dopo. Tramonto su spiaggia. Santa Fe. Mi prendo un po’ di tempo per pensare. Non l’aveva più rivisto.

Lo squarcio apertosi nella coscienza di Petra si era ampliato, la zona di vuoto si era dilatata abbassando la sua soglia di immunità. Altri crampi, febbre, un’infezione, di nuovo in ospedale.

Controllo ambulatoriale. A gambe sollevate, spalancate, troppo provata per provare umiliazione.

La mesta solidarietà del dottor Franklin. Andiamo a parlare in ufficio. Disegni e fotografie.

Incapace di concentrarsi più di quanto lo fosse stata durante le tante, nebulose lezioni di igiene al collegio, aveva recitato la parte della finta tonta.

Che cosa mi sta dicendo? Sono sterile?

Franklin non era riuscito a continuare a guardarla negli occhi, aveva abbassato lo sguardo. Proprio come gli indiziati quando stanno per mentire.

Nessuno può dirlo con certezza, Petra. Oggi esistono molte procedure alternative.

Aveva buttato nel cesso la vita, aveva buttato nel cesso il suo matrimonio.

E aveva imboccato una carriera piena di morte. Usare il cordoglio altrui come monito costante sulla relativa pochezza delle proprie disgrazie le sarebbe stato di sostegno, giusto? In quel senso c’era da compiacersi dei più alti gradi di efferatezza, tanto peggio tanto meglio.

Allora perché diavolo stava piangendo? Erano anni che non piangeva.

Il caso in corso? Era appena iniziato, lei non aveva alcun rapporto con la vittima.

Poi aveva udito il nome di Lisa e i suoi occhi doloranti erano tornati allo schermo dove scorrevano le sequenze della vecchia registrazione. Si era sentita stupida per essersi sorpresa: come avrebbe potuto essere altrimenti? Ora milioni di persone guardavano quei sessanta secondi di registrazione che a lei e a Stu erano stati preclusi.

Aveva visto il telegiornale anche Stu? Sapeva che si coricava sempre di buon’ora, specialmente quando doveva recuperare qualche notte in bianco. In tal caso avrebbe voluto essere informato. Così pensava.

Telefonò alla sua abitazione di La Crescenta. Rispose Kathy Bishop, mogia.

«Ti ho svegliata? Scusa…»

«No, siamo in piedi, Petra. L’abbiamo visto anche noi. Ti passo Stu.»

Nemmeno un tentativo di scambio, eppure a Kathy piaceva chiacchierare. Diversa anche lei. Problemi coniugali? No, non era possibile, i Bishop erano il manifesto stesso della Solidità Matrimoniale, non mi deludere, Signore.

«Mi ha appena chiamato Schoelkopf», annunciò Stu. «Cito a memoria: ‘Evitiamo un altro letamaio alla O.J. Nel mio ufficio alle otto’.»

«Giusto per farti dormire sonni tranquilli.»

«Infatti. Com’è andata l’ambasciata?»

«Ho parlato al padre. Detesta Ramsey, da non poterlo vedere. È sicuro che sia stato lui.»

«Sulla base di qualche fatto?»

«Le botte. Dice che Lisa aveva paura di Ramsey.»

«Paura di che cosa da parte sua?»

«Non è stato esplicito.»

«Va bene. Ci vediamo alle otto.»

«Che cosa pensi della trasmissione in TV?»

Silenzio. «Immagino che possa tornarci utile. Ramsey diventa un indiziato di fatto e i pezzi grossi non vorranno fare la figura degli stupidi per averlo trascurato.»

«Non hai tutti i torti», commentò lei.

Silenzio.

«Va bene, non ti trattengo, ma c’è ancora una cosa. Boehlinger è direttore di un pronto soccorso, dev’essere uno abituato ad agire di testa propria. Sono sicuro che lui e sua moglie verranno giù al più presto. Lui odia Ramsey. Potrebbe decidere di passare alle vie di fatto.»

«Mmm», fece lui, come manifestando modesto interesse. Aveva reagito così anche al libro della biblioteca. Era lei a essere giù di forma? «Girala al capitano. Lui ha il cuore grande.»


Martedì, ore 07.57.

Edmund Schoelkopf sembrava più latino che teutonico, un cinquantenne basso che teneva alle apparenze, con labbra delicate, liquidi occhi neri, folti capelli di un corvino che poteva essere artificiale e che portava pettinati all’indietro a scoprire una fronte sfuggente e non molto alta. La sua pelle aveva il colore del pane integrale. Indossava copie di completi in doppiopetto di Armani e cravatte aggressive, che gli davano l’aria di un ex poliziotto passato ai servizi privati di guardie del corpo. Ma aveva trascorso ogni momento della sua vita lavorativa al dipartimento di Los Angeles e probabilmente non se ne sarebbe distaccato fino al giorno di andare in pensione.

Il suo ufficio rientrava nell’ordinaria amministrazione, il solito miscuglio di dotazioni municipali e donazioni di enti pubblici e privati. Fece accomodare Stu e Petra.

«Caffè?» La sua voce da basso aveva la sonorità arrochita del primo mattino, quasi inclassificabile in un registro umano. Sulla parete alle sue spalle c’erano i soliti grafici e le topografie con gli spilli. Ondate di criminalità che si riuscivano ad arginare ma mai a domare.

Il caffè sapeva di bruciato. Era previsto che rifiutassero e così fecero. Schoelkopf spinse la poltrona all’indietro e accavallò le gambe nei calzoni dalla piega perfetta.

«Sentiamo», esordì, tenendo per il momento a freno il tono di basso.

Stu gli riferì della visita a casa di Ramsey e Petra lo aggiornò sul suo colloquio con Patsy K., la perquisizione dell’appartamento e la verifica presso i vicini, la notifica della morte di Lisa al dottor Boehlinger. Messa così, sembrava che avesse lavorato molto più lei che Stu. Era vero. A lui sembrava non importasse niente, continuava a guardarsi intorno. Anche Schoelkopf appariva distratto, non reagì nemmeno quando Petra gli raccontò della droga trovata da Lisa.

«Il padre getta tutta la colpa su Ramsey, signore», concluse. «È chiaro che lo detesta.»

«Anche tu, se fossi al suo posto. Dunque… comincerete controllando quel nero allo studio, quel Darrell.»

«Senz’altro. E se Boehlinger decidesse di intromettersi?»

Gli occhi neri di Schoelkopf si fissarono sul centro della fronte di Petra. «Ce ne occuperemo se accadrà. Per ora dedichiamoci alla raccolta di dati. So che la Scientifica ha preso tutto quello che c’era da prendere, ma abbiamo per le mani niente che assomigli anche alla lontana a una prova concreta?»

Petra stava per scuotere la testa, ma fu preceduta da Stu. «Petra ha trovato qualcosa di interessante», disse il detective. «Un libro di biblioteca, in un posto elevato di qualche decina di metri sul luogo dove c’era il corpo. E ci sono altri elementi che indicano che lì c’era qualcuno almeno fino a poco tempo prima. C’è una formazione di rocce…»

«Ho visto le foto», lo interruppe Schoelkopf. «Quali altri elementi?»

Petra aveva chiuso i pugni. Cercava gli occhi di Stu, ma lui guardava il capitano. Qualcosa di interessante?

«Spiegami questi altri elementi, Barbie», la esortò Schoelkopf.

«Confezioni per generi alimentari», rispose. «Come quelle di un fast food. Briciole di carne trita, forse un taco. Orina su una delle rocce…»

«Qualcuno che mangia e piscia e legge?» sbottò Schoelkopf. «Che tipo di libro da biblioteca?»

«Presidenti degli Stati Uniti.»

Lui parve esserne irritato. «Prelevato di recente?»

«No, signore. Il timbro è vecchio di nove mesi.»

«Oh, andiamo, mi sembrano tutte stronzate.» Si versò caffè in gola. Il bicchierino fumava. Non poteva non essersi scottato. «Che cosa ti fa pensare che la persona che si trovava lassù c’era stata da poco?»

«La carne non era secca.»

«Una briciola di carne?»

«Qualche briciola. Carne trita.»

«Quanto impiega la carne trita a diventare secca?»

«Non lo so.»

«Non lo so nemmeno io, ma scommetto che varia a seconda della quantità di grasso che c’è nella carne, della temperatura e dell’umidità del luogo in cui si trova, Dio solo sa che cosa cazzo d’altro. E l’orina?»

«Secondo i tecnici era…»

«Siamo in un parco», tagliò corto Schoelkopf. «La gente ci va per mangiare e prendere una boccata d’aria, magari farsi una pisciatina quando non c’è nessuno in giro a guardare. Ci sono tavoli da picnic non lontano dal luogo del ritrovamento, giusto?»

«Sì, ma non in quel posto, capitano. Quelle rocce…»

«C’è gente che non ha voglia di fare la fatica di trovare un gabinetto. Ce n’è uno nei paraggi?»

«Appena oltre i tavoli da picnic.»

«La gente è pigra… Va bene, vedo che la carne e la pipì ti prendono bene, ma il libro mi dice che stai abbaiando all’albero sbagliato. Perché era buio, Barbie. Ti pare che uno se ne vada lassù per mettersi a leggere al buio?»

«Potrebbe essere arrivato presto ed essersi trattenuto fin dopo il tramonto…»

«Perfetto. Abbiamo un intellettuale che si interessa di scienze politiche e sta leggendo un libro sui presidenti Dio solo sa perché, tanto sono uno più becero dell’altro, e poi mangia, orina e mette giù la testa su una bella pietra e si addormenta. E si sveglia, guarda caso, giusto in tempo per vedere la fanciulla che viene affettata. Mi può anche andare. Dunque dov’è? È il tuo testimone.»

«Non stiamo dicendo che il libro abbia necessariamente una relazione con il cibo», obiettò lei. «È stato trovato un po’ lontano da…»

«Ehi», esclamò Schoelkopf, «se vuoi un regalo da Babbo Natale, benissimo. Ma per quel che ne sappiamo noi dietro quelle rocce c’era Ramsey, era lui che si masticava un hamburger e sprizzava qua e là, mentre aspettava che arrivasse lei. Lei compare, lui le salta addosso.»

«Da com’era vestita, capitano, è presumibile che avesse un appuntamento galante.»

«Con chi?»

«Forse Ramsey. Quando siamo stati a casa sua, non abbiamo trovato la macchina che usa normalmente, una Mercedes. Se ci è permesso fare domande, forse possiamo scoprire dov’è andata a finire.»

Schoelkopf si drizzò di scatto in poltrona. «Non pensate che vi sia permesso?»

Petra non rispose.

«C’è stata raccomandata prudenza», intervenne Stu.

«E che cosa cazzo c’è di male? Mai sentito parlare dell’Orenthal James S. detto Guardacometeloschiaffoinculo? Ricordate che fine fanno gli imprudenti?»

Silenzio.

Schoelkopf bevve altro caffè ma rimase proteso in avanti. «Procederete secondo le regole dopo che avremo stabilito sulla base di quali prove ci si deve muovere. Torniamo al vostro copione, diamo per scontato che aveva appuntamento con qualcuno e che per una ragione o per l’altra l’incontro avviene al parco. Ramsey, droga, o ha una tresca con un uomo sposato. O se la intende con qualcuno di qualche club sadomaso, chi diavolo può saperlo. E ammettiamo che il vostro presunto testimone oculare fosse dietro quelle rocce. Che genere di testimone si nasconde nei parchi di notte e piscia per terra? Assiste a un brutale omicidio e non ci chiama. Abbiamo il nostro Cittadino Modello?»

«Forse un senzacasa…» cominciò Petra.

«Brava», si complimentò Schoelkopf. «Uno sbandato, uno che non ha tutte le rotelle a posto. Nessuna persona sana di mente, nessuna persona con le carte in regola, se ne starebbe di notte da solo al Griffith Park. Questo vuol dire che abbiamo a che fare con un vagabondo o un barbone o magari persino con l’autore stesso di questa bella impresa. Sì, sono pronto anche a digerire la storia di un barbone che legge le biografie dei presidenti d’America, ma finché non mi avrete trovato una pista solida non autorizzerò nessuna divulgazione di questi particolari perché in questo caso non faremo la figura degli idioti.»

«Non mi aspettavo niente di diverso, capitano», ribatté Petra.

Schoelkopf si accarezzò il labbro superiore. Aveva mai avuto i baffi? «Bene. In conclusione mi state dicendo che non abbiamo un cazzo di niente. Fatemi analizzare tutto quanto. Carne trita, libro, pipì, ma non lasciatevi distrarre perché la pista è debole. E trovatemi la macchina della vittima, perdio! Frattanto ecco che cos’ho fatto io per voi nel mondo reale: mi sono assicurato che il coroner assegnasse al caso un patologo competente e non una delle solite affettatrici a mano. Ho chiesto a Romanescu di fare personalmente da coordinatore e lui ha accettato, ma chi diavolo si fida di uno che lavorava per i comunisti? Lo stesso per i tecnici. Ho chiesto a Yamada di dirigere le operazioni nella speranza di non ritrovarci con il culo per terra per colpa di qualche sbiellato, qualche altro travestito del cazzo come sapete chi intendo, e potete scommettere che la stampa non aspetta altro. Dovrebbero darci qualche preliminare tra non molto, tenetevi in contatto. Quello che sto dicendo è quanto segue: ogni traccia di fibra e sostanza di qualunque genere verrà microanalizzata a livello atomico. Non venitemi a raccontare che il novantanove per cento delle volte i risultati della Scientifica sono inutili, lo so da me, ma dobbiamo mettere in cascina tutti i fondamentali. Sulle mani della vittima non sono state trovate ferite difensive, ma questo non significa che non abbia offerto la minima resistenza, dunque preghiamo con tutto il cuore che da qualche parte sia finita una dannata molecola di liquido organico con una storia da raccontarci.»

Si grattò un incisivo con l’unghia. «Niente graffi su Ramsey, eh?»

«Niente di visibile», confermò Stu.

«E voi toglietevi pure dalla testa di obbligarlo a togliersi i vestiti di dosso in tempi brevi», li ammonì Schoelkopf. Gli occhi neri scesero sui messaggi telefonici. «Almeno non siamo di fronte a un problema razziale. Per ora.»

«Per ora, capitano?»

Schoelkopf prese il bicchierino vuoto, ci guardò dentro, meditando sulla plastica. «Quest’uomo di colore, questo Darrell. Non sarebbe un bel colpo? Che cos’altro sappiamo di lui?»

«La cameriera ha detto che lavorava con Lisa. E che era più anziano di lei. Come Ramsey.»

«Dunque ha voglia di scoparsi suo padre. Buttami giù quattro righe per il corso di psicologia.» Schoelkopf posò il bicchierino, li fissò entrambi, poi guardò altrove. «Secondo punto all’ordine del giorno: ieri sera alle dieci mi chiama Ramsey. Lui in persona, non qualche avvocato, e l’operatrice al servizio di segreteria decide saggiamente di passarmelo. Prima mi espone il suo cordoglio, dice tutto quello che può fare per essere d’aiuto. Poi mi racconta del pestaggio, lo passeranno in televisione questa sera, vuole spiegarmi che è successo una volta sola, non si stava scusando, ma è stata una volta sola. Dice che c’è un risvolto sempre passato sotto silenzio, lei gli ha dato uno spintone e lui si è incavolato. Ha detto che è la cosa più stupida che abbia mai fatto in vita sua, era pieno di vergogna.»

Schoelkopf ruotò un dito nell’aria. «E cazzecetera.»

«Per coprirsi il posteriore», commentò Stu. «A noi non ne ha parlato.»

«È una star», mormorò Petra. «Conferisce solo con i superiori.»

Il colorito di Schoelkopf s’intensificò. «Sì, è evidente che quel bastardo sta cercando di operare un’impasse, chiamando senza uno scudo legale. Questo mi dice che pensa di essere più furbo di quello che è. Quindi se riusciamo a procurarci qualche prova sostanziale, forse c’è modo di strappargli il terreno da sotto i piedi. Non che potremmo venircene fuori allo scoperto senza che quello ci piazzi davanti un avvocato a parlare per conto suo così veloce che neanche Michael Jackson cambia faccia tanto in fretta. Intanto però contrattacchiamo con un’impasse anche noi. Ecco che cosa intendo per contesto: niente mosse premature, nessuna possibilità che ci accusino di pregiudizio.»

«Quella trasmissione televisiva…» cominciò Petra.

«Vi offre una buona ragione per parlare con lui di tante cose, ma allo stesso tempo dovrete aver effettuato un’esauriente verifica di tutti gli omicidi analoghi. Sto parlando di due anni. Anzi, facciamo tre. In tutti i distretti cittadini. Resoconti scritti assolutamente precisi.»

Petra era sbigottita. Era un incarico che avrebbe richiesto non ore, bensì giorni a tavolino. Lanciò un’occhiata a Stu.

«Di che tipo di analogie stiamo parlando?» volle sapere lui.

«Cominciamo con le ragazze con ferite multiple da coltello», rispose Schoelkopf. «Ragazze uccise nei parchi, bionde uccise nei parchi, tutto quello che c’è, i detective siete voi. E non mancate di controllare se c’è qualche accoltellatore nuovo che opera nelle zone extraurbane intorno al parco, per esempio Burbank, Atwater. Magari Glendale, Pasadena… sì, senz’altro Glendale e Pasadena. La Canada, La Crescenta. Cominciate da lì.»

Né Stu né Petra aprirono bocca.

«E strappatevi quel broncio dal muso», li redarguì Schoelkopf. «Questa per voi è una polizza d’assicurazione. ‘Sì, signor Blabla, avvocato della difesa, abbiamo guardato bene in ogni pieguzza e rughina prima di schiaffarlo nel culo al signor Ramsey.’ Pensateci bene. Pensate alle vostre facce in televisione, a quel bel programma sulla giustizia dell’amico Mark Fuhrman, non so dove nell’Idaho. Perché ci siete voi in prima linea, a meno che il caso diventi troppo grosso e noi non lo risolviamo e allora lo passano alla divisione Criminale giù alla Centrale.»

«Cosa che possono fare comunque», osservò Stu.

Schoelkopf fece un sorriso omicida. «Tutto è possibile, Ken. Ecco perché il nostro lavoro è così simpatico.» Cominciò a sfogliare i messaggi telefonici.

«Qual è la procedura con Ramsey?» chiese Stu. «Aspettiamo di aver visionato tutti gli analoghi prima di avvicinarlo o ci è permesso cominciare da subito?»

«Di nuovo quel permesso? Voi due pensate che questa cosa vi sia imposta?»

«Desidero solo non fraintendere le regole del gioco.»

Schoelkopf alzò gli occhi. «La sola regola è usare il cervello. Sì, dannazione, parlate a Ramsey. Se non lo fate, ci mettono in croce lo stesso. Ma contemporaneamente farete anche i vostri compitini a casa. Se no Dio per che cosa avrebbe inventato gli straordinari?»

Raccolse uno dei messaggi in una mano e il ricevitore nell’altra, ma Stu rimase seduto e Petra lo imitò.

«Quanto a Ramsey, ho delle fonti agli studi cinematografici…» disse Stu.

«Qui vedo un problema», replicò Schoelkopf alzando di nuovo la testa. «Quelli del cinema sono un branco di teste di cazzo con mezzo miglio di lingua. Il fatto che le tue fonti siano pronte a parlare con te significa che non sono brave a tenere la bocca chiusa, giusto?»

«Questo è vero in ogni caso…»

«Il nostro non è ogni caso.»

«Che cosa gli impedisce di rivolgersi comunque alla stampa, capitano?» domandò Petra. «Se le testate scandalistiche cominciano a spargere denaro potrebbero scatenare un coro inarrestabile. Dobbiamo fare la posta ai telegiornali?»

Gli incisivi superiori di Schoelkopf si affondarono nel labbro inferiore. «E va bene, scegliti una o due di quelle fonti, Ken», concluse come se Petra non avesse parlato. «Ma sappi una cosa: sarai giudicato. Parla con quel nero, vedi che cosa c’è sotto. Meglio prima che dopo. Buona giornata.»

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