Corricorricorri, non respirare.
Niente girarsi.
Gli alberi mi saltano addosso, cercano di afferrarmi, cambio direzione.
Strappo i rami, loro strappano me, faccia, braccia, gambe, tutto che brucia.
Voglio chiudere gli occhi, lanciarmi nello spazio, come un missile. Ci provo ed è bello, ma poi cado e rotolo, finisco sui sassi e i rami e cose aguzze, mi faccio male alla testa, mi apro un taglio caldo e bagnato sul braccio.
Non smette più di sanguinare. Lo sento che gocciola, ma non fa male. Niente fa male. Sono fatto di terra? O di cacca?
Non so dove sto andando, non m’importa, solo via da qui, il parco è un traditore.
Ora riesco a respirare.
Lo sento nelle orecchie, un ronzio, grandi esplosioni di ronzio che mi riempiono la testa, aria dentro, aria fuori, aria che frigge, mi fa male il petto.
Niente più Posti. Niente è sicuro… il cuore mi batte troppo forte, troppo veloce, all’improvviso devo vomitare.
Mi fermo, mi chino, lo sparo fuori come lava, tutto sparso per terra, mi brucia la gola.
Quando avrò una vita pulita?
Niente altro, vuoto adesso, devo fare silenzio, fare silenzio.
Sono in silenzio.
Tutto è in silenzio.
Ho addosso un sapore e un odore come di qualcosa di morto.
Corro ancora, cado, mi alzo, corro, cammino, comincio a sentirmi meglio e mi fermo a respirare, ma poi mi metto a tremare e non smetto più.
Sono in una zona del parco che forse ho già visto, ma non ne sono certo.
Molti alberi, foglie dappertutto per terra, sassi e terra, può essere qualunque posto. Mi sdraio e mi tengo stretto. Mi brucia ancora da matti la gola, i denti cominciano a battere, tatatatatatatatatatata.
Mi passa. Voglio alzarmi a sedere, ma sono troppo stanco. Il terreno è scomodo. Trovo un sasso, liscio, freddo, lo tengo tra le mani, stringo forte, poi lo scaglio lontano e prendo un respiro profondo.
Il taglio ha smesso di sanguinare ed è una riga rosso scuro con punticini bagnati e un liquido color oro che cola piano. Deve essere plasma. Aiuta la coagulazione.
Comincio ad avere male dappertutto e scopro tutti gli altri tagli e le botte, sulle braccia, sulla faccia. Mi gratto, faccio affiorare altro sangue, lo guardo asciugarsi.
Il mio corpo funziona.
Il grido di un uccello mi fa sobbalzare e il cuore mi schizza in gola e mi viene voglia di vomitare di nuovo.
Respira, respira, respira… adesso ho le vertigini.
Respira. Ascolta gli uccelli, sono solo uccelli.
Bene. Sto bene.
Ora di rimettersi in marcia.
Scende la notte, finalmente.
Sono in alto, quasi su un colle, niente da vedere che alberi e dietro gli alberi le ombre enormi e nere di montagne vere.
Ancora al parco, ma non per molto. Traditore.
Ora non ho più niente, libri, vestiti, i miei sacchi di plastica, le mie scorte di cibo, tutto è rimasto al Cinque.
Tutti i miei soldi Tampax. A parte quello che mi resta dei cinque dollari che avevo portato allo zoo. Tasto in tasca e sento tre biglietti e qualche monetina.
Com’è successo? Come mai hanno scelto me?
Il parco era anche il posto loro.
Colpa mia. Stupido aver creduto di potermi fidare.
Ora è bello buio. L’oscurità mi copre, ora di ripartire.
Cammino finché sento il traffico. Non lo vedo ancora, ma devo essermi avvicinato al Los Feliz Boulevard. Continuo a sfregare la mano con cui avevo preso la merda contro i sassi e la terra e i tronchi e dopo un po’ non sento più l’odore. Ora il rumore delle macchine è forte davvero ed è proprio Los Fenz e so dove sono.
Nascosto dietro a un albero grosso penso al da farsi e mi torna in mente lei.
Quella che è stata ciaccata.
Perché incontro sempre gente cattiva, malata, schifosa?
Forse ho un messaggio scritto sulla faccia che dice che sono un fallito. Uno da usare. Sembro debole, malato, una preda?
Mando in giro qualche segnale che io non posso sentire, così come non è possibile farsi il solletico da soli?
Ho bisogno di diventare diverso?
Una cosa è certa: ho bisogno di essere pulito.
E lontano.