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Wil Fournier, con l’abito della domenica per l’appuntamento con Leanna, originaria dell’Etiopia, di professione modella da Macy’s, non voleva avvicinarsi al russo: trasudava sordidezza.

Vendeva magliette e altra mercanzia per turisti, sbarcando apparentemente il suo lunario entro i limiti della legalità; però quegli occhi, quel modo di fare… Wil era stato per due anni nella squadra Antitruffa del distretto di Wilshire e aveva collaborato con gli sceriffi di West Hollywood in molti casi che avevano avuto per protagonisti dei russi. Il più assurdo era avvenuto cinque anni prima, nel quadro di un racket di immigrati clandestini che si andava rafforzando con l’innesto di nuovi arrivi particolarmente violenti. Wil e un aiutosceriffo si erano recati all’abitazione di uno dei sospettati, il quale aveva aperto loro la porta coperto di sangue, con un coltello da cucina in mano. Aveva appena smembrato un altro russo. Che cosa gli era saltato in mente di andare ad aprire conciato in quel modo?

Dopo quell’arresto, Wil aveva concluso che gli sarebbe piaciuto lavorare alla Omicidi ed era riuscito a farsi trasferire.

Era sicuro che il venditore di souvenir avesse i suoi bravi scheletri nell’armadio.

Il modo in cui Zhukanov si era sporto dalla sua bancarella con quello sguardo allusivo in mezzo a quell’accozzaglia di chincaglierie. E quella naturalezza fasulla dell’uomo che non ha alcun interesse personale, del cittadino che fa il suo dovere. Eppure quando Wil aveva accennato ai venticinquemila dollari, erano affiorate gocce di sudore sul naso butterato del russo.

Assolutamente certo di aver visto il bambino. A Wil aveva dato l’impressione di essersi esercitato tutto il giorno per convincersene. Come poteva essere tanto sicuro? Il disegno di Petra era particolareggiato, ma agli occhi di Wil quel faccino di bimbo non aveva niente di particolare.

Aveva sorriso tra sé. Tutti i bambini bianchi sembrano uguali, giusto?

Non si era sbilanciato con il russo. Aveva preso appunti mentre Zhukanov indicava a nord, su per Ocean Front, dove a suo dire il bambino era scomparso. Ma quando aveva compiuto un sopralluogo e mostrato il ritratto ai gestori dei bar, non aveva trovato conferme. La gran parte degli esercizi erano già chiusi, quindi aveva messo in conto di doverci tornare. Ma dubitava di scoprire qualcosa. Tutto quanto quel caso era in odore di fiasco.

Era tornato sui suoi passi e il russo era ancora al suo posto, ben oltre l’orario di chiusura. L’aveva salutato con la mano quando Wil gli era transitato vicino diretto alla sua macchina. L’appuntamento con Leanna al Loew’s era di lì a venti minuti: cena di cinque portate, vino. L’aveva conosciuta in un club, quegli occhioni castani.

«Signore!» lo aveva chiamato Zhukanov.

«Sì, signor Zhukanov?»

«Terrò gli occhi aperti per lei. Quando lo vedo di nuovo la chiamo.»

Giusto di un mafioso moscovita che si metteva a giocare all’investigatore aveva bisogno!


Era l’indomani mattina e non riusciva a pensare ad altro che al sole sulle spalle di Leanna. Mattinata fantastica.

Era arrivato alle sette in punto, ricaricato. Aveva trovato un altro mazzetto di messaggi fantasiosi, ma il russo non aveva telefonato, quindi forse il ragazzino aveva abbandonato Venice o, più probabilmente, non ci era mai stato.

Gli interessavano molto di più i due avvistamenti a Watson. Due persone apparentemente con la testa a posto ritenevano di aver visto il bambino nei paraggi. Stava ancora attendendo una risposta dallo sceriffo locale.

Squillò il suo telefono. L’alba di un nuovo giorno.

«Ehi, Doppio Vi, sono Vi Semplice.»

«Vi, quanto tempo.»

Val Vronek era un D-2 con cui Wil aveva lavorato alla squadra Narcotici a Wilshire. Ora svolgeva servizi in incognito alle dirette dipendenze della Centrale. A Vronek piaceva il lavoro da infiltrato, la sua interpretazione preferita era quella del motociclista spacciatore. Grande e grosso, si era fatto crescere i capelli fino alle spalle e una barba che sembrava un ottimo terreno per coltivarci batteri.

«Non ci crederai, Wil, ma sono nella tua zona.»

«Ah sì?»

«Non posso entrare in particolari, ma se ti è venuto da pensare al traffico di anfetamine nel giro dei motociclisti, non sarò io a contraddirti. Ho bazzicato un po’ un letamaio che si chiama Cave.»

«Dovresti esserti sentito a casa tua, Vi, in mezzo a tutti quegli zoticoni bianchi come te.»

«Puoi giurarci. Papà viveva da re, mamma mangiava insetti», intonò Vronek. «È un vecchio pezzo country. Soul dagli occhi blu.»

«Il soul dagli occhi blu è quello dei Fratelli Razza Pura.»

Vronek rise. «La ragione per cui ti chiamo è che nel corso del suddetto incarico nella suddetta fogna, è successo qualcosa che ho pensato dovessi sapere. Ieri sera tardi è entrato un tizio a mostrare in giro la faccia di quel bambino che state cercando e ha lasciato intendere che chiunque avesse potuto dargli una mano avrebbe avuto una fetta della ricompensa.»

«Strana mossa», osservò Fournier. «Specialmente da parte di quella feccia. Uno che sa dove trovare il bambino, lo consegnerebbe lui stesso, intascandosi tutti i venticinquemila.»

«Non ho detto che era sveglio, Wil. Ho solo detto che c’era. E nessuno dei presenti si è buttato sull’offerta. È stato piuttosto un: ‘Tutti quelli a cui frega più di un cazzo facciano un passo avanti’. E non c’è stata calca. Io ho fatto finta di essere interessato per un quarto, ho cercato di farmi un’idea del tizio. L’ho giudicato quasi idiota.»

«Hai un nome?»

«No, la situazione non consentiva quel grado di intimità. Ti do gli elementi fondamentali: bianco, fra i ventotto e i trentacinque, castano e occhi azzurri, capelli ondulati, basettoni rossicci, alto più o meno come me, aggiungici una ventina di chili.»

«Grosso», commentò Fournier.

«Si atteggiava ad Angel, ma nessuno lo conosceva. Gli ho detto che ci sarei stato dietro e gli ho chiesto dove avrei potuto raggiungerlo se avessi visto il ragazzo. Mi ha risposto che sarebbe passato di nuovo questa sera verso le otto. Se vuoi, vengo fuori sul marciapiede quando arriva e te lo faccio sapere.»

«Affare fatto, Vi. Grazie.»

«Non c’è di che. Peccato che non posso offrirti da bere. Quelli del tuo colore non sono ben visti là dentro.»

Nel momento in cui Fournier riattaccava, lo chiamò Schoelkopf. «Tu ci sei. Almeno uno sta lavorando al caso Ramsey.»

«Che cosa posso fare per lei, capitano?»

«Non leggi i giornali?»

«Non ho ancora…»

«Avresti dovuto, questo caso è di dominio pubblico. Hanno trovato la macchina della ragazza. Bruciata. A Venice. E io ho dovuto venirlo a sapere da un giornale! Leggi e poi vieni da me.»

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