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Sono appena uscito dal bagno. È dove sono scappato dopo che ho smesso di piangere. Quando sono uscito ho sperato quasi che Sam non ci fosse, invece era lì a lucidare la bottiglia d’argento delle offerte con un lembo della giacca. Io avevo gli occhi asciutti. Mi sembrava di vivere un brutto sogno.

«Hai qualche ora prima che vengano a pregare questa sera», mi ha detto, continuando a lucidare.

Io mi sono seduto di nuovo a pensare. Non mi è venuta nessuna idea. La promenade, tutta quella gente, ora mi sembrava un posto stregato.

Non ho visto altre vie d’uscita, così ho accettato di andare a casa di Sam. «Ma non durante il giorno, non voglio che nessuno mi veda.»

«Questo è un po’ difficile, Bill. La gente comincerà ad arrivare prima che faccia buio. E io devo essere qui a organizzare.»

Ci accordiamo in questo modo: alle sei mi porterà da mangiare e mi nasconderà sulla sua macchina. Io resterò lì mentre gli ebrei sono in preghiera, sul sedile posteriore, sotto una coperta.

«Per quanto tempo pregate?»

«Un’ora suppergiù. Io poi mi trattengo per riordinare. Quando non ci sarà più pericolo te lo farò sapere.»

«Grazie.»

«Di niente», dice lui. «Tu pensa solo a curarti di te stesso.» Poi ride. «Senti chi parla, eh? Hai da bagnare il naso a chiunque per come hai badato a te stesso finora.»

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