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«Interessante», mormorò Stu messo al corrente del libro della biblioteca, ma sembrava distratto.

Aveva parlato al telefono che ora stava riponendo in tasca. «Con la cameriera di Lisa Ramsey ci sono degli agenti di West L.A. Non è proprio Beverly Hills, ci manca qualche isolato. La domenica la cameriera aveva il giorno libero. È appena rientrata. Lisa non ha dormito nel suo letto. La Porsche di Lisa non è nel box, dunque era uscita per proprio conto. Può darsi che abbia lasciato la sua macchina per salire su quella dell’assassino, oppure gliel’hanno portata via. Dobbiamo fare una corsa fino a casa Ramsey a Calabasas per la notifica, poi dobbiamo tornare per interrogare la cameriera. Ramsey non era in ufficio e noi abbiamo l’ordine di fare di tutto per dargli la comunicazione di persona. Abita in una di quelle tenute con mura di cinta e cancello. Ho l’indirizzo.»

S’incamminarono verso la loro Ford bianca. Toccava a Stu guidare, quel giorno, così fu lui a sedersi al volante.

«Calabasas è un distretto», disse Petra mentre lui avviava il motore. Stu guidò adagio. Come sempre. Più piano di tutti gli altri poliziotti che Petra aveva conosciuto.

«Solo sul piano estetico», ribatté lui. «Schoelkopf ha sentito lo sceriffo alla stazione di Malibu per concordare le regole generali, ma visto che si tratta di un 187, hanno girato il caso alla loro squadra Omicidi. La giurisdizione è nostra, ma vogliono essere presenti alla notifica perché la casa di Ramsey è sul loro terreno. Non vogliono restare tagliati fuori. Davanti alla casa troveremo ad aspettarci un paio dei loro investigatori.»

«Un bel viaggetto fino a Calabasas», osservò Petra. «Dunque a un certo livello pensano davvero di condurre loro l’inchiesta?»

«Chi lo sa. Forse possono darci una mano.»

«Procurandoci il curriculum delle violenze coniugali di Ramsey?»

«Anche. Qualsiasi cosa.»

Imboccarono il tratto di strada che correva tra il parco e la 5 Freeway. «Schoelkopf mi ha rifilato una di quelle ramanzine che non sentivo più dai tempi che ero matricola», le riferì Stu. «Non entrate senza permesso, non scavalcate nessun muro, trattatelo solo ed esclusivamente da ex in lutto e non da indiziato. Nessuna perquisizione, non entrate nemmeno nel cesso se solo c’è anche la remota possibilità che vi venga scaricato addosso come un tentativo di indagine. Nessuna domanda che possa incriminare nessuno perché altrimenti dovreste recitargli i suoi diritti e io non voglio che abbia il minimo sentore di essere sospettato.»

«E la registrazione di quello spettacolo televisivo?»

«Per adesso nemmeno quello, perché sarebbe un chiaro segno che lo sospettiamo.»

«Ma dai, è di dominio pubblico», protestò Petra.

Stu si strinse nelle spalle.

«Quando ci sarà concesso di cominciare l’inchiesta?»

«Quando ne sapremo di più.»

«Ma se ci viene impedito di cercare qualcosa di più!»

Stu le rivolse un sorrisetto sottile.

«Tutto questo fumo perché Ramsey è un vip?» chiese Petra.

«Benvenuta tra i comuni mortali. Io voglio bene al mio lavoro.»

Così era stato fino a poco tempo prima. Che cosa stava accadendo?

Stu imboccò l’autostrada in direzione nord.

«E quel libro e quel cartoccio?» chiese Petra dopo una lunga pausa di silenzio. «Un possibile testimone oculare?»

«Se la persona che mangiava e/o leggeva era lì nel momento in cui Lisa veniva uccisa. La mia religione mi dice di credere nei miracoli, ma…»

«E/o?»

«Potrebbero essere due persone diverse. Ma anche se è la stessa persona, gli indizi fanno pensare a un barbone, maschio o forse femmina. Lau ha detto che il calco del corpo era piccolo.»

«Una vagabonda», commentò Petra.

«Chiunque fosse non ha avvertito la polizia, dunque se era lì, lascia presumere un senso civico limitato. Non trattenere il fiato in attesa che qualcuno si faccia avanti.»

«Molte di queste vagabonde sono schizofreniche», disse Petra. «Assistere a un omicidio terrorizzerebbe chiunque, figuriamoci una persona già in bilico…»

Stu non rispose. Petra lo lasciò guidare per un po’, prima di parlare di nuovo. «So che l’ipotesi è un po’ remota», disse poi, «ma se a uccidere Lisa fosse stata proprio la persona che era nascosta dietro quelle rocce?»

Lui rifletté, quindi elencò le stesse obiezioni a cui era già arrivata anche lei.

«Inoltre», aggiunse, «ho anch’io la tua impressione iniziale: quell’accanimento sul volto, l’eccesso di violenza, sottintende un atto passionale da parte di una persona che la vittima conosceva. Se quello che ci ha raccontato Susie Cliclic su Ramsey che pestava Lisa è vero, avremmo un sospettato tagliato su misura.»

«Ma non possiamo trattarlo da sospettato.»

«Però possiamo osservarlo mentre recitiamo la nostra parte di compassionevoli pubblici ufficiali. Motivo per il quale sono contento che ci sia anche tu. Quello è un attore. Pessimo, ma anche il peggiore è più bravo a nascondere i suoi sentimenti dell’uomo della strada.»

«E io che cosa c’entro?» chiese Petra.

«Sai leggere nel cuore della gente.»

Non nel tuo, pensò lei.


Appena ebbero imboccato la 134 West, si trovarono in coda.

La situazione era abbastanza comune e tutte le volte che Petra si trovava in un ingorgo fantasticava di quelle automobili volanti del futuro sospinte da misteriosi aggeggi descritti nelle vecchie pagine del Popular Mechanics di papà.

Trovarsi bloccata a bordo di un’automobile le era insopportabile e lo sapevano tutti e due. Stu era un guidatore calmo, talvolta ai limiti dell’esasperazione altrui.

«Potremmo passare sul ciglio», propose Petra.

Era una battuta che Stu conosceva a memoria e alla quale reagì con un sorriso stanco.

«Potremmo almeno mettere le luci e la sirena», insisté lei.

«Come no», ribatté lui, inserendo la folle e dando rumorosamente gas. «E magari anche le pistole, potremmo aprirci un varco a suon di granate… Dunque come dici che dobbiamo affrontare Ramsey?»

«Mostrandoci compassionevoli, come hai detto tu. Ma con i fazzoletti pronti per le sue lacrime da coccodrillo.»

«Coccodrillo», ripeté lui. «Allora tu hai già deciso sul suo conto.»

«Se i mormoni giocassero d’azzardo, tu su chi scommetteresti?»

Stu annuì e girò la testa per reprimere uno sbadiglio. Procedettero a passo di lumaca per un quarto di miglio, poi si fermarono di nuovo. Strofinandosi le palpebre, Petra si riempì gli occhi di due minuscoli caleidoscopi. Cominciava a sentire mal di testa. Doveva trovare un modo meno masochistico per affrontare la frustrazione.

«In tanti anni che lavoro a Hollywood», cominciò Stu, «non mi era mai capitato un omicidio che vedesse coinvolta una celebrità. La volta che ci sono andato più vicino è stato nel caso di quell’Alphonse Dortmund. Immigrato tedesco, un caratterista che faceva il nazista nei film sulla seconda guerra mondiale. Strangolato nel suo appartamento a Gower. Una brutta fine per uno che era già finito male, non lavorava da anni, beveva, si era lasciato andare. Gli agenti andati a controllare per la segnalazione di un cattivo odore lo hanno trovato a letto legato come un salame e con una corda intorno al collo. Nodi complessi.»

«Asfissia sessuale?»

«È stata la mia prima impressione, ma mi sbagliavo. Non era stato lui a combinarsi in quel modo. Si scopre che era sceso sul boulevard, si era trovato un quindicenne, gli aveva mostrato come doveva legarlo e lui ha deciso di metterci qualcosa di proprio, lo ha strozzato e ha svaligiato l’appartamento.»

«Come avete preso il ragazzo?»

«Tu come credi?»

«Si è vantato.»

«Sparandolo ai quattro venti. Io e Chick Reilly, il mio partner di quei giorni, abbiamo battuto tutti i soliti posti, abbiamo parlato con le solite persone, e tutti sapevano che cos’era successo. Ci hanno fatto fare la figura di quelli appena arrivati con la piena.» Rise. «Meno male che sono quasi tutti idioti.»

«Chissà quanto poco idiota sarà Ramsey», rifletté Petra. «Qualche particolare motivo per cui non era in ufficio?»

«Pensi che se la sia già filata? No, non abbiamo motivo di temerlo. Non sta girando. Tutti gli episodi di quest’anno sono già pronti.»

«Parli specificamente dei suoi, o intendi tutti in generale?»

«Tutti quelli principali», precisò Stu. «Forse è andato a giocare a tennis, forse è a mollo nella Jacuzzi. O su un volo diretto al sud della Francia.»

«Questo sarebbe molto inopportuno.»

«L’hai detto. Mah, forse dovremmo davvero farci strada a pistolettate.»


Tre quarti d’ora dopo lasciarono l’autostrada in direzione di Calabasas e imboccarono una strada che si addentrava nella catena delle Santa Susanna. Il terreno ondulato era punteggiato di macchie di querce virginiane sopravvissute al progresso. La specie era molto sensibile all’eccesso di acqua e i sistemi moderni di irrigazione avevano ucciso centinaia di alberi prima che qualcuno intervenisse con misure di protezione.

Anche gli incendi si erano divertiti da quelle parti, alimentandosi di arbusti secchi e quercioli, divorando le grandi costruzioni spagnolesche che sembravano il marchio di fabbrica degli agiati residenti di West Valley. Per tutti i soldi che ci spendevano, non c’era speranza, apparivano sempre e soltanto retrò.

Costeggiarono alcune lunghe aiuole di vaniglia, spesso dietro cancellate. Box doppi per cavalli, piccoli recinti accanto a campi da tennis e vasche di piscina con cascatelle in pietra. L’aria era buona, le tenute ampie, e una volta lontani dall’autostrada c’era quiete. Ma Petra sapeva che non era per lei. Troppo distante da librerie, teatri, musei, il magro coacervo culturale di L.A. E troppa tranquillità. Un luogo reciso dal centro pulsante.

Per non parlare del pendolarismo, ogni giorno due ore della tua vita trascorse a studiare le righe bianche della 134, domandandoti se quello era davvero lo specchio del successo.

Calabasas era l’enclave di quelli che Petra, una snob in incognito, giudicava i ricchi non pensanti: atleti, rockstar, impresari parvenu, attori come Ramsey. Gente con lunghe stagioni di ozio e una visione della tintarella in spregio del melanoma.

Petra era dell’opinione che il tempo libero provocasse problemi. Una circolare diffusa di recente al Parker Center indicava l’emergere tra gli adolescenti bianchi della Valley della tendenza a emulare le bande del centro. Che cos’altro avevano da fare i ragazzi laggiù se non cacciarsi nei guai?

Ai tempi in cui era pittrice fantasticava talvolta sulla vita che avrebbe condotto se avesse avuto successo, diciamo ventimila a tela, nessuna necessità di piegare il suo talento alla grafica pubblicitaria. Metà dell’anno a L.A., metà a Londra. Tutto rimasto nel mondo dei sogni, naturalmente. Aveva lavorato di righello e squadra per dodici ore al giorno solo per fingere di contribuire economicamente al matrimonio, dicendo a Nick che quello che guadagnava lui gli apparteneva. Quanta nobiltà d’animo. Che idiozia.

«Eccoci», annunciò Stu.

RanchHaven si ergeva in cima a una collina ricoperta di papaveri dorati. Un alto cancello a volute fra montanti rosa. Dietro il ferro battuto c’erano le più grandi haciendas che avessero mai visto, abbondantemente distanziate l’una dall’altra, ciascuna nella sua ampia tenuta. A lato della strada era parcheggiata una Dodge senza contrassegni. I cerchioni ordinari e le numerose antenne la rendevano appariscente quanto la Ford di Stu e Petra.

Si fermarono dietro la Dodge, dalla quale smontarono due uomini. Uno era un ispano-americano, quarantacinque anni, statura media, tarchiato, con un paio di baffi come due ali nere e una cravatta piena di uccelli e fiori. Il suo partner era bianco, molto più giovane, stessa statura, di una quindicina di chili più leggero, anche lui con il labbro villoso, ma i suoi baffi erano corti e color giallo sporco. Indossavano entrambi una giacca sportiva grigia, calzoni neri per l’uno, blu scuro per l’altro. Sotto un volto simpatico e fanciullesco, classificabile come belloccio, l’agente bianco portava una cravatta stretta, color vinaccia.

Si presentarono come De la Torre e Banks. Giro di saluti, atmosfera inizialmente amichevole.

«Cos’è successo di preciso?» volle sapere De la Torre.

Stu li mise al corrente.

«Brutta storia», commentò Banks.

«Il vostro capo non vi aveva detto nulla?» chiese Petra.

Banks scosse la testa. «Ci hanno detto che hanno ucciso la moglie di Ramsey, ma non come. L’ordine era di venire qui e aspettare il vostro arrivo. Ci è stato anche detto che il caso non è nostro, dobbiamo solo essere presenti così nessuno dopo può dire che non c’eravamo. Dov’è stato?»

«Al Griffith Park.»

«Ci sono stato con i miei figli giusto domenica scorsa, allo zoo», disse Banks scuotendo il capo. Sembrava turbato e Petra si domandò da quanto tempo lavorasse alla squadra Omicidi.

«Pensate che sia stato lui?» domandò De la Torre.

«Ci risulta che l’anno scorso l’aveva picchiata e che poco dopo avevano divorziato», rispose Stu.

«Una pista fatta di sabbie mobili.»

«Una cosa è certa», continuò Stu. «Non è una comune rapina. Corpo straziato, furia omicida, uno che ha portato via il denaro contante dalla borsetta ma ha lasciato le carte di credito e i gioielli. Noi pensiamo a qualcuno che conosceva o, meno probabile, un amante. Chiunque sia stato, o se ne è andato sulla macchina di lei, o l’ha portata al parco sulla sua.»

«Che macchina aveva?» chiese Banks.

«Porsche 911 Targa, quattro anni, nera. La stiamo cercando.»

«C’è gente capace di ammazzare per una macchina così.»

«Può darsi», replicò Stu, «ma accoltellerebbe una persona venti volte per un’automobile? Perché tanta fatica?»

Silenzio per qualche secondo.

«Contante, niente gioielli», rifletté a voce alta De la Torre. «Per confondere le acque? Avete mai visto il programma di Ramsey? Io sì. Una volta. Una schifezza.»

«Potrebbe essere utile sapere se ha mai causato problemi da queste parti», sondò Petra.

«Possiamo sentire la polizia locale per voi», si offrì Banks, rivolgendole un sorrisetto trattenuto.

«Sarebbe un aiuto.»

«Dunque come vogliamo procedere?» domandò De la Torre. «Voglio dire, siccome noi siamo qui a fare le ballerine di fila, non vorremmo intralciare il vostro lavoro da solisti.»

«Grazie», disse Stu.

«Allora?»

Stu guardò Petra.

«Stiamo defilati», spiegò lei. «Non lo trattiamo come un indiziato, non diamo prematuramente un indirizzo preciso al caso.»

«Ramsey è un attore, quindi ciascuno è tenuto a recitare la sua parte», commentò Banks. «Saremo in carattere con la città. D’accordo, noi ce ne stiamo in secondo piano, molto discreti… Credi di farcela, Hector?»

De la Torre si strinse nelle spalle. «Me no sapere», rispose in un accento messicano da disegni animati.

«Hector è un intellettuale», spiegò Banks. «L’estate scorsa si è laureato così adesso è convinto di avere diritto alle proprie opinioni.»

«Laureato in che cosa?» volle sapere Petra.

«Comunicazioni.»

«Spera di andare in TV un giorno a fare il commentatore sportivo», disse Banks. «O a leggere il bollettino meteorologico. Fagli le previsioni del tempo, Hector.»

De la Torre alzò gli occhi al cielo con un sorriso divertito. «L’alta pressione si scontra con una bassa pressione e scendono insieme a incontrare una media pressione. Con possibili precipitazioni. Contemporaneamente attori pestano le proprie mogli, con possibile omicidio.»


I due veicoli si avvicinarono alla colonna rosa. Il cancello era rivestito da una patina verde. Sulla colonna di sinistra era montata la piastra del citofono, sopra la scritta FORNITORI. Qualche metro oltre il cancello c’era una guardiola.

Stu si sporse dal finestrino, schiacciò il pulsante e annunciò: «Polizia per il signor Cart Ramsey».

Un custode in divisa sbirciò dalla guardiola e uscì. Stu gli stava già mostrando il suo distintivo e prima che il cancello si fosse aperto del tutto, Petra aveva già giudicato dall’atteggiamento della guardia che era desiderosa di collaborare.

«Sì?» chiese. Anzianotto, pancetta, abbronzatura intensa, molte rughe, capelli tinti di beige. Walkie talkie e sfollagente, ma niente pistola.

«Abbiamo bisogno di parlare al signor Ramsey» rispose Stu. «In privato. Credo che sappia quanto tengono alla privacy il signor Ramsey e i suoi vicini.»

Il guardiano sgranò gli occhi. «Ma certo.»

«Dunque possiamo contare su di lei, signor… Dilbeck, e sulla sua discrezione?»

«Si capisce, si capisce. Volete che avverta che state arrivando? Di solito facciamo così.»

«No, grazie», rispose Stu. «Anzi, la prego di non farlo. Mi dica, Dilbeck, il signor Ramsey è entrato o uscito da RanchHaven oggi?»

«Non durante il mio turno. Voglio dire dalle otto in avanti.»

Sarebbe stato logico a quel punto domandare chi aveva svolto il turno di notte. Stu viceversa lo ringraziò e basta. «Come arriviamo alla casa?»

«Continuate verso la cima e prendete la prima a sinistra, che sarebbe la Rambla Bonita. Salite ancora, fino alla fine, e lì c’è la casa. Quella grande tutta rosa, come queste colonne.»

«Rosa», ripeté Petra.

«Che più rosa non si può. Quando l’ha comperata era bianca, ma lui e la moglie l’hanno fatta ridipingere.»

«Perché, a Ramsey non piace il bianco?»

«Non saprei, non è uno che parla molto. Come quel personaggio che fa in TV… Dack non so bene cosa.»

«Forte e taciturno?» fece Petra.

«Mettiamola così.» Dilbeck indietreggiò.

Giunsero in cima alla prima salita. «Combinerebbe, no?» osservò Petra. «Sono sempre i taciturni.»

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