Spruzzi rossi si sprigionarono dalla schiena, il collo, la nuca di Balch. Più tardi Petra avrebbe saputo di averlo colpito nove volte in un’area di mezzo metro di diametro. Ogni singola pallottola era stata letale. Un piccolo cerchio di morte.
Stramazzò accanto alla vasca da bagno e lì rimase, con la pistola tra le dita. Petra la spostò con la punta del piede, la mandò a finire contro la parete. Sferrò un calcio anche a lui per essere sicura che fosse morto, ma forse non era quella la sola ragione. Il coltello era caduto dall’altra parte. Un coltellaccio militare con il manico nero rivestito di gomma dura. Allontanò anche quello con un calcio e scavalcò il cadavere vestito di nero. Le piastrelle erano costellate di frammenti di osso arrossati dal sangue. Della porta del bagno restava ben poco, un avanzo di telaio appeso ora a un solo cardine.
Il bambino era in posizione fetale nella vasca.
Quel che rimaneva della vasca. Il pavimento del bagno era cosparso di pezzi di porcellana, schegge di vetro, polvere di piastrelle. Il sangue sgorgato dalla schiena di Balch serpeggiava tra le macerie. Sembrava che in quello spazio ristretto fosse scoppiata una guerra. Come aveva potuto quell’idiota pensare di farla franca?
Ci era andato vicino.
Petra non aveva trovato un posto da cui sorvegliare la casa e, sebbene non avesse notato segni di intrusione, l’istinto l’aveva indotta a parcheggiare in seconda fila.
Era scesa nell’aria salmastra temendo di aver seguito un’altra falsa pista.
Poi alcuni colpi di pistola avevano violentato il silenzio, lei aveva estratto la sua ed era corsa dietro la casa, aveva trovato la porta sfondata, una cucina fiocamente illuminata oltre la soglia, un’altra porta semidistrutta sulla sinistra, una sagoma vestita di nero che quasi le riempiva totalmente il riquadro, un coltello alzato, le gambe inerti di un bambino.
«Fermo!» aveva gridato, ma non era stato un avvertimento; aveva già cominciato a sparare.
Quando si chinò sul bambino, lui si rifiutò di muoversi, rimase raggomitolato, gemette quando lei gli parlò, urlò quando lei lo toccò. Che piccolo, che magro! Aveva i capelli sporchi di sangue, disseminati di schegge di vetro. Dodici anni, ma della taglia di un bambino di dieci. Era rannicchiato in una pozza giallognola. Sentì odore di feci, vide la macchia che gli copriva il fondo dei calzoni.
L’impulso a sollevarlo, stringerlo tra le braccia, cullarlo, la investì così forte da farla star male. Si inginocchiò, gli parlò, finalmente riuscì ad accarezzargli i capelli senza che lui la respingesse.
Lo sentì smettere di tremare, irrigidirsi, finalmente rilassarsi. Gli cinse la testa e lui la lasciò fare. Sapeva come dargli conforto. In quel momento le sovvenne Nick. Avevi torto, testa di cazzo.
Quando il bambino riprese a respirare regolarmente, lo adagiò con delicatezza sul fondo della vasca e chiamò un’ambulanza e rinforzi. Tornò in bagno e restò con lui, gli tolse i frammenti di vetro dal cuoio capelluto, si ferì un dito, non ci fece caso. Lo chiamò per nome, usò il tono più suadente senza sapere in realtà che cosa dirgli, spinta dal desiderio di calmarlo, ma come consolare un bambino reduce da un’esperienza come quella?
Udì le sirene. Fecero irruzione gli agenti della Pacific Division. Poi arrivarono i lettighieri. Solo quando il bambino fu su una barella, Petra si decise a staccarsi da lui. Di nuovo in posizione fetale, così piccolo sotto la coperta. Entrò affranto un uomo anziano, si guardò intorno sgomento. I lettighieri che trasportarono via il bambino sembravano partecipi, addolorati.
Petra li guardò allontanarsi, ignorò le domande del vecchio. Non ascoltò nemmeno gli agenti in divisa. Tornò al cadavere di Balch e lo rovesciò.
Non era Balch. Uno sconosciuto.
Fu un trauma che le andò dritto al cuore, la colse una sudorazione improvvisa.
Poi trasalì di nuovo, un sussulto ancora più forte. Era lui.
Ramsey.
Aveva eliminato i baffi e la sua pelle era diversa, di un color salmone ottenuto con un’applicazione di cerone teatrale, ora screpolato intorno alle narici. Ombre scure sotto gli occhi, trucco grigio. La folta parrucca bionda fuori posto lasciava intravedere qualche ricciolo bruno. Tintura bionda per le sopracciglia. Persino a quelle aveva pensato!
Occhi azzurri, opachi come acqua di fogna.
Bocca aperta, la solita espressione, imbambolata della morte. Vedeva la lingua rivolta all’indietro, il sangue che gli si andava raccogliendo in fondo alla gola.
Pensando al terrore che aveva fatto vivere al bambino, pensando a Lisa, Ilse ed Estreila Flores, avrebbe accettato volentieri l’occasione di ucciderlo una seconda volta.