Pareti blu, séparé marrone, le esalazioni troppo dolci di sciroppo di acero finto.
Individuare Darrell Breshear non fu difficile. A quell’ora il Pancake Palace era quasi deserto e Darrell era l’unico uomo di colore presente nel locale, seduto in un angolo, con l’aria infelice.
Voce giovane, ma senz’altro non un ragazzo. Patsy K. gli aveva attribuito quarant’anni, ma Petra sarebbe arrivata a un’età tra i quarantacinque e i cinquanta. Aveva già cominciato un caffè. Dopo tanto sforzo per ritardare il confronto, era arrivato in anticipo. Molto sulle spine.
Era snello e abbastanza alto, con i capelli brizzolati tagliati corti e la pelle chiara, quasi della stessa sfumatura di quella di Petra, ma con fisionomia africana. Indossava una polo nera sotto una giacca grigia a spina di pesce.
Le borse sotto gli occhi lo facevano apparire affaticato. Quando fu più vicina, vide che gli occhi erano ambra. Una spruzzata di lentiggini gli attraversava il naso.
Lui la vide e si alzò. Oltre il metro e ottanta.
«Signor Breshear.»
«Detective…»
Si scambiarono una stretta. La sua mano era asciutta.
«Caffè?» offrì lui indicando la propria tazza piena a metà. O piuttosto per metà vuota, a giudicare dalla sua espressione.
«Sì.»
Breshear ordinò per lei, dicendo prego e grazie e strappando un sorriso alla cameriera. «Scusi se sono stato così riluttante», disse. «L’omicidio di Lisa mi ha sconvolto e poi questa storia di finire in un’inchiesta…» Scosse la testa.
«Ora come ora la sua parte nell’inchiesta è molto marginale, signor Breshear.» Petra estrasse il taccuino, cominciò a scrivere, poi a disegnare il suo volto.
«Bene.» I suoi occhi vagarono verso sinistra. «Allora…»
Invece di cominciare, Petra bevve il caffè. Gli occhi di Breshear presero ad agitarsi.
«La prego, mi racconti dei suoi rapporti con Lisa Ramsey.»
«Lavoravamo insieme.»
«È editor anche lei?»
«Editor anziano. Lisa lavorava nella mia squadra.»
«Editor anziano», ripeté Petra. «Vale a dire che è un po’ che fa questo mestiere.»
«Dodici anni. Prima ho recitato.»
«Ma guarda.»
«Niente di importante. Niente cinema, ho partecipato a dei musical sulla Costa Orientale.»
«Bulli e pupe?»
Breshear sorrise. «Anche quello. E altri. Mi sono serviti per imparare una cosa.»
«Che cosa?»
«Che non avevo il talento che pensavo.»
Petra ricambiò il sorriso. «È stato lei ad assumere Lisa?»
«È stata assunta dalla Empty Nest e assegnata al mio gruppo. Era brava. Considerato che era alle prime armi. Imparava in fretta. Intelligente. Quello che le è successo è incredibile.»
Breshear abbassò di colpo le spalle e mantenne per un po’ gli occhi in quelli di lei.
«Lisa aveva già avuto esperienze come editor cinematografico?» chiese Petra.
«Era laureata in scienze dello spettacolo e aveva seguito corsi di editing.»
«Per quanto tempo ha lavorato con lei?»
«Sei mesi circa.» Uno scatto degli occhi verso l’alto. Bevve un sorso e tenne la tazza davanti alla bocca, nascondendogliela.
«C’è molta offerta di lavoro nel campo?»
«Niente affatto.»
«Ma Lisa ha trovato facilmente un posto grazie alla sua laurea?»
«Io… non proprio», rispose Breshear. La tazza continuava a nascondergli la bocca. Petra cambiò posizione e lui l’abbassò. «Ecco… mi hanno detto che aveva ottenuto il posto grazie alle sue conoscenze.»
«Chi gliel’ha detto?»
«Il mio principale, Steve Zamoutis. È il producer.»
«Quali conoscenze?»
«Ramsey. Lui ha telefonato e lei è stata assunta.»
«Sei mesi fa. Subito dopo il divorzio.»
Breshear annuì.
Una mano tesa all’ex. Confermava la separazione amichevole? Oppure Ramsey stava manovrando per cercare di riconquistarla?
«Vediamo di parlarci chiaro, signor Breshear. Lisa aveva le carte in regola per il lavoro che le era stato affidato?»
«Sì», rispose in fretta Breshear. «Considerata la sua inesperienza, era molto competente.»
Petra scrisse. E disegnò.
«Questo non vuol dire che non c’erano cose che non dovesse imparare», precisò Breshear.
Le ci volle un secondo per decifrare il doppio negativo. Aveva a che fare con una mente un po’ contorta o Breshear stava cercando qualcosa di meglio di una tazza dietro cui nascondersi?
«E lei le faceva da insegnante.»
«Mi ci provavo.»
«E lavoravate insieme agli stessi film.»
«Due pellicole», rispose lui, dandole i corrispondenti titoli.
Petra non li aveva mai sentiti.
«Non sono ancora usciti», aggiunse Breshear.
«Che genere di pellicole?»
«Commedie.»
«Non gialli, vero?»
Breshear rise a bocca chiusa poi parve rammaricarsene, perché trasse un respiro, cercò di ricomporsi. «Tutt’altro.» Guardò l’orologio.
«Che cos’altro mi può dire su Lisa?» chiese lei.
«Non molto. Sul lavoro non aveva problemi. Quando ho saputo che era stata assassinata, sono stato male.»
«Ha idea di chi può averla uccisa?»
«Dicono tutti che è stato Ramsey, perché la picchiava, ma io non so.»
«Lisa gliene aveva parlato?»
«Mai.»
Petra aggiunse qualche tocco finale al suo ritratto. Lo aveva raffigurato nervoso, con occhi tormentati. «Nemmeno una volta?»
«Nemmeno una volta, detective. Non ha mai pronunciato il nome di suo marito, punto e basta.»
«Ha mai visto Lisa fare uso di stupefacenti?»
Lui aprì e richiuse la bocca. Un altro grugnito in forma di riso. «Non vedo… è assolutamente necessario parlarne?»
«Sì, lo è.» Petra si protese in avanti, allungando la mano sul tavolo fino a pochi centimetri da quella di lui.
Breshear si ritrasse. «Mettiamola così: Lisa non era una consumatrice nel senso stretto del termine, ma nel nostro giro la gente tende a… sì, l’ho vista sniffare un paio di volte.»
«Un paio vuol dire due.»
«Forse un po’ di più. Tre o quattro.»
«E questo è successo sul lavoro?»
«No, no.» La sua pelle era abbastanza chiara perché si vedesse quando arrossiva. Bene. Gli occhi si abbassarono. «Sul lavoro no, in senso tecnico. Voglio dire che non stavamo veramente lavorando… Io sono il capo dell’équipe. Tutto quello che riguarda le persone sotto di me è responsabilità mia.»
«Capisco, signor Breshear. Lei non avrebbe mai permesso che la cocaina interferisse con il suo lavoro. Ma lei l’ha vista sniffare tre o quattro volte allo studio dopo il lavoro. È così?»
«In sala di montaggio, ma dopo l’orario di lavoro. Posso chiederle perché lo vuole sapere? Pensa che quanto è successo sia in relazione con questioni di droga? Guardi che il nostro non è un mondo di scoppiati. Qui si lavora tutti sodo, con la testa ben piantata sulle spalle. Non può essere altrimenti. Senza di noi i film non si fanno.»
Giustificazioni non sollecitate. Il colorito intenso rimaneva, attenuando il contrasto tra lentiggini e pelle.
«A parte la sala di montaggio, dove altro l’ha vista sniffare?»
«A… sulla mia macchina. E quella volta mi ha sorpreso davvero. Io guidavo e l’ho vista tirare fuori questo tubicino di vetro. Ha aspettato che mi fermassi a un semaforo rosso e l’ha tirato su con il naso.»
«A bordo della sua automobile», ripeté Petra scrivendo. Guardò gli occhi di Breshear compiere un piccolo giro di giostra. «Dove stavate andando?»
«Non ricordo.» Breshear afferrò la tazza e la svuotò. La cameriera tornò a versargli altro caffè e lui riprese a bere.
Petra rifiutò il bis e quando fu di nuovo sola con Breshear, tornò al suo ritratto, inserì contorni e ombreggiature, lo fece apparire più anziano. «Dunque non ricorda dov’eravate diretti. Quando è stato?»
La tazza si riabbassò. «Direi uno, forse due mesi fa.»
«Vi frequentavate, signor Breshear?»
«No, no… noi lavoravamo insieme. Fino a tardi. È così che funziona nel nostro mestiere. Ti chiamano, vai e tagli.»
Vai e tagli. La scelta di quel linguaggio gli era venuta spontanea.
«Dunque lei e Lisa lavoravate fino a tardi e…»
Lui non la soccorse e Petra domandò: «Com’è che siete finiti sulla sua macchina?»
«Probabilmente l’accompagnavo a casa, o forse si andava a mangiare un boccone insieme… Posso sapere perché mi sta interrogando?»
«Interroghiamo tutti gli uomini che Lisa conosceva, signor Breshear. Qualcuno ci ha detto che lei e Lisa vi frequentavate e noi vogliamo verificare.»
«Non è così. Non ci frequentavamo.»
«Dunque suppongo che la nostra fonte abbia sbagliato.» Sorrise, calcolando che l’esistenza di una «fonte» lo mettesse in affanno.
Lui arrossì di nuovo e i suoi occhi ripartirono. Quell’uomo non era uno schizofrenico, ma nascondeva qualcosa.
«Evidentemente», commentò.
«Può dirmi dove si trovava la notte in cui Lisa è stata uccisa?»
Lui la fissò. Si toccò la fronte, vi fece scorrere la mano anche se era asciutta. In quel momento i suoi occhi erano sgranati e impauriti, l’espressione era quella che Petra aveva disegnato. Guarda, papà, anch’io sono una profetessa!
«Ero con un’altra donna.» Appena sopra un bisbiglio.
«Posso avere un nome, per piacere?»
Breshear sorrise. Brutto sorriso, colpevole, sporco, sgradevole. «È un po’ un problema.»
«Come mai?»
«Perché io sono sposato e la donna non era mia moglie.»
«Se può essere discreta lei, so esserlo anch’io, signor Breshear.» Petra agitò la penna.
«Preferirei evitarlo», disse lui. «Senta… voglio essere franco con lei, detective Connor. Perché non voglio che lo venga a sapere da qualcun altro e che pensi che le ho nascosto qualcosa. Lisa e io abbiamo avuto una storia, ma assolutamente niente di importante.»
«Una storia.»
«Abbiamo dormito insieme. Sette volte.»
Aveva contato. Uno di quelli che mettono le tacche?
«Sette volte», ripeté lei.
«Storie di una settimana.»
Avrebbe voluto chiedergli: mi dica, caro signor Darrell, è stata una volta al giorno per sette giorni o in certi giorni avete fatto il bis e il tris e in altri vi siete concessi una pausa? «Storie di una settimana.»
«Proprio così.» Gli occhi ambra sussultarono. «Per la verità non abbiamo mai veramente dormito insieme. In senso stretto… Dio, è tutto così imbarazzante.»
«Che cosa?»
«Parlare dei particolari… Suppongo che se lei fosse un uomo sarebbe più facile.»
Petra sorrise con una punta di malizia. «Spiacente.»
Lui fissava di nuovo il caffè nella tazza e sembrava sul punto di scivolare sotto il tavolo.
«Allora», chiese Petra, «quando c’è stata questa storia tra lei e Lisa?»
«Un mese fa, forse sei settimane.»
Concordava con le dichiarazioni di Patsy K.
«Dunque avete avuto rapporti intimi», concluse Petra, addolcendo la voce. Voleva mantenere viva la sua preoccupazione, ma anche la sua disponibilità a confidarsi. «Però non avete mai dormito insieme.»
«Già», confermò Breshear. «Io non sono rimasto mai a casa sua e, come è ovvio, non potevo portarla da me.»
«Dove andavate?»
Il rossore divenne più intenso che mai. Un bel color mogano ferroso. Gli donava, gli conferiva un aspetto più interessante.
«Gesù… ma è proprio necessario?»
«Se è in relazione con i suoi rapporti con Lisa e il luogo dove si trovava la sera in cui è stata assassinata, temo di sì.»
«E deve scriverlo?»
«Se quanto mi dirà dimostrerà che lei non ha niente a che fare con la morte di Lisa, non c’è ragione perché venga a saperlo qualcun altro.» Un giro di parole che era un raggiro. Tutto finiva ne! suo dossier. Ma Petra chiuse comunque il taccuino.
Lui si massaggiò le tempie e studiò ancora il caffè. «Oh, be’… quella notte, quando Lisa è stata assassinata, ero in compagnia di una donna che si chiama Kelly Sposito. A casa sua.»
«Indirizzo, prego», chiese Petra aprendo di nuovo il taccuino.
Lui le recitò un numero sulla Quarta Strada a Venice.
«Appartamento…»
Sembrò ancor più a disagio davanti a quella domanda, come se la richiesta di precisione gli desse infine la misura di quanto la sua inquirente stesse facendo sul serio.
«No, è una casa…»
«E lei è stato a casa della signora Sposito da che ora a che ora?»
«Tutta notte. Dalle dieci di sera fino alle sei del mattino. Prima, dalle cinque o sei del pomeriggio, siamo stati al ristorante, un posto messicano vicino allo studio. L’Hacienda, sul Washington Boulevard.»
«La signora Sposito lavora per lei?»
Lui annuì. «È un’editor anche lei.»
Già a proposito di montaggio…
«Dunque è rimasto fuori tutta notte e sua moglie non ha sospettato nulla.»
«Mia moglie era fuori città. Viaggia molto per lavoro.»
E intanto il signor Darrell, l’insegnante cortese, era anche lo stallone dell’ufficio. Il che significava che probabilmente era protagonista di molte altre «storie» che avrebbe preferito tenere per sé.
«Dovrà sentire Kelly?» domandò lui.
«Sì. Sa dov’è?»
«Al lavoro. Abbiamo finito?»
«Quasi», rispose Petra. «Mi sa dire dove si procurava la coca Lisa?»
«No», disse. «Non ne ho proprio idea.»
«Non da qualcuno allo studio?»
«Non so in che modo si riforniva, ma sono certo non da nessuno della Empty Nest.»
«Perché?»
«Perché conosco tutti e nessuno spaccia.»
«Va bene», gli concesse Petra, «ma immagino che non dovrebbe essere troppo difficile trovare qualcuno allo studio a cui chiederla, giusto?»
«Andiamo», si ribellò lui. «Lei pensa che siccome questo è il mondo dello spettacolo passiamo tutto il tempo a spassarcela. Si chiama Industria perché è un’industria, detective. Lavoriamo come bestie. Io non ho mai visto nessuno cercare di vendere droga a qualcun altro e Lisa non mi ha mai parlato dei suoi fornitori. Per la precisione, la prima volta che ha sniffato l’ha offerta anche a me e io le ho detto: ‘Non voglio che ti droghi sulla mia macchina’.»
«Ma lei ha continuato lo stesso», disse Petra, «sulla sua macchina.»
«Sì, d’accordo. Era una donna adulta, non è che potessi darle ordini. Ma non volevo averci niente a che fare.» Sollevò la tazza con entrambe le mani. «Vuole una confessione? Gliene do una. Ho avuto la mia razione di guai con l’alcol. Non bevo più da dieci anni e intendo continuare così.»
Un lampo negli occhi ambra. Indignazione che sembrava sincera. Altrimenti invece di tagliare e incollare pellicole, avrebbe fatto meglio a interpretarle. O a calcare di nuovo i palcoscenici, a cantare con il cuore in mano.
«Va bene», concluse Petra. «Grazie del tempo che mi ha dedicato.»
«Non c’è di che. E chiami Kelly, ma eviti mia moglie, siamo d’accordo? Perché se non era in città, non può esserle d’aiuto. Io e Lisa eravamo amici, niente di più. Perché fare del male a lei?»
«Solo amici, eccetto che per quella unica settimana.»
«Non è stato niente», insisté lui. «Senza impegno. Lei si sentiva sola, era giù di corda, e il caso vuole che tra me e mia moglie non stesse andando molto bene. Lavoravamo fino a tardi, una cosa tira l’altra.»
Si strinse le spalle in un gesto di: sa anche lei com’è la vita.
Una cosa che ne aveva tirate sette altre.
Sette cose sfociate in un’altra ancora.
«Ma non avete mai passato la notte insieme», gli ricordò Petra. «A differenza di quello che ha fatto con Kelly Sposito.»
«Questo perché Lisa non voleva. Per lei era una questione di orgoglio. Era una donna indipendente, le decisioni dovevano restare sue.»
«Dove andavate?»
«Da nessuna parte. Noi… oh, Gesù. E sia, eccole il quadro completo: è successo tutto sulla mia macchina. Siamo andati a mangiare un boccone insieme e mentre si tornava al lavoro, Lisa mi ha chiesto di farle fare un giretto, una puntata alla spiaggia. Siamo finiti vicino al vecchio Sand Dune Club. Mi ha chiesto di fermarmi. Io non sapevo dove volesse andare a parare. Poi ha tirato fuori quel tubicino e ha sniffato.»
«Dunque era cocaina in polvere, non crack.»
Breshear sorrise. «Sono solo i neri a usare il crack, no?»
Petra gliela lasciò passare.
«Era polvere», confermò lui.
«Lei ha sniffato e poi?»
«Poi è diventata… ha preso l’iniziativa. Le è venuta voglia.»
«E l’avete fatto in macchina», disse Petra.
«Così è andata», annuì lui. Nuovo tono di voce. Divertito?
«Sette volte», ribadì Petra. «Andavate da qualche parte in macchina, lei sniffava e poi facevate l’amore.»
«Per la verità cinque volte è andata così. Le altre due, le ultime due, l’ho seguita a casa, ho aspettato che fosse pronta, poi siamo usciti a cena. Ma non ci siamo mai dati veri appuntamenti, come capita in una relazione normale. Tutt’e due le volte è andata a casa per qualche ragione.»
«La coca?»
«Non lo so», rispose Breshear.
Ma non era così. Lo sapeva lui, lo sapeva lei. Fino a quel punto il suo racconto corrispondeva in tutto e per tutto a quello di Patsy K.
Breshear inalò tra i denti. «Non so perché lo dico a lei, ma tanto vale raccontarle tutto. Non abbiamo mai avuto un rapporto vero e proprio. Lei voleva solo che venissi io.»
Ora la guardava, seduto eretto, la sfidava a chiedergli i particolari.
Perché il sesso era il suo hobby preferito e una volta superata la vergogna iniziale, parlarne gli dava sicurezza.
«Sesso orale», disse Petra.
«Sì», ammise lui, chiudendo gli occhi per un secondo. «Prima si faceva, poi faceva me. Sette volte, una volta al giorno, stesso sistema. L’ottava volta mi ha detto: ‘Mi piaci, Darrell, ma…’ Non ho protestato, perché a essere sincero tutta quanta quella storia mi sembrava un po’ strampalata. Non è stata antipatica, anzi, molto carina, mi ha fatto capire che era ora di chiudere. Ho avuto la sensazione che l’avesse già fatto in passato.»
«Come mai?»
«Così, un sentore. Mi era sembrata… pratica.»
Petra non parlò e Breshear sgranò di nuovo gli occhi.
«Che cosa c’è?» gli domandò lei.
«Mi è difficile pensarla ridotta in quello stato. Hanno detto che è stato brutale.»
Petra tacque di nuovo e lui aggiunse: «Era una splendida persona. Spero con tutto il cuore che prendiate chi l’ha uccisa».
«Lo spero anch’io. Nient’altro che desidera dirmi, signor Breshear?»
«No, non mi viene in mente altro. Ma la prego di non chiamare mia moglie, va bene? Ora tra noi sta filando alla perfezione. Non voglio guastare tutto.»