«È quello», annunciò Wil con il telefono all’orecchio.
L’Ocean Front Walk era buio e deserto e si scorgevano appena i contorni del baracchino. Quando furono vicini Petra constatò che era di dimensioni modeste, al momento chiuso da una serranda a tapparella.
«Va bene», mormorò Wil parlando al telefono. «Abbiamo l’indirizzo di casa», spiegò rivolgendosi a Petra. «West Hollywood. Naturale.»
Erano a pochi passi dal baracchino. Nessuno sulla promenade per almeno cento metri. Avevano incrociato un vagabondo all’angolo di Paloma e Speedway e Petra ne aveva visto un altro abbandonare la panchina su cui era seduto e allontanarsi in direzione nord. La risacca bisbigliava segreti e la spiaggia sembrava di ghiaccio.
Stavano per girarsi quando Petra notò un particolare: la serranda non era stata calata fino in fondo, era rimasto uno spiraglio di cinque centimetri.
Estrasse la pistola e allungò il passo, seguita da Wil. All’angolo basso destro della serranda era saldato un anello in cui infilare il lucchetto da fare abbassare nell’anello corrispondente, imbullonato al bancone. Ma il lucchetto non c’era. Sbirciò nello spiraglio. Buio, ma scorgeva le sagome di oggetti avvolti nella plastica… cartoline… cappelli. Erano del tipo di quello che indossava William Straight.
Indietreggiò portandosi sull’altro lato dell’Ocean Front continuando a tener d’occhio il baracchino mentre si rivolgeva a Wil sottovoce: «Chiari segni di manomissione, è nostro dovere indagare».
«Senza dubbio», rispose lui. «Accertiamoci solo che non abbiamo a che fare con uno svitato chiuso là dentro per farci qualche scherzo poco piacevole. Guardiamo prima dietro.»
Scivolarono senza rumore lungo il lato nord del baracchino, aiutandosi con le torce tascabili. Troppo buio, troppo silenzio. A Petra piaceva usare il cervello. Individuare un colpevole con la forza dell’intuizione e del ragionamento. Quelle scene da telefilm d’azione non le andavano a genio.
Dietro al baracchino c’erano due cassoni da imballaggio, tavole sormontate da stecche inchiodate sui fianchi. Alla luce della torcia vide che provenivano dal porto mercantile di Long Beach.
La porta sul retro del baracchino era munita di un pesante lucchetto chiuso. No, il venditore di souvenir era senz’altro andato a casa, a meno che si fosse trattato di un furto senza premeditazione, un gesto impulsivo… I cassoni puzzavano di immondizie. Gli altri esercizi commerciali usavano cassonetti, per rispetto delle norme municipali. Il russo faceva economia?
Approfittò dell’appoggio che offrivano le stecche orizzontali e si issò a guardare nel primo cassone. Niente.
Trovò Zhukanov nel secondo, riverso su un cumulo di rifiuti, con la bocca aperta nell’espressione istupidita del cadavere, un braccio aperto, l’altro incastrato sotto la testa a un angolo che sarebbe stato dolorosissimo se fosse stato vivo.
Ventre squarciato. Nella luce della piccola torcia i suoi intestini sembravano un groviglio di anguille ipernutrite.
Stessa modalità impiegata per Lisa.
Dunque Balch non era mai partito e la telefonata alla compagnia aerea era solo un diversivo come lei aveva sempre sospettato. Allora a che proposito l’aveva cercata Stu?
Ma non era il momento di perdersi in riflessioni. Ispezionò i rifiuti con la luce della torcia e ora si accorse del sangue, un’enorme macchia allungata, che aveva intriso le immondizie.
Anche Wil aveva trovato del sangue. Macchioline e gocce sull’esterno della cassa, un’altra macchia più grande per terra. E lei ci aveva messo dentro i piedi, dannazione! Come aveva potuto essere così cieca?
Avvertirono la Pacific Division e fu loro ordinato di piantonare il baracchino: ci sarebbe probabilmente voluto del tempo prima che arrivasse qualcuno perché a Oakwood c’era stata una sparatoria e alcune delle vittime respiravano ancora.
Dentro il baracchino non trovarono segni di effrazione, solo giocattoli dozzinali. Nel piccolo retrobottega c’erano una sedia e un tavolino pieghevole cosparso di fatture e bolle ammassate senza un ordine apparente. A un chiodo pendeva un giubbotto. Poco distante erano appesi anche una mazza da baseball segata e munita di laccio di pelle e un tirapugni d’ottone.
Dunque il russo aveva le armi con cui difendersi, ma evidentemente era stato colto di sorpresa.
Le bottiglie accumulate in un angolo potevano esserne la spiegazione. Etichette di produttori russi di infima qualità, vodka lattiginosa. Una delle bottiglie era quasi vuota. Zhukanov aveva bevuto e abbassato la guardia? Si era carburato con l’alcol per uccidere Moran?
Posto che lo avesse ucciso lui. Forse erano stati soci in affari, complici in qualche traffico di droga, magari, e avevano complottato insieme per incassare i venticinquemila.
Balch aveva chissà come mangiato la foglia e li aveva liquidati entrambi.
Ma perché portare Moran ad Angeles Crest e lasciare Zhukanov al baracchino dove sicuramente sarebbe stato rinvenuto?
Guarda che cosa so fare!
La ferita addominale inferta a Zhukanov era omologa di quelle subite da Lisa e Ilse. Ma Moran era stato assassinato secondo modalità diverse, dunque era presumibile che fosse stato il russo a uccidere il patrigno del bambino e Balch ad ammazzare Zhukanov.
Poteva esserci una ragione sola: il russo era in possesso di informazioni vitali su William Bradley Straight.
A Wil, Zhukanov aveva detto solo che il bambino gli aveva comprato un cappello.
Non giustificava un omicidio.
Allora il russo doveva aver tenuto altre informazioni per sé.
Espose in modo concitato le sue teorie a Wil che stava esaminando la parte inferiore del bancone in cerca di altre macchie di sangue.
Petra gli parlò con affanno maniacale, incredula lei stessa della tensione che si sentiva nella voce. Wil l’ascoltò. «Pensi che Zhukanov avesse visto il bambino una seconda volta?» chiese. «Che avesse scoperto dove si nascondeva? E Balch come lo avrebbe saputo?»
«Non ne ho idea, ma se è stato lui ha colto Zhukanov di sorpresa. Forse con la forza. Oppure Zhukanov era ubriaco. O Balch ha escogitato un modo per ingannarlo. Il russo moriva dalla voglia di incassare la ricompensa. Può darsi che l’avidità l’abbia accecato.»
«Un trucco», annuì Wil. «Impersonando magari qualcuno che aveva motivi legittimi per chiedere informazioni sul ragazzo?»
«Già», convenne Petra. «Un assistente sociale… un poliziotto. Forse Balch ha impersonato un poliziotto.»
Wil rifletté. «Ci vuole poco. Basta un distintivo. Sì, l’ingordigia di Zhukanov può aver fatto il resto. Ma perché Balch lo avrebbe ucciso ora sapendo che gli avremmo dato la caccia? Non è troppo rischioso?»
«Ancora non l’abbiamo acciuffato. Può darsi che non sappia nemmeno che lo cerchiamo», considerò Petra. «E se gli è servito per rintracciare il ragazzo, può esserne valsa la pena. Questo mi dice che è molto probabile che Zhukanov sapesse qualcosa di più di quanto avesse ammesso la prima volta.»
Petra tornò nel retrobottega mettendosi a frugare con frenesia. Giocattoli, tutti quegli stupidi giocattoli… niente nelle tasche del giubbotto… il tavolino, le ricevute… Le raccolse tutte in un solo mucchio, cominciò a esaminarle.
Passate in rassegna le prime dieci, trovò una ricevuta fiscale in bianco, niente data, niente estremi di una vendita. Solo una scritta:
2RTRM34
Un numero di targa? Il russo aveva visto William Straight su un’automobile e aveva trascritto il numero della targa? Tutti sapevano com’era facile ottenere informazioni dalla Motorizzazione in cambio di una piccola mancia. Solo pochi mesi prima gli organi di stampa avevano smascherato uno scandaloso giro di bustarelle. Un tipo come Zhukanov non poteva non essere avvezzo a quel genere di piccoli atti di corruzione.
Cercò un telefono. Non ne trovò. Fournier stava ancora esaminando il bancone a caccia di macchie di sangue. Si fece prestare il cellulare. Qual era il numero del servizio notturno alla Motorizzazione per l’identificazione dei veicoli… Sì, sì, lo ricordava. Trovò un’impiegata che la costrinse a fare appello a tutta la sua forza di volontà per non lasciarsi andare a esplicite minacce.
Dio mi scampi dai regolamenti.
Una giusta dose di fermezza riuscì finalmente a indurla a collaborare e dopo una rapida ricerca al Computer Petra ebbe l’informazione che aveva richiesto: Samuel Morris Ganzer, Sunrise Court 23, Venice.
Data di nascita del 1925.
Un uomo anziano.
William si era trovato un protettore?