26

Alle sette e un quarto Petra chiamò l’abitazione di Ramsey. La cameriera spagnola rispose con «un momentito…» e la pregò di attendere.

Due minuti, tre, cinque, sei.

Ramsey stava escogitando un modo per evitarla? Aveva usato un’altra linea per consultarsi con il suo avvocato? Si preparò a cozzare contro un muro. Ne avrebbe preso debitamente nota e avrebbe provato di nuovo i Boehlinger.

Una voce. «Detective Connor…» Il grand’uomo in persona.

«Buonasera, signor Ramsey.»

«Avete scoperto qualcosa?»

«Temo di no, signore, ma non mi dispiacerebbe parlare di nuovo con lei.»

«Bene. Quando e dove?»

«Potremmo fare a casa sua, il più presto possibile?»

«Vogliamo fare adesso?»


Si accodò ai residui dell’esodo dell’ora di punta nella Valley. Qualche idiota aveva ribaltato un camion carico di mobili da giardino vicino all’uscita di Canoga Park e migliaia di guardoni di disgrazie non potevano fare a meno di rallentare e contemplare chaise-longue accartocciate e macerie di abbeveratoi per uccelli in falso cemento. Che cosa c’è di tanto affascinante nelle miserie altrui? E da che pulpito veniva? Proprio lei, che dalle miserie altrui guadagnava da vivere.

Usa in maniera costruttiva del tempo che ti è concesso. Sonda l’animo di Ramsey.

Ma non aveva un piano articolato, nessun punto preciso su cui concentrarsi, perché la pianificazione eccessiva può essere peggio di una recita a braccio, quando non si hanno fatti. Una cosa era chiara: niente duelli. Avrebbe presentato un atteggiamento socievole e se Ramsey gliel’avesse resa difficile o avesse rinnovato le sue attenzioni dongiovannesche, avrebbe continuato a mostrarsi socievole.

Quella era la sua forza, del resto. La capacità di strappare confessioni con la delicatezza e con la stessa efficacia dei colleghi dalla mano pesante, qualche volta ottenendo risultati anche migliori. Stu aveva contribuito alla sua sicurezza lasciandola a condurre alcuni interrogatori difficili. «Usa la tua personalità come un’arma, Petra. Come fa il terapeuta.»

Non aveva mai pensato alla psicoterapia come a un’arte bellica, ma aveva compreso il messaggio: era sempre e comunque una questione di manipolazione e i manipolatori migliori erano quelli che non strafacevano.

Il personaggio che interpretava Stu negli interrogatori era quello del fratello maggiore buono ma rigoroso, un uomo intelligente, cortese, ma fondamentalmente un duro del quale dovevi avere un po’ di soggezione ma che ammiravi e desideravi assecondare.

Lei assumeva il ruolo della ragazza con la testa a posto, quella con cui gli uomini chiacchierano volentieri.

Non un’esca. Talento. Ma Stu sapeva benissimo che l’esca era il nocciolo della questione. Ramsey era un donnaiolo, così si considerava lui, allora fagli penzolare una donna davanti al naso.

Un attore scarso in cucina: spaghetti scotti.

Ancora nessuno aveva fatto il nome di qualche avvocato, ma Petra era certa che ce ne fosse uno nascosto dietro le quinte a dargli le battute. Proprio come si fa nei film… come chiamano quei tizi? Gobbi. Adesso c’erano le macchine a svolgere quei lavori, i teleprompter.

Ramsey si era esercitato per anni a formulare parole facendo in modo che avessero il suono giusto.

Anche un attore scarso se la cava meglio di un reo comune. I poveri diavoli che interrogava di consueto erano così febbrili di ansia da concedere più di quanto sarebbe stato necessario anche quando erano convinti di mentire con grande efficacia e la chiave stava nell’informarli subito dei loro diritti, per poter registrare legalmente tutto quello che dicevano, dalla prima sillaba all’ultima. Facevano eccezione gli psicopatici gravi che non provavano ansia di nessun genere, ma quelli erano così noiosamente autodistruttivi che di solito riuscivano a sgambettarsi da soli per eccesso di scaltrezza.

Come classificare Ramsey, allora? Un killer calcolatore o solo un patetico impotente che aveva perso la testa?

Dagli un sacco di corda, mettiti seduta, guarda e ascolta. Troppo sperare che s’impiccasse da solo, ma magari avrebbe infilato da sé la testa nel cappio.


Giunse a RanchHaven alle nove meno venti e la guardia le fece cenno di passare. Si fermò tuttavia a chiedergli se era stato in servizio nella notte di domenica e lui rispose di no, che c’era un altro. Poi chiuse la porta della guardiola.

Petra risalì il viale d’accesso. L’illuminazione artificiale affievoliva il rosa della facciata facendo apparire la villa ancora più grande, ma non meno confusa sul piano architettonico.

Le aprì la porta per metà una giovane donna di origine ispanica, non Estrella Flores. Quel tanto che Petra scorgeva dell’interno della casa era immerso nell’oscurità.

«Buonasera», salutò. «Sono il detective Connor per il signor Ramsey.»

«Sì?» Carina, viso rotondo, occhi grandi color uva americana e capelli neri raccolti in una crocchia. Sui venticinque. Stessa uniforme rosa e bianca che aveva indossato Estrella Flores.

Petra ripeté il proprio nome e le mostrò il distintivo.

La cameriera indietreggiò di un passo. «Un momentito.» Stessa voce che aveva udito al telefono. Dov’era l’altra?

«C’è Estrella Flores?»

Confusione. La giovane donna fece per girarsi e Petra le toccò la spalla. «Donde està Estrella?»

Cenno negativo con la testa.

«Estrella Flores? La… governante?»

Nessuna risposta e un tentativo di sorriso fraterno non alterò l’espressione stolida della domestica.

«Como se llama usted, señorita?»

«Maria.»

«Nombre de familia?»

«Guerrero.»

«Maria Guerrero.»

«Sì.»

«Usted conoce Estrella Flores?»

«No.»

«Estrella no trabaja aqui?»

«No.»

«Desde cuánto tiempo usted trabaja aqui?»

«Dos dias.»

Due giorni. Estrella volatilizzata. Perché sapeva qualcosa che non voleva sapere e aveva preferito dileguarsi? Si rammaricò di non averle parlato subito.

Nel momento in cui Maria Guerrero si girava di nuovo per andarsene, risonò una voce maschile.

«Detective…» Dall’oscurità apparve Ramsey in bianco, stropicciatissima camicia di lino bianca, calzoni di seta ecru, mocassini ecru, niente calze.

Una raffigurazione in positivo? Io sono un bono.

Tenne la porta aperta per Petra. L’aria in casa era viziata e la sola fonte di illuminazione era una lampada da tavolo in fondo al vasto soggiorno. Era al buio anche il museo delle automobili, dietro la vetrata che sembrava una grande lavagna.

Ramsey camminò mezzo metro davanti a lei, andò alla lampada, ne accese un’altra e fece una smorfia, come se fosse rimasto abbagliato. Era rimasto seduto al buio fino a quel momento? Aveva le maniche arrotolate senza cura all’altezza dei gomiti e i capelli scomposti in una massa irregolare.

«Si accomodi, prego.» Attese che avesse preso posto e si sedette a sua volta ad angolo retto rispetto a lei, con le ginocchia a un paio di spanne dalle sue.

Così rimase con le mani posate ai fianchi e la faccia tirata, invecchiata. Qualche capello grigio in più nei riccioli, ma forse era colpa dell’illuminazione. O la tintura che cedeva.

«Grazie di avermi ricevuta.»

«Si figuri», rispose lui, inalò dal naso e si toccò un angolo della bocca.

Petra estrasse il taccuino, lasciando che il lembo della giacca le ricadesse in modo da lasciar intravedere il distintivo che portava al taschino della camicia. Rivolgendogli il lato del taccuino con la scritta LAPD in blu. Attenta a come reagiva a quei piccoli indizi di autorità.

Lui stava guardando altrove. Il grande caminetto di pietra, freddo e buio.

«Desidera bere qualcosa, detective?»

«No grazie, signore.»

«Se cambia idea, me lo faccia sapere.»

«Non mancherò, signor Ramsey.» Petra aprì il taccuino. «Come va?»

«Dura. Molto dura.»

Lei gli rivolse il suo sorriso più comprensivo. «Ho notato che ha una cameriera diversa da quella che era qui l’altra volta.»

«Quella di prima mi ha piantato.»

«Estrella Flores?»

Lui la fissò. «Sì.»

«Da quanto tempo lavorava per lei?»

«Due anni, mi pare. Più o meno. Ha detto che voleva tornare in El Salvador, ma io so che è stato per… per quello che è successo a Lisa. Lei voleva bene a Lisa. Suppongo che tutto… la vostra visita dev’essere stata un trauma per lei, perché quella sera stessa ha fatto i bagagli.» Alzò le spalle. «Poi mi sono piombati addosso i giornali. È stato difficile mantenere la testa sulle spalle.»

«Ha ricevuto molte telefonate?»

«Da restarne travolto, tutte al numero di lavoro. Quello che ho dato a lei è della mia linea privata. Ho fatto inoltrare tutto all’ufficio di Greg. Lui non parla con nessuno, così si spera che alla lunga desistano.» Si massaggiò gli occhi, scosse la testa.

«Dunque si è procurato subito un’altra cameriera», notò Petra.

«Me l’ha trovata Greg.»

Lei conversava senza scrivere nulla. Concesse a Ramsey una pausa di silenzio da riempire, ma lui abbassò la testa. Le spalle larghe s’incurvarono nella classica postura del cordoglio. Mano sotto il mento ora. Il Pensatore.

«Estrella Flores era affezionata a Lisa», disse finalmente Petra, «però non l’ha seguita quando Lisa si è trasferita a vivere altrove.»

«No», confermò Ramsey alzando gli occhi. «Perché Estrella è così importante?»

«Probabilmente non lo è, signore. Sto cercando di farmi un quadro della personalità di Lisa. C’era forse qualcosa che può aver sconsigliato a Estrella di seguirla? Era una padrona di casa esigente?»

«Ne dubito», rispose Ramsey. «Probabilmente è stato per i soldi. Io la pagavo di più di quanto le avrebbe dato Lisa. Pensione, assicurazione, tutto in regola. Lisa aveva una casa piccola, non avrebbe avuto bisogno di un aiuto così costoso.»

Dunque il nervosismo di Flores quella prima volta non era dovuto a qualche irregolarità sulla sua posizione di immigrata. E adesso era scomparsa…

Ramsey allargò un po’ le gambe. «No, non era difficile lavorare per Lisa. Era intelligente, piena di energia, dotata di un grande senso dell’umorismo. Certe volte sapeva essere un po’… brusca, però no. Non direi che fosse una persona difficile.»

«Brusca?»

«Sarcastica.»

Proprio come aveva detto Kelly Sposito.

«Senza cattiveria», aggiunse Ramsey. «Solo le capitava di essere… un po’ caustica. Era un aspetto del suo senso dell’umorismo. Non ho mai conosciuto donna più brava nel raccontare una barzelletta…»

S’interruppe, richiuse le gambe. «Lei ci avrà visto dello sciovinismo maschile da parte mia, ma davvero non ho conosciuto molte donne capaci di raccontare barzellette. Non nel senso di una Phyllis Dillers o di una Carol Burnetts. Dico di donne che non lo fanno di professione.»

«E a Lisa piaceva raccontarle.»

«Quand’era in vena… Avete idea di chi l’abbia uccisa?»

«Ancora no, signore. Accettiamo volentieri dei suggerimenti.»

«Non è plausibile che Lisa abbia agganciato qualche maniaco e sia andata con lui al Griffith Park. Le piacevano soprattutto gli uomini maturi, i tipi più normali e integrati, non di quelli che… imbizzarriscono.»

«Frequentava uomini maturi dopo il divorzio?»

«A questa domanda non posso rispondere», si schermì Ramsey. «Ma so che prima che cominciassimo a frequentarci assiduamente aveva avuto due compagni maturi a Cleveland. Un dentista e un preside di medie superiori.»

«Maturi quanto?»

«Anziani. Più vecchi di me», rispose con un sorriso. «Quando si è messa con me scherzava dicendo che ero troppo giovane per lei. All’epoca aveva ventiquattro anni e io ne avevo quarantasette.»

Arrotondabili a cinquanta.

«Come si chiamavano questi altri due?»

«Onestamente non ricordo. Il preside era un certo Pete e mi pare che il dentista fosse Hal. O forse Hank. Era con Pete fino a poco prima che ci conoscessimo, hanno rotto il giorno del concorso… È dove l’ho vista la prima volta, si ricorda? Quando fu eletta Miss Simpatia.»

Petra annuì.

«È la senilità che mi frega.» Si batté il dito sulla testa. «Il lato positivo del morbo di Alzheimer è che ogni giorno conosci gente nuova.»

Pensando a suo padre e a come si era consumato, Petra fece uno sforzo per sorridere. Sintomi gravi a sessant’anni, uno dei casi più precoci che i medici avessero riscontrato. Una delle degenerazioni più veloci. Kenneth Connor, tornato polvere a sessantatré…

«Tutto bene?» chiese Ramsey.

«Scusi?»

«Per un momento mi è sembrata scossa… per quella battuta sull’Alzheimer? Era nel repertorio di Lisa… se l’ha trovata di cattivo gusto, devo…»

«No, non c’è problema, signor Ramsey», lo interruppe lei sconcertata. Che cosa le aveva letto sul volto? «Dunque a Lisa piacevano le barzellette.»

«Sì… Ha idea di quando potremo celebrare i funerali?»

«Questo dipende dal coroner, signor Ramsey. E dalle volontà dei familiari di Lisa.»

«Verranno a Los Angeles?»

«Non lo so, signore.»

«A proposito, è andata a finire che li ho chiamati di persona, ho pensato che dovessi parlarne direttamente io, che non fosse giusto lasciar fare a… a uno sconosciuto. Ma c’era la segreteria telefonica.»

«Ho sentito io il dottor Boehlinger.»

Lui corrugò la fronte. «Jack. Mi detesta. Da sempre. Probabilmente le avrà detto che sono un marito orrendo, che dovete assolutamente indagare su di me.»

Corda.

Petra attese.

«Un caratteraccio, ma un brav’uomo», commentò Ramsey. «Gli ha dato di volta il cervello quando Lisa ha sposato me.» Si toccò i baffi, tracciò una scriminatura al centro, si accarezzò quello di sinistra, poi quello di destra, li separò di nuovo.

«Non aveva approvato», disse Petra.

«È impazzito. Non è venuto al matrimonio. È stata una cerimonia modesta, civile, presso il loro country club, quello di Jack e Vivian. Vivian è venuta. E il fratello di Lisa, John… e il piccolo Jack, quello che lavora per la Mobil Oil in Arabia Saudita. È venuto anche lui. Non Jack padre, però. Lui mi ha chiamato una settimana prima, ha cercato di dissuadermi, ha detto che derubavo Lisa della sua gioventù, che meritava qualcosa di meglio, una famiglia vera, bambini, tutto come da manuale.»

«Lei non voleva figli?»

«Io non avevo niente in contrario, era Lisa a non volerne. Naturalmente a lui non l’ho detto. Ma Lisa me lo ha chiarito senza dubbi fin da! principio. Non aveva niente di casalingo, ma Jack vedeva per lei un futuro di moglie e madre modello. È un uomo dispotico. Un chirurgo, abituato a comandare. È stato molto esigente con Lisa, quand’era piccola.»

«Esigente in che modo?»

«Un perfezionista che le imponeva obiettivi ambiziosi. Lisa aveva il dovere di passare sempre a pieni voti, doveva partecipare a tutte le attività extrascolastiche, eccellere in ogni cosa. Mi raccontò che quando aveva dodici anni Jack le aveva comperato un cavallo e lei aveva dovuto imparare salto a ostacoli e dressage, aveva dovuto gareggiare anche quando non voleva. Non quanto ai concorsi di bellezza, però. Quella era un’idea di Vivian.»

«Faticoso», commentò Petra.

«Lisa diceva che era stato un inferno. Probabilmente è per questo che ha sposato me.»

«Cioè?»

«Quand’eravamo insieme poteva fare tutto quello che voleva. Certe volte…» Agitò una mano.

«Certe volte che cosa, signore?»

Ramsey si drizzò a sedere. «Certe volte penso di essere stato troppo indulgente e che lei abbia pensato che fosse per scarsa considerazione nei suoi confronti. Non voglio insegnarle io il suo mestiere, ma non vedo il senso di tutti questi… questi particolari biografici, detective Connor. Lisa è stata assassinata da un maniaco e noi siamo qui a parlare della sua infanzia.»

Sei stato tu a cominciare. «Non è sempre facile stabilire che cosa è rilevante, signore.»

«Be’, io non vedo a che cosa possa servire.»

Petra disegnò un ovale e tracciò una linea orizzontale a due terzi dalla cima.

Pochi altri tocchi di penna trasformarono la linea nei baffetti curati di Ramsey. Inserì gli occhi azzurri, li inclinò un po’ verso il basso, gli conferì un’espressione triste.

«Nessun’altra ragione perché il dottor Boehlinger le serbi rancore, a parte la differenza di età fra lei e Lisa?»

«Non so», rispose Ramsey. «Io e Jack non ci siamo mai azzuffati, quindi proprio non le so rispondere.»

«Nessun problema?»

«Nessuno… perché?»

«Mi ha fatto un accenno, signor Ramsey. Quella storia…»

«Ah, quella», tagliò corto Ramsey e ora Petra vide qualcosa di diverso nei suoi occhi. Durezza. Diffidenza. «Immaginavo che ci saremmo arrivati. Sa perché Lisa ha voluto rendere quell’episodio di dominio pubblico? A parte fare del male a me?»

«Perché, signore?»

«Soldi.»

«L’hanno pagata?»

«Quindicimila dollari. Lei lo definiva aggiungere la beffa al danno.»

«Doveva essere molto in collera con lei.»

«Altro che in collera. Lisa ha il carattere di Jack.»

Al presente, di nuovo. Come se fosse ancora lì con lui.

«Mi racconti dell’incidente, signor Ramsey.»

«Lei non guarda la TV?»

«Vorrei sapere com’è andata davvero.»

Lui spinse il mento in avanti, stringendo i denti. «Che cosa posso dire? Sono stato squallido, volgare, senza attenuanti, ci sto male ancora oggi. Eravamo usciti a cena, siamo tornati a casa, c’è stato un battibecco… non ricordo a quale proposito.»

Scommetto che ricordi benissimo, pensò Petra.

«L’atmosfera si è surriscaldata, Lisa ha cominciato a darmi spintoni, a colpirmi. Con la mano chiusa. Non era la prima volta. Io incassavo per via della differenza di taglia fra me e lei. Quella volta non lo feci. Non ho scusanti. Che cosa posso dire? Mi è scappata.»

Si guardò il pugno come stentando a credere che avesse provocato danni.

Petra ricordò la registrazione mandata in onda, l’occhio nero di Lisa, il labbro spaccato.

«Una volta sola?»

«Una volta sola», rispose lui. «Un’isolata, unica volta.» Scosse la testa. «Uno stupido momento di perdita di controllo ed è per sempre.»

Una descrizione che si adattava a qualsiasi omicidio.

«Mi sono sentito uno schifo, sudicio dentro, quando l’ho vista per terra. Ho cercato di aiutarla ad alzarsi, ma lei mi ha strillato in faccia di non toccarla. Ho provato a portarle un impacco di ghiaccio, ma lei non voleva avere niente a che fare con me. Così sono uscito verso lo stagno e quando sono rientrato la sua macchina non c’era più. È rimasta via quattro giorni. Durante quel periodo si è fatta intervistare per Inside Story. Ma a me non ha detto niente. Quand’è tornata a casa si è comportata come se andasse tutto bene. Poi, qualche giorno dopo, stavamo cenando e lei ha acceso la TV. Sorrideva. Siamo apparsi noi nella vasca da bagno e lei, con quel suo sorriso sulle labbra, mi dice: ‘La beffa dopo il danno, Cart. Non t’azzardare mai più’.»

Ramsey contemplò di nuovo la parte del suo corpo responsabile di quella disavventura, poi distese le dita. «Non l’ho mai più fatto… Io mi prendo qualcosa da bere. Sicura che lei non vuole?»

«Sì.»

Restò via qualche minuto e tornò con una lattina di Diet Sprite. Strappò la linguetta, si sedette e bevve.

«Mi ha detto che è andato allo stagno», gli ricordò Petra.

«Non mi pare di averne visto uno.»

«È perché eravamo all’altra nostra casa.» Nostra, non mia. Un’altra indicazione che lui non aveva tranciato tutti i legami. E nemmeno era involontariamente scivolato in espressioni distaccate, come accade talvolta agli assassini nel bel mezzo delle loro ricostruzioni cronologiche, quando cominciano con noi e passano a lei e io. Petra aveva letto su un rapporto dell’FBI che l’analisi del linguaggio offre spesso spunti rivelatori. Lei non ne era convinta, ma era di mente aperta.

Ramsey bevve un altro sorso, ora con un atteggiamento malinconico che sembrava sincero.

«La vostra altra casa?»

«Abbiamo un posto per i fine settimana a Montecito. Per la verità è più grande di qui. Una vera follia, quanto a spese per la manutenzione. Lì c’è un piccolo stagno dove mi piaceva andare a distendere i nervi.»

«Le piaceva?»

«Non ci vado più molto spesso. La solita vecchia storia con le seconde case. Ho sentito che accade anche ad altri.»

«Non vengono utilizzate?»

Lui annuì. «Uno pensa di essersi costruito un rifugio e piano piano diventa solo un’altra incombenza. L’errore è stato già all’inizio, quella casa era troppo grande. Dio solo sa se non è già grande questa.»

«Dunque lei non ci va spesso.»

«L’ultima volta dev’essere stato…» Alzò gli occhi al soffitto. «Saranno passati mesi.»

Il suo corpo ebbe un sussulto improvviso, quasi uno spasmo che gli fece riabbassare di scatto la testa e guardare diritto davanti a sé. I suoi occhi incontrarono quelli di Petra. Erano umidi. Se li asciugò alla svelta.

«L’ultima volta che ci sono stato con Lisa», dichiarò, «fu quella volta. Non ci siamo mai più tornati insieme. Qualche giorno dopo la messa in onda del programma se ne andò di nuovo e mi fece recapitare la richiesta di divorzio. Io credevo che ci avesse messo una pietra sopra.»

Petra si morsicò la lingua e pensò: il pestaggio era avvenuto a Montecito. Avrebbe chiamato Ron Banks per risparmiargli ulteriori inutili ricerche.

Ramsey si resse di nuovo il mento nella mano.

«La ringrazio», disse Petra. «Tutto questo mi è stato utile. Ora, se non le spiace, vorrei che parlassimo della notte in cui Lisa è stata assassinata.»

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