Sentendosi in colpa e inutile ma attento a mostrarsi calmo e vigile, Stu si sistemò il nodo della cravatta e indossò la giacca dell’abito. Cinque ore di telefonate. Nessun caso con analogie con quello di Lisa Ramsey. O quello di Ilse Eggermann.
Non sapeva che cosa pensare dell’omicidio della giovane tedesca; non stava ottenendo aiuto né dalla polizia austriaca, né dall’Interpol, né dalle compagnie aeree. L’indomani avrebbe provato la dogana e il controllo passaporti. E avrebbe chiesto che cosa ai rispettivi funzionari? Di tenere gli occhi aperti sui possibili spostamenti di un certo Lauch? Buona fortuna. Contemplò la foto segnaletica viennese. Una faccia che non passa inosservata, eppure era peggio di un ago in un pagliaio.
Forse a Petra andava meglio con Ramsey.
Forse no. Gli era difficile prenderla a cuore… Riordinò la scrivania e chiuse i cassetti a chiave. Attraversò la sala operativa. Wilson Fournier era al telefono, ma proprio nel momento in cui Stu gli passava accanto, il detective di colore riappese imbronciato e recuperò la propria giacca. Il partner di Fournier, Cal Baumlitz era in convalescenza dopo aver subito un intervento a un ginocchio e Fournier lavorava solo da giorni. La fatica cominciava ad affiorare.
«Una chiamata nuova?» s’informò Stu sforzandosi di essere socievole.
«Fregatura nuova, piuttosto.» Fournier era di statura media, snello, testa rasata e baffi folti che ricordavano a Stu uno degli attori che aveva visto in Apriti Sesamo quando lavorava di notte e aveva le mattine libere da trascorrere con i figli.
Fournier si allacciò la fondina e raccolse i suoi bagagli. Uscirono insieme. «La vita intera è una fregatura, Ken. Tu e Barbie vi beccate Lisa Ramsey, sotto le luci della ribalta, io mi busco una scarrozzata a fine turno per andare a controllare un presunto malintenzionato ovvero topo d’appartamenti ovvero aspirante stupratore ovvero fumo senza arrosto.»
«Vuoi prenderti Ramsey?»
Fournier rise. «Sì, sì, so che la celebrità ha il suo prezzo.»
«Che genere di presunto malintenzionato stupratore?»
Fournier scosse la testa. «Questa storia dello stupratore è una merdata. Oh, chiedo scusa, volevo dire escremento. Se non sbaglio noi dovremmo occuparci di omicidi e qui che cosa abbiamo? Non dico uno che c’è rimasto, ma nemmeno che si sia fatto un graffio. Allora che cosa c’entro io? Quando ho quattro 187 aperti e il capo che mi sta sul collo. Maledetto lui e la sua escrementizia politica sociale.»
Qualche passo più avanti, giusto per cortesia, Stu domandò: «Che cos’è successo di preciso, Wil?»
«Una casa a North Gardner, due lesbiche tornano a casa dopo una settimana a Big Sur, scoprono che qualcuno è stato in cucina, si è mangiato dei cibo, si è fatto una doccia. Arrivano che l’intruso è ancora lì, la doccia sta andando. Panico. Scappano urlando dalla porta principale mentre l’intruso se la batte da dietro.»
«Che cos’ha rubato?»
«Da mangiare. Un pezzo di ananas, mortadella, un analcolico. Uno svaligiamento in grande stile, eh?»
«E dov’è lo stupro?»
«Infatti.» Fournier fece una smorfia disgustata. «Lesbiche. Una pila così di posta davanti alla porta. Se ne stanno via una settimana intera e pensi che ci facciano qualcosa? Lascino le luci accese? Mettano un allarme o piazzino in casa un rottweiler o un serpente velenoso o un AK-47? Ma dimmi, Ken, chi vuoi che possa ancora credere di poter contare su di noi per porre un minimo di freno al crimine?»