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Il telefono svegliò Petra alle 6.46 di sabato mattina. La voce di Schoelkopf sconquassò le sue onde cerebrali.

«Ho i mandati per la perquisizione completa dell’ufficio e dell’abitazione di Balch. Voglio che tu e Fournier ci andiate armati di pettine a denti fini prima di spiccare un mandato di cattura. Ti ho spedito i documenti e le chiavi, dovrebbero arrivarti a minuti. Che sia fatto tutto entro oggi, così possiamo gettare la rete per prendere quel bastardo.»

«Perché dobbiamo aspettare per gettarla?»

«Perché è così che vogliono quelli che contano, Barbie. Non si sono ancora riavuti dalla strizza che gli ha preso per il rischio corso di incriminare ingiustamente Ramsey. Basta con le domande, adesso. Datti da fare.»

«Fournier è informato?»

«Lo informi tu.»

Il campanello della porta squillò nel momento in cui usciva dalla doccia. Si asciugò in fretta e furia, si coprì con un telo da bagno, corse all’ingresso, vide un agente della Mobile attraverso lo spioncino e infilò la mano in uno spiraglio per farsi consegnare la busta con i mandati e le chiavi. L’agente in divisa non seppe trattenere un sorrisetto malizioso, la osservò con un certo interesse e le comunicò che c’era un modulo da firmare.

«Me lo infili sotto la porta.» Dopo che te l’ho sbattuta in faccia.

Svegliò Wil alle sette e un quarto. Aveva una voce da oltretomba e le parve di udire una donna in sottofondo.

«D’accordo», le disse. «Da dove cominciamo?»

«Scegli tu.»

«L’ufficio è più vicino. Facciamo… alle nove? Forse è meglio alle nove e mezzo.»

«Vuoi che ti passi a prendere?»

Non rispose subito. C’era sicuramente una donna a casa sua, parlava a voce bassa e cadenzata, quasi cantando. «No», decise Wil. «Ci vediamo là.»


Senza traffico, il tragitto a Studio City si risolse in un quarto d’ora di brezza mattutina ed ebbe anche il tempo di fermarsi a DuPars vicino a Laurel a comperare un caffè e un tortino alle mele. Nello spiazzo davanti alla costruzione marrone c’era un’Acura grigia con nessuno a bordo. La targa era SHERRI. Parcheggiò di fianco all’Acura e stava mangiando in macchina quando Wil arrivò a bordo della sua Toyota nera. Indossava un completo di lino écru, polo nera, scarpe nere traforate; sembrava in partenza per un fine settimana a Palm Springs. Lei era vestita come sempre.

Wil contemplò la palazzina. «Che stamberga.»

«Ramsey vive come un re ma lo trattava come un servo della gleba. Forse a un certo punto è esploso.»

«Non sapevo che fossi psicologa», la apostrofò lui. «In effetti è un’ipotesi più che valida.»

«Vuoi qualcosa di più? Mi è venuto in mente ieri sera. Il fatto che il corpo di Lisa sia stato lasciato dov’era, nessun tentativo di occultarlo. Lo stesso con Ilse Eggermann. Sembra quasi spacconeria, da parte sua: guarda che cosa posso fare in barba a tutti quanti. Per tutta la vita Balch subisce Ramsey, ingoia rospi, ogni sorta di umiliazione verbale. Quale modo migliore di riscattarsi psicologicamente se non prendersi la donna di Ramsey per poi ucciderla e annunciarlo al mondo intero?»

«Prendersela», ripeté Wil. «Tu pensi che Balch e Lisa se la intendessero?»

«Penso che Balch lo desiderava. Non è un adone, ma lei una volta ci usciva assieme e sappiamo che le piacevano gli uomini maturi. Se avesse accettato o no di riprendere, lo sa solo Balch. A meno che troviamo qualcosa là dentro.»

Si avvicinarono alla porta con le pistole in pugno. Procedura standard: i detective rimanevano raramente coinvolti in una sparatoria, ma quando accadeva il più delle volte era in occasione di perquisizioni e arresti.

Petra aprì con la chiave ed entrò per prima. C’era qualcuno seduto al tavolo nel primo locale e lei spianò la sua 9mm.

Una giovane donna stava compilando le parole crociate del giornale di quella mattina. Reagì alla pistola con un’espressione di terrore. Bruna, graziosa, capelli molto corti, occhi scuri, forse di origine ispanica.

«Lei chi è?» domandò Petra. Wil era alle sue spalle. Lo sentiva respirare.

«Sherri Amerian…» quasi balbettò la donna con un filo di voce. «Sono avvocato.»

L’Acura parcheggiata fuori.

«L’avvocato del signor Balch?»

«No», rispose Sherri. «Io lavoro per Lawrence Schick.» Voce più sostenuta ora, un po’ ruvida di risentimento e lo sguardo era diventato arcigno. «Mi è concesso mostrarvi i miei documenti? Sono nella borsetta laggiù. Vorrei solo evitare di farmi sparare addosso mentre li tiro fuori.»

«Li prenda», la invitò Petra.

Sherri Amerian presentò ai detective una patente di guida e un biglietto da visita dello studio di Schick. Secondo la patente aveva ventisette anni. Fresca fresca di università. A sbrigare il lavoro rognoso di Schick nelle prime ore di un sabato.

«Va bene?» domandò in tono imperioso. Un’associata giovane, ma a giudicare dall’atteggiamento stava presentando le sue argomentazioni davanti alla Corte Suprema. Non aveva impiegato molto a entrare nella sua parte. «Ora vorreste mettere via quelle armi?»

Uscì da dietro la scrivania senza attendere una risposta. Gran bella figura. Wil ripose la pistola. «Che cosa fa qui?»

«Rappresento gli interessi del Signor H. Cart Ramsey, agente…»

«Detective Fournier. Lei è il detective Connor.»

L’alzata di spalle comunicò loro il suo totale disinteresse per i nomi. «Il nostro studio è stato informato della vostra intenzione di condurre una perquisizione di questi locali in relazione alla possibile presenza di indizi di reato riguardanti il signor Gregory Balch. Posso vedere il mandato?»

«Perché?» chiese Wil.

«Perché i locali sono di proprietà del signor Ramsey e noi rappresentiamo i suoi…»

«Qui.» Petra fece scomparire la pistola nella borsetta e le consegnò il mandato.

La giovane avvocato lo studiò. «Come c’è scritto qui in maniera esplicita: materiale riguardante il signor Balch. Non il signor Ramsey. In quest’ufficio sono conservati numerosi documenti di natura riservata concernenti le finanze del signor Ramsey ed esigiamo che non siano toccati. Pertanto resterò qui durante la perquisizione. Allo scopo di salvaguardare gli interessi del nostro cliente, suggeriamo di stabilire una procedura secondo cui voi indicherete un dato cassetto e/o ripiano e io ne verificherò il contenuto prima che…»

«Se mi devo soffiare il naso», intervenne Wil, «verificherà il fazzoletto?»

L’avvocato si accigliò. «Non vedo proprio il motivo di…»

«Bene», ritorse Wil. «Piantiamola qui. Primo cassetto in alto di questa scrivania. E niente convenevoli o pause per il caffè. Prenda quel cipiglio e se lo ficchi in tasca.»


Ci vollero tre ore per frugare ogni centimetro quadrato dell’ufficio. Dopo la prima ora Sherri Amerian si stancò del suo ruolo di cerbero e cominciò a dire «Certo, certo», tutte le volte che Wil o Petra le indicavano un libro su uno scaffale o un faldone per terra. La generazione di Apriti Sesamo, bassa soglia di concentrazione.

I soli residui della presenza di Balch erano cartoni di fast food, menu di ristoranti con servizio a domicilio e un cassetto pieno di cianfrusaglie da ufficio. Nessuna foto di famiglia, ma era prevedibile, dato che era reduce da due esperienze matrimoniali fallite.

Un uomo privo di affetti? Qualcosa in lui che soffocava lo sviluppo di una relazione? E allora? Lo stesso si poteva dire di milioni di persone che non andavano in giro ad ammazzare la gente.

Tutti i documenti erano di Ramsey. Ora l’avvocato era di nuovo attenta. Registri di affittanze, moduli di versamenti fiscali, cartellette con elenchi di deduzioni e contratti. Tutte carte che solo qualche giorno prima Petra avrebbe ardentemente desiderato vedere. Balch aveva lavorato lì per anni e non aveva lasciato niente di sé.

C’era da dedurne qualcosa sul modo in cui considerava il suo lavoro?

Prese un prontuario sulle normative fiscali della California, lo sfogliò, lo rovesciò. Niente. Lo stesso con i dieci libri successivi. La confusione generale era anche peggiore di quella che aveva trovato quando era venuta a parlare a Balch. Singolare che una mente disorganizzata sul lavoro fosse anche quella di un assassino astuto: tutte quelle mosse così meticolose.

Allora perché era stato così maldestro da chiamare la Westward Charter rivelando loro la sua intenzione di prendere il largo?

Il solito comportamento autodistruttivo di uno psicopatico o uno stratagemma… Dov’era in quel momento?


Finirono all’una e si fermarono a un ristorante di pesce sulla Ventura. Poca voglia di fare conversazione. Wil era partito da scorbutico e quattro ore di fatiche inutili non avevano migliorato il suo umore. Lui sbocconcellò svogliato la sua sogliola, bevve molto tè freddo, guardò fuori della vetrata. Petra non seppe assaporare le sue polpette di granchio più che se fossero stati dischi da hockey fritti in padella. Alle tre erano ciascuno al volante della propria automobile sulla 101 diretti alle Rolling Hills Estates e alla casa di Balch in Saddlezaw Road.

Lui la superò all’altezza dell’Imperiai Highway e lei lo aveva perso di vista quando le venne in mente una cosa. Accelerò e riuscì a ritrovare la Toyota poco oltre Hermosa Beach. Gli fece cenno di prendere l’uscita di Redondo Beach. Si fermarono uno in coda all’altro. Petra scese e lo raggiunse.

«Fammi una cortesia», gli disse. «Vorrei dare un’occhiata a quel posto sul molo dove Ilse Eggermann fu vista l’ultima volta. Andremo da Balch dopo.»

«Ci sto», rispose lui. «L’idea mi piace.»

Una corsa di quindici minuti sul Redondo Beach Boulevard li portò all’ex Antoine’s, ora trasformato in una Dudley Jones Steak House con vista sul porticciolo. Sala color rosso sangue affollata di chiassosi turisti della domenica, biondi surfisti camerieri che passavano tra i tavoli con portate di carne al sangue e patate al forno grosse come meloni.

Petra cercò di immaginarsi Ilse Eggermann che litigava con Lauch. Usciva dal ristorante, scendeva gli scalini di legno del molo… esattamente come stavano facendo lei e Wil in quel momento. Proseguiva fino al parcheggio. Sera tardi, non c’è in giro nessuno, brutta atmosfera.

Il tragitto alle Rolling Hills Estates consolidò le sue sensazioni negative.

Sei miglia sull’Hawthorne Boulevard, un lungo rettilineo fiancheggiato dal solito susseguirsi di concessionari, supermercati e grossisti. Poi il viale si restringeva poco prima di Palos Verdes Drive, dove appariva una mezzana piantumata con eucalipti, pini e alberi dal tronco nero e con i rami pendenti che somigliavano ai salici. Una tavola di legno dipinta di bianco gli diede il benvenuto alle Rolling Hills Estates e da quel punto in avanti su entrambi i lati della strada ebbe inizio un basso steccato bianco.

Dieci minuti da Redondo, guidando a velocità di crociera. Quello era il terreno di caccia di Balch.

Lo immaginò tornare a casa dopo una lunga giornata da schiavo alle dipendenze di Ramsey, fermarsi a bere qualcosa, notare Ilse e Lauch che bisticciavano. Li segue fuori, vede Lauch che se ne va, offre un passaggio a Ilse promettendole di portarla al suo albergo vicino alla Marina. Ma non ci arriveranno mai.

Balch scarica Ilse in un parcheggio.

Guardati che cosa ti faccio sotto il naso!

Poi a casa. Semplicissimo.

Una giornata al mare.

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