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Petra fissò la porta attraverso la quale era appena uscito Stu, poi si alzò per seguirlo.

Lui riapparve sulla soglia prima che lei ci arrivasse. Con la testa inclinata.

Vieni qui.

Sicuro, la tua fedele, piccola ancella che ubbidisce a bacchetta.

Si guardarono negli occhi. Il suo volto era di pietra, niente scuse. Decidendo di preservare la propria dignità, Petra lo seguì giù per le scale e fuori dall’edificio, nel parcheggio sul retro, dove aveva lasciato il suo Suburban. Non era immacolato come al solito, aveva i finestrini sporchi ed escrementi di uccelli sul cofano bianco.

«Cosa diavolo c’è, Stu?» lo affrontò.

Lui aprì lo sportello del passeggero, le fece cenno di entrare, girò intorno al camioncino e si sedette al volante.

«Non andiamo da nessuna parte», lo ammonì lei rimanendo giù. «Qui c’è qualcuno che deve lavorare.»

Lui fissò lo sguardo attraverso il parabrezza. Il sole gli ricalcava il profilo in arancione. Un modello per la copertina di un tascabile non avrebbe potuto posare meglio. L’attore consumato.

Petra salì e chiuse lo sportello con forza abbastanza da far dondolare tutto il veicolo.

«Ti devo una spiegazione», disse Stu.

«Va bene.»

«Kathy è malata di cancro.»

Un nodo serrò la gola a Petra e quasi non riuscì a respirare.

«Oh, Stu…»

Lui alzò un dito. «La operano domani. Le hanno fatto delle analisi. Non eravamo sicuri. Ora lo siamo.»

«Mi dispiace, Stu.» Perché non me l’hai detto? Non abbastanza intimi, evidentemente. Otto mesi a correre dietro ai cattivi non bastano a consolidare un rapporto.

«Un seno solo», continuò lui. «Se n’è accorto il suo dottore durante una visita. Pensano che sia un tumore isolato.»

«Che cosa posso fare?»

«Niente, grazie, è tutto sistemato. Mia madre prende i bambini e mio padre si occupa dell’ospedale.»

Appoggiò il braccio destro sulla console. Petra gli posò la mano sulla manica. «Va’ a casa, Stu. Pensiamo a tutto io e Wil.»

«No, è questo il punto. Pensavo di prendere un permesso, ma Kathy non ne ha voluto sentir parlare. Mi vuole a casa questa sera per accompagnarla all’ospedale, mi ha detto che posso restare fino a quando si addormenta. E domani, quando uscirà dalla sala operatoria, sarò lì. Ma per il resto del tempo vuole assolutamente che io continui a lavorare. Anche quando comincerà la radioterapia… Forse potranno limitarsi a un’asportazione parziale, ancora non sanno.»

«Hai intenzione di mantenere il posto?» domandò Petra.

«Così vuole Kathy. La conosci.»

Petra la conosceva molto poco. Dolce, graziosa, efficiente, supermamma, mai senza trucco. Reginetta del ballo di fine d’anno al liceo, con credenziali da insegnante che non aveva mai utilizzato. Durante le uscite di famiglia, Petra aveva riconosciuto in lei la superorganizzatrice.

Un po’ riservata… siamo onesti, più che riservata. Dietro una cortesia solo superficiale, aveva sempre mantenuto le distanze e Petra l’aveva considerata gelida.

Trentasei anni. Sei figli.

Pensò a suo padre che aveva cresciuto cinque figli da solo. E a Stu, che per tutto quel tempo aveva lottato per non lasciarsi andare.

«È così forte», disse Stu. «Io non sono mai andato a letto con nessun’altra.»

Lo dichiarò con meraviglia. Petra gli accarezzò il braccio.

«Il più degli uomini si stancano di stare sempre con la stessa donna. Io non ho mai voluto che Kathy. L’amo davvero, Petra.»

«Lo so.»

«Cerchi di fare tutto giusto, di vivere in un certo modo… so che non si mercanteggia con Dio, lui ha i suoi piani, però…»

«Andrà tutto bene», lo confortò Petra. «Vedrai, si risolverà.»

«Guarda Ramsey», ribatté lui. «Ha una moglie che gode di buona salute e la concia in quel modo. Quella Eggermann. Tutte le cose che ci tocca vedere.» Appoggiò la testa al volante, si abbandonò a laceranti, rochi singhiozzi.

Prima Vivian Boehlinger, ora lui.

Ma era diverso. Stu faceva parte della sua vita.

Petra lo abbracciò.

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