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Sti osservò il ritratto del bambino.

Era ricomparso poco prima delle quattro del pomeriggio, nessuna spiegazione. Petra moriva dalla voglia di fargli sputare il rospo, ma quel nuovo sviluppo, quel possibile testimone, la obbligava a non concedersi distrazioni.

«Bel lavoro», commentò lui. «Non mostrarlo a Harold.»

Harold Beatty era un investigatore sessantenne della Narcotici che ogni tanto prestava la sua opera come ritrattista di identikit. Tutte le facce che disegnava sembravano uguali. La Beatty Family, le avevano definite i colleghi alle sue spalle.

Stu giocherellò con le bretelle e il gesto distratto rafforzò la collera di Petra. Voleva da lui il riconoscimento che poteva essere qualcosa di importante.

Perché non era sicura che fosse una pista praticabile.

Almeno poteva essere soddisfatta del disegno. Guidando Magda Solis nei vari aspetti di una fisionomia, Petra aveva tracciato un ritratto molto particolareggiato e reso tridimensionale dalle ombreggiature. L’impiegata della biblioteca aveva contemplato il risultato finale mormorando: «Stupefacente».

Un bambino di bell’aspetto con grandi occhi intelligenti, che Petra aveva reso in grigio perché si potesse considerarli ugualmente castani o azzurri, naso affilato con narici strette, bocca sottile, mento appuntito con una fossetta. La Solis non era sicura del colore degli occhi, ma non aveva dubbi sulla fossetta.

Capelli lisci, castano chiaro, folti, pettinati a destra, che coprivano la fronte fino alle sopracciglia, nascondevano le orecchie e gli sfioravano le spalle. Un collo esile incorniciato da una T-shirt. Magda lo aveva descritto basso di statura e magro, precisando che il suo abbigliamento era costituito esclusivamente da magliette, jeans, scarpe da tennis con i buchi, ogni tanto un vecchio golf frusto.

Ah sì, c’era anche l’orologio, uno di quei digitali a buon mercato.

Un particolare interessante per Petra. Era forse un vecchio regalo di Natale? O qualcosa che aveva rubato? Dove era casa sua? Da quanto tempo era in fuga?

Un bambino. Quando aveva presentato domanda nella polizia, le era stata offerta la scelta tra delinquenza giovanile e furti d’auto. Lei aveva scelto le automobili rubate. Nessuno le aveva chiesto perché…

«Ha un’aria cupa», commentò Stu e aveva ragione. Nell’espressione del ragazzino c’era qualcosa di più di un’intima sofferenza; appariva gravato. «Schiacciato dalla vita», aveva detto di lui Magda Solis.

«Prende da mangiare in un frigorifero, si fa una doccia», mormorò Stu. «E le impronte digitali corrispondono alle nostre. Incredibile.»

«Forse è la Provvidenza», ribatté Petra. «Forse Dio ti ricompensa per tutta la tua misericordia e devozione.»

«Come no.» C’era asprezza nella voce di Stu. Petra non lo aveva mai sentito così adirato.

Perché se la prendeva tanto? Lei aveva sempre scherzato sulla sua religiosità. Prima che potesse aprir bocca di nuovo, Stu si alzò e si abbottonò la giacca. «Okay, andiamo a dirlo a Schoelkopf.»

Ancora una volta le girò le spalle. Da quando era comparso in sala operativa, non aveva mai incrociato gli occhi con lei.

«Più tardi», propose Petra. «Adesso ho da scrivere…»

Lui ruotò all’improvviso su se stesso. «Che cosa ti impedisce di eseguire gli ordini per come ti sono stati dati, Petra? Ha detto chiaro e tondo che vuole essere informato e adesso abbiamo qualcosa di cui informarlo.»

Petra lo raggiunse che era già alla porta. «Cosa diavolo c’è?» gli domandò in un sibilo.

«Non c’è niente. Andiamo a informare Schoelkopf.»

«Che cos’hai tu, voglio sapere.»

Lui continuò a camminare senza rispondere.

«Che Iddio ti fulmini, Bishop. Sei diventato assolutamente insopportabile!»

Lui si fermò e serrò le mascelle. Chiuse i pugni. Era la prima volta che Petra lo apostrofava con un’imprecazione. Lei si preparò a una violenta rappresaglia. Sarebbe stato interessante.

Viceversa i muscoli del suo volto si rilassarono. «Una maledizione di Dio? Potresti aver visto giusto.»


Nell’ufficio di Schoelkopf scelsero entrambi una calma gelida.

Il capitano diede un’occhiata ai disegno e lo posò. «Questo l’hai fatto tu, Barbie? Un talento in incognito. Forse dovremmo mandare Harold in pensione.»

Si appoggiò allo schienale e alzò i piedi sulla scrivania. Scarpe nuove, italiane, con le suole ancora nere. «Non saranno pani e pesci, ma forse c’è qualcosa di buono.»

Strappò il foglio dal taccuino di Petra. «Sentite quelli della Delinquenza Minorile, vedete un po’ se c’è qualcuno che conosce questo marmocchio. Provate anche i ricoveri per i senzacasa, associazioni di volontariato, assistenti sociali, tutti quelli che di questi tempi si occupano di bambini scappati di casa. Io farò fare delle copie da mandar fuori.»

«Mandar fuori?» si preoccupò Petra. «Vuol fare pubblicare quell’identikit?»

«C’è forse un modo migliore per pubblicizzarlo?»

«Siamo sicuri di volerlo pubblicizzare subito?»

«E perché no?»

«Quando abbiamo trovato il libro, lei ha pensato che fosse una traccia troppo debole, lei stesso ha giudicato improbabile che qualcuno leggesse al buio. Dunque che certezza abbiamo che il ragazzo abbia visto qualcosa? Ma se facciamo sapere a tutti che faccia ha ed è uno che vive per le strade di Hollywood, corriamo il rischio di scatenare una caccia all’uomo. Inoltre, se l’assassino conosce Hollywood, potrebbe arrivarci prima…»

«Non ci credo», la interruppe Schoelkopf. «Istinto materno.» I piedi ritornarono sul pavimento. Parve sul punto di sputare. «Vuoi risolvere un crimine o fare da mamma a un bambino scappato di casa?»

Petra si sentì trapassare da una lama di furore. «Voglio solo muovermi con cautela», rispose con una voce serena che non poteva assolutamente essere sua. «Soprattutto se è stato testimone…»

Schoelkopf la zittì con un gesto della mano. «Parli dell’assassino come se fosse un’astrazione. Qui abbiamo a che fare con Ramsey, non una teoria. Mi vieni a dire che lui troverà un fuggiasco prima di noi? Non mi esasperare, ti prego. Dammi retta, Barb, se ti sta a cuore il ragazzino, tieni d’occhio Ramsey. Potrebbe persino farci comodo. Lui prova a far fuori il bambino e noi lo peschiamo con le mani nel sacco. Proprio come succede in TV.» La risata di Schoelkopf risonò metallica. «Sì, questo rientra senz’altro nel tuo incarico. Sorvegliare Ramsey. Sai, potresti diventare un’eroina.»

Petra si sentì i polmoni di legno. Cercò di respirare, cercò di non far vedere quanto sforzo le richiedeva.

«Dunque usiamo il ragazzo come esca», osservò Stu e ora Petra sentì la voce del padre di sei figli.

«Ti ci metti anche tu?» lo apostrofò Schoelkopf. «Cerchiamo di localizzare una persona che può essere stata testimone di un omicidio. Gesù, non riesco a credere di avere questa discussione. Di che cosa cazzo abbiamo parlato fin dall’inizio di questo caso? Prudenza, mi pare. Che cosa cazzo credete che succederebbe se il ragazzino fosse davvero un testimone oculare e noi non ci facessimo in quattro per scoprire dove è andato a cacciarsi? Non fatemi sprecare altro tempo. Avete trovato una pista, ora sviluppatela!»

«Bene», rispose Stu, «ma se Petra è occupata a sorvegliare Ramsey, per tutti gli altri aspetti del caso abbiamo a disposizione…»

«Non vedo tutti questi altri aspetti…»

«Per la verità, è saltato fuori qualcosa. Si ricorda di quella ricerca che ci ha assegnato su casi con analogie?» Stu gli riferì di Ilse Eggermann e dei tentativi che si facevano per rintracciare Karlheinz Lauch.

Schoelkopf nascose la sua sorpresa dietro un sorriso di soddisfazione. «Ah… come volevasi dimostrare. Va bene, avete bisogno di altri uomini… oh, chiedo scusa, altre persone. Informate Fournier che è dei vostri. Del resto il ragazzino è già suo, quello svaligiatore di cucine. E vedete di tirarmi fuori qualcosa di concreto. Almeno avremo sgombrato le strade da razziatori di frigoriferi.»


«Che cosa faccio dei miei altri 187?» esclamò Fournier.

«Vallo a chiedere a lui», replicò Stu. «Sei tu quello che si lamentava di non avere occasione di gloria. Adesso ce l’hai.»

«Oh sì, il Paladino degli Ananas. Come ce la dividiamo?»

«Io dovrei tenere d’occhio Ramsey», spiegò Petra. «L’ho già interrogato, perciò è logico che lo contatti di nuovo. Ma figurati se me ne sto seduta tutto il giorno davanti ai cancelli di RanchHaven.»

«Ti capisco», la compatì Fournier. Si passò una mano sulla testa rasata.

Lei lo conosceva poco, non aveva niente contro di lui. Stu diceva che era sveglio. Lo sperava, perché non aveva molto tempo per istruirlo.

Cominciò. Fournier prese appunti. Stu sembrava di nuovo distratto.

Gli accordi finali furono che Petra avrebbe interrogato Estrella Flores e Greg Balch e magari sarebbe tornata alla carica con Ramsey; Stu si sarebbe occupato del caso Eggermann e Fournier avrebbe cercato di localizzare il ragazzo passando attraverso la polizia minorile di Hollywood, e i centri di accoglienza locali.

Prima che Petra avesse concluso, Stu si alzò e uscì.

«È normale?» chiese Fournier.

«È solo un po’ stanco», rispose Petra. «Si diverte troppo.»


Tornata alla scrivania, chiamò le Persone Scomparse a tutte le sottostazioni del dipartimento, trovò qualche Flores, ma nessuna Estrella. Trascrisse i dati delle due la cui età poteva essere quella giusta, Imelda, di sessantatré anni, East L.A., e Doris, cinquantanove, di Mar Vista, telefonò alle rispettive famiglie e non ebbe fortuna.

Stesso risultato con gli sceriffi. Che cosa poteva essere accaduto? Flores era tornata in patria? Dove? Messico? El Salvador? Poi ricordò qualcosa che le aveva detto Ramsey. Era stato Greg Balch ad assumere la nuova cameriera, dunque forse era stato lui a trovare Flores.

Un altro buon motivo per una chiacchierata con il vecchio Greg.

Prima però doveva una telefonata a Ron Banks, per comunicargli che l’episodio di violenza coniugale aveva avuto luogo fuori della contea di Los Angeles.

Banks era al suo posto di lavoro. «Oh, salve!» esclamò. «Non ti ho richiamata perché non ho ancora trovato nulla.»

«Per forza», rispose lei. «Ho appena scoperto che Ramsey ha una seconda casa a Montecito, Ron. È là che l’ha picchiata.» Un altro elemento che finora aveva trascurato. Si ripropose di occuparsene.

«Ah, capisco», disse Banks. «Quello è il distretto di Carpenteria.» Si schiarì la voce. «Senti, per l’altra volta… quando ti ho invitata fuori. Guarda che non volevo metterti in imbarazzo. So che non puoi concederti distrazioni…»

«Nessun imbarazzo, Ron.»

«Sei gentile a dire così, ma…»

«È tutto a posto, Ron. Credimi.»

«Non sono stato molto diplomatico. La mia scusa è che sono divorziato da un anno soltanto, non sono molto abile in questo genere di cose, e…»

«Vediamoci», propose lei, stentando a credere a se stessa.

Silenzio. «Sei sicura?… cioè… Splendido, mi va da Dio. Scegli tu.»

«Facciamo stasera? Dove abiti?»

«A Granada Hills, ma arrivo dal centro, perciò non conta.»

«Ti va qualcosa di sfizioso?»

«Mi va tutto.»

«Facciamo al Katz’s di Fairfax? Alle otto?»

«Fantastico.» Quasi lo cantò.

Che cosa faceva mai a certi uomini?

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